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Sustainability Forum, Adolfo Urso: “Evitare nuove forme di povertà”

urso forum sostenibilità

“Uscire da un sistema collaudato come quello basato sulle fonti fossili per passare alle rinnovabili richiede uno sforzo enorme che occorre fare per il futuro del pianeta e dell’umanità”. E questo sforzo avrà dei costi “di cui dobbiamo farci carico affinché non si generino nuove forme di povertà”. Lo ha detto il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un intervento inviato ai partecipanti della seconda giornata di lavori del Sustainability Forum di Fortune Italia, organizzato a Venezia con la collaborazione di VeniSIA.

“Uscire da un sistema collaudato come quello basato sulle fonti fossili per passare alle rinnovabili richiede uno sforzo enorme che occorre fare per il futuro del pianeta e dell’umanità”, ha detto Urso. “Siamo consapevoli che questa scelta, che condividiamo, comporti però alcuni costi di cui dobbiamo farci carico affinché non si generino nuove forme di povertà e ulteriori disuguaglianze a fronte dei nuovi obiettivi che impongono un prezzo enorme soprattutto a certi settori. Compito di tutte le istituzioni è disegnare una transizione energetica equa in grado di redistribuire nel tempo, sia tra i diversi Paesi che all’interno di ciascun Paese, i benefìci generati, ma anche i relativi costi. L’Unione Europea è tra i primi soggetti a essersi mossa per passare in modo intelligente ed equo all’energia pulita: nell’ambito dello European Green Deal, è stato previsto un programma per la Just Transition in grado di mobilitare oltre 150 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027”.

Lo scopo è uno, dice il ministro: “Offrire misure di sostegno a tutte le industrie energivore che rischiano di non riuscire a sostenere i nuovi target. Da un lato le imprese estrattive, dal carbone alla lignite, dalla torba allo scisto bituminoso; dall’altro le filiere produttive a elevate emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti, come quelle per la produzione di acciaio, fertilizzanti, carta, cemento e alluminio”.

Il solo settore del carbone, sottolinea il ministro, “impiega oggi 230 mila persone, distribuite in 11 Paesi della Ue”.

Secondo Urso “occorre avere lungimiranza in vista del ritorno sull’investimento: già entro il 2030 si stima che l’Europa beneficerà della transizione energetica con un valore aggiunto compreso tra i 47 e gli 80 miliardi di euro. E a lungo termine le cifre saranno ancora più importanti, superando l’ammontare degli investimenti: a quel punto, la redistribuzione della ricchezza dovrà essere sbilanciata soprattutto a favore dei Paesi che nella prima fase più penalizzati”.

“Siamo fermamente consapevoli che la transizione ecologica è un disegno di politica economica e ambientale impegnativo, ma è l’unica strada per raggiungere la sostenibilità del sistema. In particolare l’Italia che è la seconda potenza manifatturiera d’Europa necessita di gas come fonte di approvvigionamento ancora per molti anni e di certo la guerra della Russia in Ucraina ha ulteriormente penalizzato le nostre imprese. Il Governo ha dato prova di lavorare al fine di trovare alternative al di là della Russia da cui dipendevamo per circa il 40%: nelle ultime settimane il premier Meloni si è mossa con determinazione al fine di avviare nuove forniture ed essere indipendenti da Mosca entro il 2024”, ha detto il ministro.

“Lavoriamo dunque non solo preservare la nostra sicurezza energetica, ma anche fare dell’Italia l’hub dall’Africa al cuore d’Europa in attesa di portare a termini gli ambiziosi obiettivi della Transizione energetica che deve essere sì ordinata, ma soprattutto equa. Dobbiamo lavorare affinché sempre maggiore sia l’impegno da parte di tutti, coinvolgendo in varie modalità economie sviluppate o in crescita come Stati Uniti che si sono fortemente mossi su questa strada, ma anche Cina, India e paesi africani che per molti aspetti sono ancora indietro: siamo tutti i medesimi abitanti di un pianeta che ci chiede di investire soprattutto su un cambiamento culturale in grado di regalarci in un mondo più equo giorni migliori”, ha concluso Adolfo Urso.

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