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Dall-e, l’Ai diventa accessibile a tutti. L’analisi di Valerio Eletti

Settembre 2022 sarà forse ricordato per la caduta delle barriere di accesso all’AI generated art.
Dall-e, il generatore di immagini di intelligenza artificiale creato da OpenAi di Elon Musk, è ora disponibile per tutti gli utenti di internet.

Chi si iscrive riceve subito 50 crediti gratuiti, della durata di 30 giorni, e poi 15 crediti mensili, a cui potranno essere aggiunti 115 crediti al costo di 15 dollari. Ogni credito acquistato dà diritto ad una modifica da effettuare sul programma di base. Questo consente a chiunque di poter creare immagini virtuali, semplicemente dando al software delle indicazioni testuali di base.

La risposta di Meta non si è fatta attendere, e già il 29 di settembre è stato reso pubblico Make a Video, che genera immagini in movimento sempre basandosi su indicazioni testuali gestite dall’AI.

È partita quindi la ‘gara delle intelligenze artificiali’, ma quali saranno le conseguenze concrete, soprattutto per il mondo dell’arte digitale? Fortune Italia ne ha parlato con Valerio Eletti, già direttore scientifico di Ielm (Master in International eLearning Management) dell’Università Sapienza di Roma e della Nova Southeastern University di Miami, e presidente del Complexity Education Project

 

 

Valerio Eletti, Presidente Complexity Education Project

 

 

L’Ai generated art, sembrava appannaggio per pochi, quando è nata, ora diventa accessibile a tutti. Che tipo di conseguenze dobbiamo aspettarci?

Le conseguenze sono diverse, a secondo del punto di vista da cui si osserva il fenomeno. C’è stato un moto di sorpresa enorme, soprattutto da parte di chi realizza immagini per lavoro, ma anche per diletto.  L’Ai entra nel campo più sacro dell’umano, che è la creatività. Ho assistito a discussioni enormi, spassionate, in cui ci si interrogava se si potesse parlare di arte riferendosi a questi prodotti di intelligenza artificiale. Credo che sia ancora un campo aperto, partecipo a diversi gruppi, sui social, dove ci sono artisti che si sentono minacciati. È quello che Umberto Eco aveva definito ‘apocalittici e integrati’, la storia si ripete quando ci sono novità epocali che oltrepassano un certo confine. Sono fenomeni che producono repulsione o entusiasmo, difficilmente c’è una via di mezzo.  La reazione istintiva, che ho sentito in varie occasioni, è quella di paragonare questo momento, di trasformazione digitale a quanto doveva essere accaduto a metà ottocento con l’avvento della fotografia, una tecnica analogica che aveva sconvolto il mondo dell’arte pittorica. Siamo nel mezzo di una tempesta perfetta

Che differenza c’è fra queste immagini, create con Ai customer e gli Nft?

  • Sono due cose che vanno a confliggere. L’Nft è uno strumento che dà valore di mercato a prodotti della creatività. È come il catalogo del collezionista di francobolli. Nft non garantisce la qualità della creatività, ma l’unicità del prodotto. Il fatto che si possano creare immagini partendo da una didascalia di testo elaborata dall’Ai, grazie ad un processo ‘text to image’, apre una falla nella certificazione Nft. E il motivo è a monte: le immagini prodotte da questa Ai hanno un copyright dubbio: è dello strumento o di chi inserisce la  didascalia? Aggiungo che c’è anche una fronda che dice: attenzione che Dall-e e Midjourney sfruttano delle immagini esistenti per generare nuove immagini; andrebbe quindi protetto il copyright delle immagini utilizzate? Si stanno toccando dei principi inaspettati, che non si pensava di dover affrontare sul fronte della creatività.

OpenAi dichiara che già più di un milione di persone hanno usato Dall-e per generare immagini e arte, basate su un linguaggio descrittivo. Questi tool sono destinati a cambiare il mondo dell’arte?

C’è un uso sbagliato del termine arte, che da più di un secolo non coincide con pittura. A essere ‘minacciati’ da questa Ai sono gli illustratori. L’arte è diventata altro: alla  Biennale di Venezia vediamo che le opere ora sono molto più complesse, portano dentro il testuale, il non percepito. Come fa un algoritmo a distinguere cos’è una nuvola, come si crea una prospettiva? Ci sono evidentemente degli sviluppatori che hanno lavorato sull’auto addestramento delle reti neurali. Siamo in un momento di transizione, non per niente hanno reso libero l’accesso, è l’intelligenza collettiva che darà forma alla vera destinazione di questo strumento, alla sua natura.

Come potremo utilizzare, praticamente, questi output?

Partiamo col dire che verranno fatti pagare fee d’ingresso ai professionisti. Chi usa questo  strumento per curiosità, come ho fatto io stesso, punta solo a capire quello che emerge. La maggior parte delle immagini prodotte sono molto ingenue, di fantascienza, un pò fumetto manga, mostri con occhi grandi. Ma credo che le cose interessanti avvengano ai margini, ai confini. Ad esempio so di un gruppo di persone che si sta interrogando se sia possibile usare questo strumento per realizzare graphic novel, non è previsto dai produttori del servizio, ma ha una nicchia di grande interesse.

“Abbiamo migliorato i nostri sistemi di sicurezza, negli ultimi mesi, abbiamo rafforzato i filtri per respingere i tentativi di generare contenuti sessuali, violenti o che violano le nostre norme sui contenuti. Abbiamo creato nuove tecniche di rilevamento e risposta per fermare l’uso improprio”, comunica OpenAi sul suo sito. Si può davvero controllare questo tipo di contenuti?

Si può, per fortuna o purtroppo. Ma dietro all’esigenza di controllo ci può essere un ‘grande fratello’ che può decidere di non far passare contenuti,  magari quelli politicamente rilevanti, ad esempio. In tutti i settori dell’internet c’è prima di tutto un contrasto irrisolto fra privacy e trasparenza.  L’altro problema è: se lo strumento, l’algoritmo, è aperto alla fruizione di tutti, chi è poi responsabile se gli utenti portano prodotti caratterizzati da violenza, atti sessuali? È rischiosissimo, ma è un tema che non può essere affrontato a priori, richiede soprattutto una grande attenzione da parte dei fruitori, ne va della nostra libertà.

È richiesta quindi una maggiore responsabilità da parte degli utenti?

Siamo fortunati, stiamo vivendo un momento di grande trasformazione, con minacce ma anche opportunità incredibili. Questo è un cigno nero, come si dice nel mondo della complessità. L’aneddoto si riferisce all’esperienza del mondo occidentale, dove i cigni sono sempre stati solo bianchi. Poi la specie nera fu scoperta in Australia, ma nessuno l’avrebbe potuto immaginare sulla base dell’esperienza collettiva maturata fino ad allora. Questo per dire che il fenomeno non riguarda solo il ‘text to image’. Quello che sta accadendo nessuno l’ha vissuto mai, noi possiamo solo fare proiezioni in base a ciò che abbiamo vissuto, e forse gli strumenti che abbiamo ora non sono adeguati per affrontare le  opportunità e le  minacce che tutto questo comporterà concretamente.

Quindi minaccia, ma anche opportunità

L’Ai è addestrata con milioni di immagini, che contengono sapienza condivisa di cui noi non siamo consapevoli, che non siamo in grado di percepire ed elaborare, l’Ai è capace di farlo a velocità sorprendente. Siamo vicini alla singularity, che rompe la continuità e potrebbe far emergere qualcosa di diverso dalle  intelligenze che conosciamo. Le AiIci inquietano perché sono la prima vera minaccia alla creatività, che credevamo fosse appannaggio esclusivo del genere umano.

 

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