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Le sfide di Re Carlo III, il sovrano ambientalista

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L’8 settembre 2022 sarà una data da libri di storia come poche altre. La morte della regina Elisabetta lascia il mondo orfano di un ultimo gigantesco pezzo di Novecento e la successione di Re Carlo III, affidata alle complicate procedure reali, è definita fin nei dettagli, mentre il nuovo Re è una figura pubblica analizzata e conosciuta quasi quanto la Regina stessa. Eppure, “nessuno sa di preciso come cambierà” il rapporto della Casa Reale con sudditi inglesi ed ex sudditi mondiali, dice Silvia Cassamagnaghi, professoressa di Storia contemporanea della Statale di Milano, dove tiene un corso sulla Storia della Gran Bretagna e del Commonwealth.

“Cosa succederà avendo Carlo come rappresentante della monarchia? Non lo sappiamo”, dice la professoressa Cassamagnaghi. “È stato educato tutta la vita” per un momento come questo, continua. Ed è stato formato per ricevere (“in un futuro che si è rivelato molto, molto lontano”) il ruolo che, a quasi 74 anni, dovrà esercitare durante un periodo di difficoltà economiche e tensioni internazionali.

Quello che è sicuro, è che Carlo ha tante sfide davanti, e i rapporti con i 56 Paesi del Commonwealth fanno sicuramente parte di quelle sfide.

Re Carlo e il Commonwealth

“Lo scossone nei rapporti della monarchia inglese con il Commonwealth c’è già stato con la Brexit”, dice Cassamagnaghi, che fa l’esempio di uno dei Paesi più importanti, nel novero degli ex sudditi di Sua Maestà.

“L’Australia è il Paese che negli anni si è dimostrato più insoddisfatto nel rimanere sotto il cappello della monarchia inglese, e di voler tagliare il cordone ombelicale con la Gran Bretagna”. Ma il primo scossone “è già avvenuto con la Brexit, portando una serie di incertezze nei rapporti tra singoli Paesi e l’Unione Europea”.

La sfida di Carlo III, dice la professoressa, sarà quella di “stringere ulteriormente i rapporti tra questi Paesi e la Gran Bretagna”.

Se ci si sposta in altri ‘realms’ della corona britannica, ci si accorge come il compito dell’erede della Regina Elisabetta sia molto delicato.

Nonostante Paesi come Jamaica, Antigua e Barbuda abbiano ordinato bandiere a mezz’asta fino al giorno del funerale in segno di rispetto verso la Regina, anche nelle ex colonie caraibiche i rapporti con la monarchia non sono semplici.

Con l’arrivo al trono di Carlo, riemergono le richieste di politici e attivisti locali, che in alcuni casi chiedono che il monarca inglese non sia più il loro Capo di Stato. In una visita dello scorso marzo del principe William e di sua moglie Kate in Belize, Giamaica e Bahamas, ci sono state richieste di risarcimenti e di scuse per la schiavitù.

“Dato che il ruolo della monarchia cambia, ci aspettiamo che questa possa essere un’opportunità per far avanzare le discussioni sui risarcimenti er la nostra regione”, ha detto Niambi Hall-Campbell, un’accademica che presiede il Comitato per le National reparations delle Bahamas. Hall-Campbell, dice Reuters, ha inviato le condoglianze alla famiglia della regina e ha notato il riconoscimento da parte di Carlo della “terribile atrocità della schiavitù” durante una cerimonia, lo scorso anno, che celebrava la fine del dominio britannico nelle Barbados. Hall-Campbell ha detto che spera che il nuovo re prenda in mano la monarchia con uno stile che rifletta la “giustizia richiesta dei tempi” attuali. “E quella giustizia è una giustizia riparatrice”.

I costi della Casa reale

“Si dice che Carlo abbia già cominciato a sfoltire le spese, perché una delle critiche mosse dal popolo britannico è l’enorme quantità di denaro spesa per la casa reale”, spiega la professoressa. “Dopo il 1992,  annus horribilis per la regina Elisabetta, per non pesare troppo sui contribuenti vennero avviate una serie di attività ‘commerciali’, tra le quali le visite a Buckingham Palace, che prima non era aperto al pubblico.

Ultimamente è possibile acquistare i prodotti di Buckingham Palace, come i prodotti alimentari realizzati con piante coltivare nei giardini reali, per avere delle entrate che comunque siano indipendenti dai contribuenti”. Dietro a questo tipo di attività e a un generale snellimento dell’apparato degli Windsor e del numero di componenti della casa reale, ci sarebbe proprio Carlo, spiega la professoressa.

Il lato economico non è, naturalmente, secondario. Carlo ha ereditato dalla madre 500 mln di dollari in beni personali. E la Royal Firm (che una volta veniva chiamata “la ditta di famiglia”, ricorda la professoressa) rappresenta un patrimonio da 28 mld di dollari. Senza contare che il sovrano viene, naturalmente, pagato, con un meccanismo chiamato Sovereign Grant.

Re Carlo III e Camilla, la regina consorte, guardano gli omaggi floreali lasciati fuori Buckingham Palace a Londra, Gran Bretagna, 09 settembre 2022. La regina Elisabetta II è morta nella sua tenuta scozzese, il castello di Balmoral, l’8 settembre 2022 Il Principe di Galles è diventato Re dopo la morte della madre e sarà conosciuto come Re Carlo III. EPA/OLIVIER HOSLET

Le altre sfide di Re Carlo III: l’ambiente

Dal punto di vista mediatico, la figura di Carlo non ha mai avuto la forza della Regina, ricorda la professoressa di Storia contemporanea, e questo “è importantissimo nel nostro tempo”. Finora, con i media, “non è stato bravissimo, però è un uomo colto, intelligente, che da sempre si è occupato di problemi complessi. Come quello legato all’ecologia”.

Lo scorso anno è stato Carlo a rappresentare la casa reale a Glasgow per la Cop 26, la conferenza delle nazioni unite sul clima, appuntamento fondamentale (e, per la maggior parte degli osservatori, deludente) per il futuro delle politiche ambientali del pianeta. “Il ripristino del capitale della natura, l’accelerazione delle soluzioni basate sulla natura e lo sfruttamento della bioeconomia circolare saranno fondamentali per i nostri sforzi”, aveva detto in Scozia.

E le dichiarazioni di Carlo sull’ambiente non sono una novità. È sempre stato impegnato su questo tema, ricorda la professoressa, e adesso avrà l’intera forza della monarchia su cui poggiarsi per portarlo avanti. “Era ambientalista già in tempi non sospetti. Ma ora, con questa nuova responsabilità, potrà dire qualcosa di nuovo, per la monarchia”.

Oltretutto, dice la professoressa, “Carlo realizza effettivamente quello di cui parla”. Nel Ducato di Cornovaglia ha convertito al biologico centinaia di ettari di terreno, ha parlato spesso contro le “lobby aziendali”, dirige associazioni benefiche impegnate sul tema.

“Carlo, anche con la consapevolezza che ha acquisito anche in questi anni ha un grande senso del dovere. Ecco, se c’è una caratteristica che ha ereditato dalla madre, è proprio il senso del dovere”, dice Cassamagnaghi. “E questo non è scontato, perché significa dover dire anche delle cose impopolari, nonostante il ruolo ti imponga di essere sempre al centro dell’attenzione”.

Il regno di Carlo sarà comunque “in continuità con quello della madre, legato alla tradizione. Ma anche se ha 74 anni, Carlo appartiene a una generazione diversa rispetto a Elisabetta, con una visione diversa sulle cose. E avendo sostituito la Regina in diverse occasioni, ha competenza e visione globale, come d’altronde l’aveva la Regina. È una cosa che le riconosceva anche la Thatcher”.

Lo scoglio del populismo

L’ambiente non è l’unico tema su cui si è esposto il nuovo Re. “Questa estate, quando Boris Johnson parlava di deportare in Ruanda i richiedenti asilo, Carlo si è dimostrato profondamente contrario”.

Quanto sia scomoda la posizione dei reali d’Inghilterra quando si parla di populismo, è un fatto evidente sin dalla Brexit inglese. “La famiglia reale non era così convinta della scelta della Brexit. Ed essere usciti dall’Ue ha costretto a trovare nuovi alleati in un periodo in cui il populismo ha riguardato anche altri Paesi, come negli Usa di Trump”.

“La Regina Elisabetta non poteva esprimersi chiaramente in questa scelta”, spiega la professoressa. “Si dice che esprimesse i suoi giudizi con le spille che indossava, e per ogni spilla c’era un significato diverso”.

Chissà se, al posto delle spille, Carlo opterà per un approccio più diretto.

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