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Botticelli, Firenze e la Bellezza: la grande arte al cinema

È un gioco di rimandi tra pelle e tela, all’insegna di una sensualità lieve, delicata ma intensa, ad aprire il docufilm “Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza”, con la voce narrante di Jasmine Trinca, porterà nelle sale cinematografiche dal 28 al 30 novembre la storia di Sandro Botticelli, figura chiave e anche tra i simboli del Rinascimento. Più ancora, come sottolinea il documentario, ideatore di una nuova idea di bellezza, che si fece canone e desiderio, arrivando a lasciare il suo “segno” anche nell’arte – e nell’immaginario – dei secoli successivi. Prodotto da Sky, Ballandi e Nexo Digital, il docufilm diretto da Marco Pianigiani è il nuovo capitolo del progetto Nexo “La Grande Arte al Cinema”, che porta il lavoro dei grandi maestri al di fuori dei musei per farlo approdare sul grande schermo, dunque, a un pubblico ancora più ampio e trasversale, grazie a una narrazione coinvolgente, dinamica, approfondita nei contenuti e ricca di suggestioni, ad accompagnare lo sguardo e sollecitare l’emozione. Così il docufilm mentre intrattiene, “educa”, facendosi subliminale invito ad andare poi a vedere le opere dal vivo.

Un successo annunciato. Basti pensare che, ogni giorno, sono migliaia i visitatori che contemplano capolavori come “Primavera” e “Nascita di Venere”, custoditi presso gli Uffizi. E in occasione del Primo maggio scorso, la Galleria degli Uffizi, con oltre ventitremila presenze (23.594) è stata il secondo luogo più visitato dell’intero Paese, a poca distanza dal Colosseo, con 23.706. Al terzo posto, il parco archeologico di Pompei, con 21.995. La conferma, di fatto, di un trend. Lo scorso anno, infatti, per la prima volta, il sistema delle Gallerie, che include Boboli e Palazzo Pitti, ha superato per la prima volta il Colosseo per numero di accessi: 1.721.637 per le Gallerie, a fronte di 1.633.436 per l’anfiteatro. Quasi centomila in più. E gli effetti dello “schermo” e soprattutto di una narrazione museale alternativa a quella tradizionale, li hanno misurati chiaramente gli ingressi seguiti alle storie social di Chiara Ferragni agli Uffizi a luglio 2020: la fascia di visitatori under25 è salita del 24,9 per cento rispetto all’anno precedente. E per la fascia 19-25 c’è stato un rialzo addirittura del 134,4 per cento. Largo allora a modi diversi di “comunicare” il patrimonio culturale e i tanti tesori del Paese.

Il racconto della vita di Botticelli, nel docufilm, ideato e scritto da Francesca Priori, in un vero e proprio salto indietro nel tempo, che guarda al fermento di Firenze, tra arte e politica, al talento di Botticelli e a fortuna e sfortuna del maestro, trova una formula nuova, legata anche all’attualità, spaziando tra rimandi al mondo degli influencer, a quello delle graphic novel e molto ancora, per rendere la grande arte meno “distante”. I focus degli esperti – Alessandro Cecchi, Ana Debenedetti, Franco Cardini, Jonathan Nelson, nonché Marco Ciatti, Kate Bryan, Chiara Cappelletto ed Edward Buchanan – si compongono in una trama dalle note fortemente drammatiche, che dai fasti dei grandi capolavori scivola fino alla morte inaspettatamente silenziosa, in povertà e solitudine, dell’artista. I richiami “pop” sono tutt’altro che forzati. Caduto in disgrazia, Botticelli fu dimenticato per oltre tre secoli. La “Primavera” era conservata nei depositi, non esposta. Alla fine del XIX secolo a riscoprire la sua arte furono i Preraffaelliti, in Inghilterra, che partendo proprio da Botticelli tracciarono le linee di una nuova estetica.  Fu Dante Gabriel Rossetti a puntare per primo lo sguardo sull’artista e a riproporne talune suggestioni. Il mondo del maestro tornò così in primo piano, anche con nuovi significati.

Il Novecento dell’arte botticelliana fece quasi brand. Andy Warhol poi moltiplicò quel segno a livello internazionale, svelandone l’anima “pop”.

Da qui in poi, sono stati anche moda e musica a celebrarlo, da Terry Gilliam a David LaChapelle, da Alexander McQueen a Jeff Koons e Lady Gaga, in una sorta di Botticelli-mania, raccontata anche dai numeri. Nel 2021, Sotheby’s ha battuto all’asta “Ritratto di giovane con tondo di santo” di Sandro Botticelli per la cifra record di oltre 92 milioni di dollari, che ne ha fatto il quadro di epoca rinascimentale e barocca più costoso della storia dopo il Salvator Mundi di Leonardo. A inizio del 2022, però, “L’Uomo dei dolori” del maestro rinascimentale è stato venduto per 45,4 milioni di dollari, quasi 24 milioni in meno di un collage digitale di Mike Winkelmann in arte Beeple. Niente paura. Già pochi mesi dopo Botticelli è tornato sotto i riflettori per il “caso Venere”, ossia la riproduzione non autorizzata di una parte dell’opera “Nascita di Venere” nella collezione griffata Jean Paul Gaultier. Perché, come spiega bene il docufilm, in un viaggio nei secoli, Venere ormai è una “cover girl”. E Botticelli, indiscutibilmente, una star.

 

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