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Tra HR e marketing: ora il candidato va conquistato “come un cliente”

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Se da una parte lasciare il proprio lavoro adesso può sembrare un azzardo, visto il momento storico che attraversiamo, dall’altra gli strascichi della Great Resignation degli ultimi anni non sono finiti. Ancora oggi, i lavoratori hanno aspettative nuove relativamente al proprio impiego, e spesso non hanno paura di cambiarlo, se non sono soddisfatti. Si è davvero invertito il rapporto tra aziende e candidati? Adesso sono le aziende a doversi ‘mettere in mostra’? “Assolutamente sì”, secondo Daniele Bacchi, Ceo e fondatore di Reverse, società attiva nel campo del recruiting.

“La persona che stiamo cercando oggi nel 99% dei casi sta già lavorando in un’altra impresa ed è felice del suo progetto. Faccio questo paragone: quando l’imprenditore usa l’espressione ‘non troviamo candidati’, noi non ci facciamo troppo caso. Ma se fosse un direttore marketing a dire ‘non trovo clienti’, questo ci suonerebbe bizzarro. La verità, quindi, è che si fa fatica a portare a bordo i candidati. Quindi l’interiorizzare questo concetto, del fatto che il candidato è simile a un cliente, è già un ottimo punto di partenza per definire una strategia per assumere le persone”.

Servono competenze nuove nelle risorse umane: “Una volta interiorizzato che il candidato va conquistato, allora mi approccio nella maniera giusta. Scrivo l’annuncio di lavoro, ma se immagino che il candidato ha dieci opportunità da vagliare, allora nel mio annuncio deve trovare una pubblicità, un testo che lo invogli a scoprire di più sull’azienda che ha scritto quell’annuncio”, dice Bacchi. E scriverlo significa avere “competenze nuove, sicuramente di marketing digitale: devo costruire un viaggio per il candidato, come faccio per un cliente”.

 

 

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