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Crisi di Governo, la rapida reazione dei mercati

draghi conte crisi di governo

C’è l’inflazione record. C’è la crisi energetica e le difficoltà delle supply chain. C’è l’invasione dell’Ucraina. E ora c’è una crisi politica, allontanata momentaneamente solo dall’intervento di un Presidente della Repubblica consapevole del fatto che accettare le dimissioni dell’attuale Presidente del Consiglio italiano potrebbe essere un problema, in un periodo storico in cui rischi macroeconomici e geopolitici si stratificano uno sull’altro.

A riassumere quanto questo sia il momento giusto per una crisi di governo, ci hanno pensato i mercati. E lo hanno fatto molto rapidamente: dopo un’apertura complessa e una giornata di fibrillazioni, quella di ieri è stata una chiusura in forte calo per le Borse europee, con Milano a confermare la performance peggiore.

A pesare proprio le tensioni politiche che hanno condizionato la giornata del Ftse Mib, fino a determinare un ribasso del 3,44%, con lo spread che intanto si impenna arrivando a vedere quota 220. Meno drastiche le perdite per le altre piazze finanziarie, con perdite attorno all’1,5%, ma la crisi politica italiana si incastra perfettamente in uno scenario di frammentazione politica che ha già recentemente colpito la Francia, e che non gioca a favore dell’Europa davanti agli investitori.

Gli scenari economici complicati non sono, naturalmente, una novità. Ma sarebbe meglio arrivarci con una situazione debitoria solida. Quella italiana, ha ricordato Natale D’Amico sul numero di Fortune Italia che trovate ora in edicola, non lo è.

All’indomani delle dimissioni (respinte) di Draghi, la stampa internazionale esprime opinioni abbastanza allineate: il Washington Post sottolinea che “ci sono evidenti ragioni” per cui il nostro Paese “trarrebbe vantaggio dal mantenere intatto il suo governo ancora per un po’” alla luce delle importani scadenze dei prossimi mesi, dall’approvazione della legge di bilancio alle riforme necessarie per ricevere i fondi del piano europeo per la ripresa dalla pandemia.

Il New York Times parla di “inaspettata crisi di governo, teatrini e macchinazioni dietro le quinte” che hanno “lasciato l’Italia in uno stato di animazione sospesa e creato una potenziale calamità per l’Europa che cerca un fronte unito contro l’aggressione della Russia in Ucraina e affronta un’ondata di infezioni da Covid e crisi energetica”. E di come “la possibile uscita di Draghi apra la porta a forze che sono più bendisposte nei confronti di Putin”.

Il giorno dopo

Dopo un’apertura contrastata, le principali borse europee hanno virato tutte in positivo. La migliore è Piazza Affari, che a un’ora e mezza dall’avvio delle contrattazioni, si rialza dalle paure del giorno precedente: guadagna l’1,50% con il Ftse Mib a 20.863 punti. Positive anche Francoforte (+1,48%), Parigi (+0,57%) e Londra (+0,84%).

Le performance migliori le registrano Pirelli, che guadagna il 4,36%, Enel a +3,4%, Intesa Sanpaolo (+3,19%) e Banco Bpm (+2,95%). Crollo invece per Saipem, che dopo il completamento dell’aumento di capitale, con la sottoscrizione di 584,7 milioni di azioni da parte delle banche del consorzio di garanzia, cede il 24,79%.

Cala anche lo spread, che dopo l’apertura a 229 punti tocca ora quota 222, con un rendimento del titolo decennale italiano al 3,34%.

La prossima tappa

Bisognerà aspettare la prossima settimana per conoscere il destino del Governo. La prospettiva di dover andare alle urne è molto vicina. Ora la giornata decisiva per il futuro dell’esecutivo diventa quella di mercoledì prossimo, dopo il vertice intergovernativo di Algeri di lunedì e martedì, dove la presenza di Draghi è confermata.

Il 20 luglio infatti il Presidente del Consiglio riferirà alle Camere, come chiesto dallo stesso Capo dello Stato durante il colloquio con Draghi (il secondo di ieri).

Si passa quindi, dalla resa dei conti in Parlamento, nonostante la nettezza delle parole scelte da Draghi per comunicare la sua decisione: “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”.

Per Draghi il significato è chiaro: “È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia – rivendica – c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche”.

“Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento, questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, sottolinea Draghi, ringraziando il Cdm “per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli italiani”.

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