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Regali acquistati online: quanta CO2 ha prodotto il Natale?

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Tirando le somme, per questo Natale possiamo ritenerci soddisfatti. Secondo un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format Research, sul podio dei regali più gettonati, nel 2022 ci sono stati i prodotti enogastronomici, i giocattoli e i libri. Sembrano dunque lontani (e scongiurati) i tempi dei calzini o dei pigiami rifilati sotto l’albero. Ma dei tre su quattro italiani che, nonostante il clima incerto di inflazione e crisi energetica, non hanno rinunciato a fare – o a farsi – almeno un pensiero, due hanno sfruttato l’home delivery: il mercato degli acquisti online e delle consegne dei pacchi a domicilio. Con conseguenze non trascurabili dal punto di vista ecologico, a causa dell’impatto sulle emissioni di CO2.

Il raggiungimento del taglio del 55% delle emissioni climalteranti al 2030 e della neutralità climatica al 2050 passa anche attraverso la decarbonizzazione del settore del trasporto merci, che è responsabile di un quinto delle emissioni globali di CO2: dietro soltanto al settore energetico. Più in particolare, i veicoli che si occupano di home delivery, come riportato dai dati della International Energy Agency, impattano per il 3% sui livelli di gas serra globali. E questa percentuale è destinata a crescere addirittura del 567% entro il 2050, fino a rappresentare il 17% del totale.

Se ne parla ormai da diversi anni: per ridurre le emissioni provocate dai mezzi di trasporto merci è necessario passare all’elettrico. L’impiego di veicoli elettrici, come svelato anche dal report ‘Decarbonizzare i trasporti. Evidenze scientifiche e proposte di policy’ del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, permette di ridurre del 37% le emissioni di CO2. Pur tenendo conto delle maggiori emissioni che derivano dalla produzione degli stessi veicoli.

L’impatto più significativo dell’elettrico, è proprio quello che si registra nel comparto del trasporto pesante. Un camion elettrico può risparmiare fino al 70% delle emissioni sul ciclo di vita del mezzo. Tanto che, stima il Rocky Mountain Institute, entro il 2030 il 60% delle vendite di nuovi camion potrebbe essere elettrico portando così, entro il 2035, a un dimezzamento delle emissioni causate dall’industria degli autotrasporti.

I vantaggi dell’elettrico

I furgoni e camion elettrici a batterie (BEV) sono attualmente la miglior la soluzione disponibile sia da un punto di vista ambientale, contribuendo ad abbattere le emissioni di CO2 e di inquinanti locali, sia da un punto di vista economico: come dimostra il raggiungimento della parità di costo (TCO) già a partire dal 2025.

Nel Rapporto di sintesi ‘Potenziali opzioni e percorsi tecnologici per fornire un trasporto merci a zero emissioni di carbonio in Italia’, elaborato e presentato il 7 dicembre dell’anno scorso da un Gruppo di Lavoro italiano composto da ABB, Cambridge Econometrics, Confartigianato Imprese, Confartigianato Trasporti, SCANIA, Kyoto Club, MOTUS-E, Politecnico di Milano, Tesla, Transport & Environment Italia, UPS Italia, sono state evidenziate le modalità operative, le assunzioni di modelli, le problematiche tecniche, economiche ed ambientali collegate allo sviluppo di veicoli merci verso zero emissioni al 2050.

Nel Report Tecnico sono stati definiti 4 differenti scenari potenziali di sviluppo delle tre tecnologie: BEV (veicoli con batteria), ERS (veicoli a catenaria) e FCEV (veicoli alimentati ad idrogeno), indicati dal gruppo di esperti al fine di calcolarne l’impatto in termini di CO2 e TCO (Total Cost of Ownership), a confronto con uno scenario base di riferimento (REF).

I vantaggi economici ed ambientali derivanti dalla diffusione dei veicoli elettrici a batteria non solo si rendono evidenti nel corso degli anni nei confronti dei veicoli diesel, ma anche rispetto alle soluzioni concorrenti (idrogeno e catenaria), per i minori costi di acquisto e di esercizio. Nonché per la maggior facilità di diffusione dei mezzi e delle infrastrutture necessarie ad alimentarli.

Dal Rapporto emerge infine come, nonostante una ipotesi di fine vendita per i VAN al 2035 e dei veicoli pesanti al 2040, non si raggiungeranno zero emissioni al 2050: un risultato che evidenzia l’urgenza di non posticipare la decarbonizzazione ed agire immediatamente.

Italia: a che punto siamo?

La sfida è una: promuovere un modello di mobilità urbana che sia più sostenibile, green e sicuro. Le grandi città europee stanno cercando da tempo di adattarsi alla svolta green dei trasporti commerciali. Se infatti tra il 2019 e il 2022 le zone a basse emissioni o aree a traffico limitato attive sono aumentate del 40%, entro il 2025 saranno oltre 500 le città in Europa ad averle (+58% rispetto a giugno 2022).

In Italia, entro il 2030 è prevista la creazione di 35 zone a emissioni zero, off-limit per i veicoli a combustione. Tuttavia, nessuna città italiana ha già avviato gli interventi previsti. Nonostante ciò, va considerato quanto nell’ultimo anno l’elettrico abbia subíto comunque una forte crescita. Gli autobus per il trasporto pubblico locale, ad esempio, sono aumentati del 53%.

 

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