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American Night, i segreti di un giallo ‘internazionale’: intervista a Martha Capello

Arriva nelle sale cinematografiche in questi giorni l’opera prima di Alessio Della Valle, “American Night”, un giallo-action insolito per il cinema italiano: ambientato a New York (in parte ricostruita in Bulgaria), vanta un cast internazionale (Jonathan Rhys Meyers, Emile Hirsch, Paz Vega, Michael Madsen e il nostro Fortunato Cerlino) con un premio Oscar al montaggio (Zach Staenberg per “The Matrix”) con la popstar mondiale Anastacia autrice del brano musicale del film dal titolo omonimo. Uno sforzo produttivo insolito e tutto al femminile, retto dalla forza imprenditoriale delle producer Ilaria Dello Iacono e Martha Capello per Pegasus e Martha Production (la distribuzione italiana è di 01 Distribution).

Capello, che tipo di sforzo produttivo avete sostenuto per realizzare “American Night”, un film evidentemente pensato per il mercato internazionale?

Già nella fase di scrittura, “American Night” era un progetto che non accettava delle limitazioni produttive. La sceneggiatura offriva una sequenza di colpi di scena e di rivelazioni così coinvolgenti da rendere il nostro lavoro di produttori una vera e propria sfida professionale. Chiunque leggesse il copione aveva la chiara percezione di trovarsi di fronte a un progetto di una dimensione poco presente nel mercato italiano. Questo aspetto, invece di spaventarci e demotivarci, ha reso il nostro obiettivo ancora più saldo e il nostro viaggio più emozionante. Adesso che questo percorso è terminato, il film sarà finalmente nelle sale italiane dal 19 maggio grazie a 01 Distribution, dopo Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Spagna, Germania, Francia, Australia e altri paesi in cui è già uscito o prossimo all’uscita. Le difficoltà affrontate per arrivare fino a qui assumono una dimensione molto relativa, e gli sforzi vengono ridimensionati, come la meraviglia e la gioia che sostituisce il ricordo della fatica nel cuore di uno scalatore, quando si trova davanti al panorama che solo la più grande delle salite può davvero regalare.

Come siete riusciti a mettere insieme una squadra di così alto livello, e cosa significa lavorare con talenti così forti e popolari?

Alcuni potrebbero pensare che abbiamo lusingato questi grandi talenti del cinema internazionale con offerte economiche difficili da rifiutare, ma chi conosce davvero la film industry americana sa perfettamente che un film italiano, per quanto ambizioso, non può competere con i loro budget. E se non hai un budget al loro livello da offrire, allora devi avere un progetto che sia completamente folle e diverso. Perché l’unica cosa che può convincere un grande creativo a lavorare nel tuo film, è la visione di qualcosa di molto speciale, tra le pieghe di un materiale ancora grezzo.

Quindi, come avete fatto?

Con tutta onestà, ad un certo punto, sapevamo che avremmo dovuto lanciare il cuore oltre l’ostacolo, e credere fino in fondo nella reale possibilità che coinvolgere i più grandi protagonisti della storia del cinema è alla tua portata, basta semplicemente contattarli. Tutto quello che ne consegue fa parte della grande salita, e di quel “mettere un piede dietro l’altro senza mai guardare in basso, ma continuare a salire, incessantemente”. Hanno voluto leggere la sceneggiatura e, uno dopo l’altro, hanno accettato. Alle nostre condizioni e non alle loro: ovvero fare un film italiano, europeo, molto curato, ma con i nostri budget. Nessuno ci ha detto di no…

Che tipo di sinergia si è creata con Alessio Della Valle, sceneggiatore e regista del film, alla sua opera prima?

Se penso ad Alessio Della Valle, il mio primo sentimento è una profonda stima e fiducia nella sua visione e nel suo talento. Se affronti un progetto di queste dimensioni, con questo livello di difficoltà e possibilità di cadere, la squadra che scegli è realmente più importante di qualsiasi cosa, addirittura di tutti i soldi che ti vengono offerti per realizzare quello stesso progetto. E non si tratta di retorica, ma del semplice fatto che produttore e regista sono due capitani della stessa squadra, capaci di sostituirsi tra attacco e difesa all’occorrenza, in grado di entusiasmare gli altri giocatori o di difenderli dall’offensiva dell’avversario. Con Alessio abbiamo condiviso ogni aspetto, nel rispetto dei nostri diversi ruoli, ma cercando di offrire all’altro un punto di vista diverso che spesso è servito per superare una difficoltà, o semplicemente per celebrare un traguardo.

Qual è l’insegnamento più importante che la realizzazione di un film così forte e complesso le ha regalato?

Non vedo l’ora di ripetere un’esperienza del genere, anzi spero di riuscire a viverne una ancora più grande ed entusiasmante. Quando uno scalatore ha terminato la salita, ha osservato il panorama, e sta iniziando la discesa verso casa, non pensa più alla fatica del percorso appena fatto, ma a quale montagna scalerà il giorno dopo. Io mi sento così…

Sulla pagina Instagram di Fortune Italia la conversazione con il regista Alessio Della Valle

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