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Licenziamenti e blocco delle assunzioni: segnali di recessione dalla Silicon Valley

elon musk twitter

L’America è già in recessione? Una delle spie di allarme che annuncia l’arrivo di una recessione economica ha iniziato a lampeggiare proprio questa settimana. Un certo numero di aziende tecnologiche statunitensi ha annunciato licenziamenti o il congelamento delle assunzioni. Amazon ha comunicato che alcune posizioni aziendali non saranno più ricoperte, mentre Apple ha detto che sospenderà le assunzioni nella maggior parte delle sue divisioni, unendosi così ad altre società della Silicon Valley tra cui Meta, casa madre di Facebook, e Alphabet, casa madre di Google, che hanno già bloccato le assunzioni da alcuni mesi.

Anche aziende tecnologiche più giovani, tra cui la piattaforma per i pagamenti Stripe e Lyft, che offre servizi di trasporto, hanno fatto ricorso ai licenziamenti, entrambe affermando che le crescenti difficoltà economiche stavano rendendo la situazione sempre più critica per il settore tecnologico. Altri licenziamenti potrebbero arrivare presto dalla nuova proprietà di Twitter: ci si attende già in settimana il taglio di metà della forza lavoro della piattaforma da parte di Elon Musk, 3.700 posti di lavoro in meno.

Negli ultimi dieci anni, le aziende tecnologiche hanno vantato una enorme crescita e hanno anche speso molto. Ma con una recessione globale all’orizzonte, che potrebbe essere molto più lunga e dura di quanto molti si aspettino, le aziende della Silicon Valley che hanno annunciato importanti licenziamenti questa settimana potrebbero essere un indicatore significativo per l’economia in generale.

“Il 2022 rappresenta l’inizio di un clima economico diverso”, ha scritto il Ceo di Stripe Patrick Collison in una e-mail ai dipendenti annunciando il licenziamento di 1.000 lavoratori questa settimana.

Per le aziende tecnologiche, il nuovo clima economico potrebbe significare una riduzione della rapida crescita e delle enormi spese che ci sono state negli ultimi anni, oltre al taglio dei costi dove possibile.

La maggior parte dei Ceo negli Stati Uniti – oltre il 90% – crede che una recessione sia già in arrivo. Oltre la metà di loro ha dichiarato che sta pianificando licenziamenti preventivi entro i prossimi sei mesi, secondo un sondaggio Kpmg di ottobre.

Amazon

I forti venti contrari dell’economia, una performance negativa nell’ultimo trimestre e i timori di recessione hanno spinto il gigante dell’e-commerce Amazon a fare alcune scelte difficili per quanto riguarda il personale.

La scorsa settimana, Amazon ha pubblicato i deludenti utili del terzo trimestre che mostrano una crescita dei ricavi del 15%, in calo rispetto alla crescita del 37% di un anno fa e ben al di sotto delle aspettative degli analisti. Le sue azioni sono crollate del 20% in un giorno, portando il valore di mercato della società al di sotto di mille miliardi di dollari per la prima volta dal 2020.

I dirigenti di Amazon hanno addebitato gli scarsi risultati allo stallo della domanda da parte dei consumatori e hanno avvertito che la crisi continuerà nel prossimo anno. Una settimana prima del rapporto sugli utili, il fondatore ed ex Ceo di Amazon Jeff Bezos ha consigliato di “chiudere i boccaporti” in previsione dell’addensarsi di nubi sull’economia.

Con la domanda di servizi in calo, Amazon sta cercando di stringere la cinghia. La scorsa settimana, dopo il rapporto deludente sugli utili, la società ha licenziato circa 150 persone dalla divisione ‘live radio’, e giovedì ha informato i dipendenti che si accingeva ad implementare un congelamento delle assunzioni per i lavori aziendali relativi alla parte retail.

Stripe

L’intervento più diretto seguito ai timori di recessione è stato forse quello della Fintech Stripe che giovedì ha annunciato il taglio di oltre il 14% della sua forza lavoro, più di 1.000 posti di lavoro.

In una e-mail ai dipendenti che annunciava i licenziamenti, il Ceo di Stripe Patrick Collison ha scritto che il 2022 ha rappresentato “l’inizio di un clima economico diverso”, che potrebbe richiedere ad aziende come Stripe di rinunciare a strategie ad alta crescita e ad alta spesa.

Collison ha fatto riferimento agli shock energetici, ai tassi di interesse più elevati, all’inflazione, al calo degli investimenti e ai timori di recessione globale come ragioni per cui la società sta ora “si sta attrezzando in modo diverso per tempi di magra”.

“Per adattarci in modo appropriato al mondo verso cui siamo diretti, dobbiamo ridurre i nostri costi”, ha aggiunto.

Le startup più piccole che si affidano a investimenti tecnologici e finanziamenti di venture capital hanno fatto, anche loro, alcuni tagli. Il fornitore di cucine intelligenti CloudKitchens, guidato dal cofondatore ed ex Ceo di Uber Travis Kalanick, giovedì ha licenziato 30 persone tra il suo personale come parte di una riorganizzazione, ha riferito Insider.

Lyft

Giovedì anche Lyft ha annunciato il licenziamento del 13% della sua forza lavoro, quasi 700 dipendenti, ha riferito il Wall Street Journal.

“Ci sono diverse sfide che riguardano tutta l’economia. Ci troveremo ad affrontare una probabile recessione nel corso del prossimo anno e i costi assicurativi del ‘rideshare’ stanno aumentando”, hanno riferito i cofondatori della società al personale.

Lyft aveva già licenziato circa 60 lavoratori a luglio nel tentativo di ridurre i costi e consolidare le sue operazioni. La società ha attuato un congelamento delle assunzioni negli Stati Uniti a settembre, citando costi assicurativi e inflazione più elevati, nonché una crescente incertezza sulle condizioni economiche future.

Twitter

In poco più di una settimana, Elon Musk è passato dal diventare proprietario di Twitter all’implementazione di una massiccia ondata di licenziamenti.

Musk diceva da mesi che stava pianificando licenziamenti da attuare una volta in carica, affermando che la società aveva bisogno di “guarire” finanziariamente e ridurre i costi. Il mese scorso, è stato più volte riportato  che fino al 75% della forza lavoro di Twitter potrebbe essere licenziata, anche se Musk ha rapidamente smentito quelle voci.

Ma nonostante il silenzio dell’azienda sull’argomento, massicci licenziamenti potrebbero ancora essere all’orizzonte. Fonti hanno riferito per tutta la settimana che ai manager era stato ordinato di redigere liste di persone da licenziare.

Mercoledì scorso, Bloomberg ha riferito che Musk stava pianificando di tagliare 3.700 posti di lavoro, circa la metà dei dipendenti della società.

Twitter ha mancato le aspettative degli analisti sugli utili durante il secondo trimestre e di questo i manager hanno incolpato la scarsa performance del settore pubblicitario, che deve affrontare “venti contrari”.

L’articolo originale di Tristan Bove è su Fortune.com

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