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Biglietto d’Oro al Cinema America – Troisi: tutto oro quello che luccica?

Mentre la maggior parte di produttori, registi e attori, proseguono a fare film e serie per le piattaforme, spendendosi solo idealmente per il grande schermo ma di fatto abbandonando – seppur per il momento – la nave che affonda (vedi Verdone, Ozpetek e Sorrentino assoldati dai colossi dello streaming, solo per citare i casi più eclatanti), distributori ed esercenti cinematografici hanno parlato a Sorrento, durante le Giornate Professionali, di ripresa nel medio-lungo termine, con una visione forte d’insieme e una linea dura, intransigente, severa, di cambio passo e di svolta: programmare d’ora in poi solo film di qualità o anche “commerciali” ma che sappiano rivolgersi ad un pubblico.

A pochi giorni dall’uscita di ‘Avatar 2’, dopo il buon esordio del ‘Gatto con gli Stivali 2’ e in attesa dei nuovi film di Spielberg e di Aldo, Giovanni e Giacomo che decreteranno comunque un impietoso -50% (nel migliore dei casi) rispetto al botteghino prepandemico, la sala cinematografica si compatta, si emancipa (con gli Anec Lab per la formazione degli esercenti) e punta a recuperare fette di mercato. L’obiettivo, sottoscritto da tutti e lanciato da Andrea Occhipinti di Lucky Red (anche esercente di Circuito Cinema, oltre che produttore), è quello ambizioso di 20-25 punti percentuali da recuperare nel corso del prossimo anno. Ovvero chiudere a dicembre 2023 con 70-75 milioni di biglietti venduti, riducendo al -25% il gap con il triennio prepandemico 2017-19.

Una sfida per il recupero del mercato theatrical che riguarda tutti, anche chi, apparentemente, sembra in questo momento non avere interesse. Come ha detto anche Massimiliano Orfei a Fortune Italia Entertainment sulla copertina di dicembre, “passa per il grande schermo la valorizzazione del prodotto che poi tutti gli altri segmenti potranno sfruttare in virtù di quel successo”.

Uno scenario per quanto in forte crisi ma mutevole, in cui i rapporti di forza sembrano decisamente sovvertiti, consci che la responsabilità maggiore non è stata di chi non ha cambiato le poltrone rendendole reclinabili e in pelle umana (come direbbe il ragionier Ugo Fantozzi), ma di chi ha messo a lungo sul mercato film mediocri dando la colpa a maxischermi non abbastanza supergalattici. Anche Mario Lorini, appena rieletto presidente degli Esercenti Cinematografici per i prossimi tre anni, è ormai diventato, in pochi anni e a pieno titolo, un esperto del settore che ora rappresenta una guida forte a tutela di oltre 3000 schermi in tutta Italia, facendo in modo che nessuno si spegnesse per sempre negli anni bui della pandemia.

Il ministro Gennaro Sangiuliano lo ha voluto subito incontrare a pochi giorni dal suo insediamento per programmare un percorso di iniziative e proposte (di legge) insieme. Il mercato theatrical è sì ancora indietro, ma sta recuperando se non in termini di incassi sicuramente in una rinnovata forza identitaria: per quanto possa essere comodo stare a casa, il cinema con la sua magia dello spettacolo condiviso, è un’altra cosa. Ma soprattutto sono un’altra cosa i film che vengono scelti per essere programmati sul grande schermo, davanti a tutti. È questo il punto chiave: certi film (belli, bellissimi, interessanti o anche dozzinali ma con una forte fanbase da coinvolgere) sono disponibili solo al cinema.

Unica nota stonata l’incongruenza, o meglio l’imbarazzo, del Biglietto d’Oro al Cinema Troisi assegnato alle scores Giornate Professionali. Un premio per la miglior monosala con il maggior numero di spettatori ad un cinema aiutato dalle istituzioni. Perché la ‘stranezza’ è che il Cinema Troisi, ex Cinema Induno, ha un contratto di locazione agevolato per “interesse culturale” e, per la sua ristrutturazione, in tempi prepandemici, sono stati elargiti dalla pubblica amministrazione e da sponsor come BNL gruppo BNP Paribas finanziamenti speciali per oltre 1 milione di euro.

La cosa che lascia più perplessi è un affitto da 14 mila euro sgravato dell’80% (vedi bando cultura sala Troisi del Comune di Roma/ Dipartimento cultura), che costa quindi ai Ragazzi del Cinema America (nella foto in evidenza)  che gestiscono la sala circa 2800 euro al mese per un immobile di 800 metri quadrati, storico, nel cuore del centro antico di Roma. Tutto ciò dovrebbe avvenire al di fuori del mercato. Ed invece i Ragazzi del Cinema Troisi – America anziché limitarsi a rassegne cinematografiche culturali sui ‘cineasti espressionisti tedeschi o realizzare retrospettive su Dziga Vertov’ proiettano film di prima visione. Hanno quindi un immobile di pregio ristrutturato dalle istituzioni, pagano solo il 20% di affitto per “interesse culturale” e proiettano film di cassetta creando uno svantaggio competitivo di fatto con le altre sale senza che queste abbiano le stesse agevolazioni e sgravi.

Il panorama è quindi paradossale. Avendo così poche spese i ‘Ragazzi’ possono far leva su un investimento pubblicitario ingente, decisivo nel convincere gente a frequentare il loro spazio e ospiti del mondo del cinema. Risulta così evidente che, a parità di film programmati, il pubblico scelga chi abbia la forza di comunicare di più e meglio grazie ad un budget cospicuo risparmiato da importanti voci di spesa che gli esercenti tradizionali invece hanno. Il risultato è quello di una competizione falsata. Ed ecco, inevitabile, la vittoria. Una vittoria che non rende giustizia a oltre 3000 schermi in crisi al cospetto di uno che deve parte della la sua fortuna dall’incondizionata stima (e qualche aiutino sempre ben accetto) dell’ex ministro Franceschini e dell’ex governatore Zingaretti.

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