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Mps, chiuso l’aumento di capitale da 2,5 miliardi

La fase di esercizio dei diritti di opzione di Mps si è conclusa con successo grazie all’aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro. Siena ha incassato 1,847 miliardi di euro dopo l’assegno di 1,6 miliardi fornito dal Tesoro. Il mercato ha assorbito 242 milioni di euro di azioni, pari al 27% circa dei 900 milioni disponibili, lasciando senza acquirenti 652 milioni di euro di azioni. È importante notare che gran parte di queste azioni sono già state prenotate: il Monte ha raccolto impegni di sottoscrizione per un totale di 475 milioni di euro, portando la parte coperta della ricapitalizzazione a 2,322 miliardi, ovvero il 93% del totale.

I restanti 177 milioni di euro, nel peggiore dei casi, saranno assorbiti da un consorzio di garanzia composto da otto banche (Mediobanca, Bofa, Credit Suisse, Citi, Socgen, Santander, Barclays, Stifel) e dal fondo Algebris. La quota che spetterà loro sarà determinata solo il 3 novembre, termine entro il quale i diritti inoptati potranno essere esercitati e messi all’asta in Borsa domani e mercoledì. È importante notare che sono attesi ulteriori 25 milioni di euro di impegni arrivati all’ultimo momento, lasciando circa 150 milioni di euro in cerca di acquirenti. Fondazioni e Casse previdenziali potrebbero coprire una parte di questa quota.

L’andamento delle azioni in Borsa non è ottimistico, con una chiusura in calo dell’1,1% a 1,91 euro, che si allontana ulteriormente dal prezzo di sottoscrizione di 2 euro. Nonostante ciò, considerando il difficile contesto in cui è stata lanciata l’operazione – con la guerra in Ucraina, un’alta inflazione, un’economia in rallentamento e un cambio di governo – e lo scetticismo del mercato nei confronti di Mps, il risultato finale dell’aumento di capitale è soddisfacente. Merito va attribuito all’amministratore delegato, Luigi Lovaglio, che utilizzerà i 2,5 miliardi dell’aumento per rafforzare le finanze di Siena e finanziare il licenziamento di oltre 4.000 dipendenti, riducendo i costi di oltre 300 milioni di euro all’anno. L’obiettivo è ottenere un utile ante imposte di 700 milioni di euro nel 2024. La ristrutturazione mira a rendere Mps più attraente in vista di una futura fusione, dalla quale si dice che il Tesoro uscirà nel 2024, dopo la proroga concessa dall’Unione Europea.

 

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