Anche Spotify sospende il servizio in Russia. La notizia è stata data da un portavoce della piattaforma di streaming musicale al Guardian, il quale ha spiegato che sebbene fosse importante “cercare di mantenere operativo il nostro servizio in Russia per fornire notizie e informazioni affidabili e indipendenti nella regione”, l’impatto della nuova legislazione, “limitando ulteriormente l’accesso alle informazioni, eliminando la libertà di espressione e criminalizzando certi tipi di notizie, mette a rischio la sicurezza dei dipendenti di Spotify e forse anche dei nostri ascoltatori”. “Dopo aver considerato attentamente le nostre opzioni e le circostanze attuali, siamo giunti alla difficile decisione di sospendere completamente il nostro servizio in Russia”, ha aggiunto.
Spotify segue una lunga serie di società occidentali – tra cui Apple, H&M, Mastercard, Netflix, Unilever, Visa e altre – che hanno sospeso le operazioni in Russia dall’inizio della guerra in Ucraina. Da ultime, e dopo alcune resistenze o incertezze, anche Nestlè e Renault hanno deciso di aggiungersi alla lista.
Già a inizio marzo Spotify aveva deciso di chiudere i suoi uffici in Russia e di rimuovere dal servizio i contenuti sponsorizzati da Mosca. In particolare, il gigante dello streaming aveva spiegato di aver esaminato “migliaia di episodi di podcast dall’inizio della guerra” e di aver limitato la capacità degli utenti di trovare quelli gestiti da organi di informazione legati allo Stato russo.
Inoltre, sempre in quella occasione, Spotify aveva riferito di aver rimosso tutti i contenuti dalle testate giornalistiche sponsorizzate dal Cremlino, RT e Sputnik, all’interno dell’Unione europea e in altri mercati. Allo stesso tempo aveva spiegato di voler mantere il suo servizio aperto agli utenti russi. “Riteniamo che sia della massima importanza che il nostro servizio sia disponibile in Russia per consentire un flusso globale di informazioni”, avevano detto. Oggi la svolta.
