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Taxi volanti, non è fantascienza: pronti a entrare in servizio a Milano, Roma, Napoli e…

Il fenomeno dei taxi volanti non è fantascienza. Gli esperti italiani concordano sul fatto che il nostro Paese potrebbe essere il primo al mondo ad averli in servizio tra il 2025 e il 2026. In corsa per questo primato insieme all’Italia c’è la Francia, che potrebbe attivare le prime tratte in occasione delle Olimpiadi del 2024.

Ma niente è ancora scontato, perché per tutti coloro che scommettono su questa nuova forma di mobilità sono ancora molte le criticità da superare, dall’autonomia dei velivoli alla sicurezza del volo in termini di safety e security, passando per la definizione delle norme che regolano il volo dei taxi volanti.

Quella dei taxi volanti sarà una realtà molto regolata che vedrà inizialmente pochi e-Vtol (veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale) riservati a una élite di passeggeri business o alto-spendenti e in servizio su tratte di poche decine di chilometri per collegare gli aeroporti con il centro di città come Milano, Roma, Bologna e Napoli.

Che cosa sono i taxi volanti

Ormai battezzati “taxi volanti”, i velivoli che potrebbero trasportare le persone dagli aeroporti al centro delle principali città italiane e viceversa altro non sono che una sorta di enormi droni dotati di quattro o sei motori collegati a una capsula che rappresenta la cabina che ospita i passeggeri.

La vera novità rispetto ad altre forme di trasporto passeggeri è rappresentata dal fatto che il decollo e l’atterraggio sono verticali e quindi non necessitano di lunghe piste. In più, a differenza degli elicotteri, beneficiano di motori elettrici, quindi a bassissimo impatto acustico e adatti a volare anche in ambito urbano. L’assenza di motore a scoppio li rende anche “green”, il che non guasta quando si parla di trasporti.

I vertiporti

Come per tutti i mezzi di trasporto anche per i taxi volanti saranno necessarie delle stazioni di decollo e atterraggio. Sono i “vertiporti”, un neologismo che mette insieme il concetto di aeroporto con quello di volo verticale. In questo caso però le aree necessarie a realizzare queste infrastrutture saranno molto meno ampie rispetto a quelle di un normale aeroporto, giacché le manovre di decollo e atterraggio sono verticali e quindi perde di utilità avere le lunghe piste utilizzate dagli aerei. In linea di massima “un vertiporto potrebbe avere una superficie di qualche migliaio di metri quadrati. Un po’ come un parcheggio di medie dimensioni”, spiega  Alessandro Fidato, Chief Operating Officer  di Sea Milan Airports. Aree in cui oltre alla zona riservata al decollo-atterraggio vero e proprio ci saranno zone di servizio dedicate alla manutenzione e al rifornimento dei velivoli. Dove per rifornimento si intendono colonnine di ricarica elettrica, perché i motori sono completamente elettrici e alimentati da batterie con un’autonomia definita, che attualmente richiedono la ricarica dopo ogni volo.

Alessandro Fidato. Chief Operating Officer  di Sea Milan Airports

Taxi volanti a Milano, Roma e Napoli

Se le dimensioni relativamente ridotte dei vertiporti non rappresentano certo un problema per i terminal che saranno realizzati presso gli aeroporti già esistenti, è lecito interrogarsi su dove sia possibile trovare arre ampie e libere nel centro di città super affollate di edifici.

Quello degli spazi adatti a far decollare e atterrare i taxi volanti però non sembra un tema che preoccupa troppo chi sta lavorando a queste progettualità. Dice Fidato: “A Milano prevediamo di iniziare con quattro vertiporti. Uno all’aeroporto di Linate e uno a Malpensa. In ambito cittadino invece abbiamo identificato un’area presso CityLife e una nell’ex Scalo di Porta Romana”, la zona della città che sarà interessata da completa riqualificazione urbana in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. 

È proprio entro questa data che Milano conta di attivare le prime tratte per collegare i due principali aeroporti lombardi con il centro città. “Dobbiamo pensare ai vertiporti come infrastrutture simili a un eliporto. Ma che saranno diversi tra loro per dimensione. Quello di Malpensa potrà avere fino a 10 aree di parcheggio per gli E-Volt. Mentre i vertiporti urbani ne avranno due o quattro”, aggiunge Fidato. Illustrando che in Lombardia sarebbero stare già “identificate complessivamente 17 aree potenziali in cui realizzare vertiporti. Le due di Linate e Malpensa, nove al centro di Milano e alte sei nei pressi delle principali città della regione”.

Milano non è la sola città a lavorare sulla mobilità area urbana

Nell’Urbe pare che le cose siano in una fase leggermente più avanzata. Come racconta il Ceo di Urban V Carlo Tursi, la società nata su iniziativa delle società aeroportuali di Roma, Venezia, Bologna e Nizza “sta progettando la realizzazione di un vero e proprio network di vertiporti tra queste città”, interessanti per il loro elevato potenziale di mercato e perché hanno elementi adatti a questa nuova forma di mobilità, dalle condizioni meteo favorevoli  a geomorfologie pianeggianti o costiere.

Di particolare interesse il fatto che a Roma “la prima rotta (Aeroporto di Fiumicino-centro città) potrebbe essere inaugurata entro il 2024”, confida Tursi. Anche se resta ancora da definire l’area urbana dedicata al vertiporto.

Carlo Tursi.
Carlo Tursi. Ceo di Urban V

Di fatto, in un’area adiacente agli aeroterminal di Fiumicino, Urvan V ha già in corso le sperimentazioni di un vertiporto test. Afferma Tursi: “Si chiama ‘UV-0’ ed è l’unico in Italia. Lavora all’interno di ciò che tecnicamente si chiama ‘sandbox normativa’. In altri termini si tratta di un ambiente autorizzato dall’Ente nazionale per l’Aviazione civile (Enac) per eseguire i test necessari, in deroga alle normative di volo europee”. Un hangar di ricovero per il velivolo e utile per le operazioni connesse al volo, corredato da una piazzola adiacente per decollo e atterraggio per un totale di 5.500 metri quadrati.

Taxi volanti anche a Napoli

I taxi volanti potrebbero presto fare capolino anche a Napoli, dove “si sta lavorando contestualmente sul velivolo e sulle infrastrutture”, dice il presidente del Distretto aerospaziale campano (Dac) Luigi Carrino. “Abbiamo operativo un gruppo di lavoro pubblico-privato concentrato sullo sviluppo delle tecnologie abilitanti. A valere su un bando competitivo della Regione Campania, il nostro lavoro gode di un finanziamento che servirà per realizzare un prototipo per dimostrazione tecnologica entro la fine di quest’anno”, aggiunge Carrino.

Che però, realista più del re, pensa che la vera operatività dei taxi volanti nella sua regione non vedrà luce prima del 2025-26. Anche perché “si sta ancora immaginando insieme al gestore dell’aeoporto di Capodichino (Gesac) e a Enac quali possano essere i luoghi deputati alla creazione dei vertiporti utili a creare una rete di collegamenti, inizialmente brevi, con alcune zono di interesse turistico come Capri e Pompei”. 

Luigi Carrino. Presidente del Distretto aerospaziale campano (Dac)

I velivoli: chi li produce, chi li gestisce e quanto costano

Tra i nodi da sciogliere perché possiamo davvero vedere nei cieli delle nostre città volare passeggeri a bordo di droni giganti uno dei principali è la disponibilità stessa dei velivoli.

A detta degli esperti, in tutto il mondo ingegneri e tecnici sono al lavoro per trovare il modo di costruire velivoli in grado di librarsi in volo con un motore elettrico sufficientemente potente per sollevare e far volare il suo stesso peso più quello dei passeggeri e soprattutto con l’autonomia necessaria per coprire le tratte che saranno identificate. 

Ma chi si occuperà della realizzazione e della gestione dei taxi volanti? Interessante la risposta del Ceo di Sea: “Alcune compagnie aeree stanno stringendo accordi con i produttori dei velivoli. Ma sono anche i produttori di automobili a essere interessati a questo business. Come Stellantis, che ha stretto una partnership con Archer”.

“Nel settore automotive – aggiunge Tursi -anche Hyundai sta progettando questi nuovi veicoli. Nel comparto aereo invece la storica Airbus è uno dei player impegnati in questa direzione. Ciò che è probabile è il fatto che in un primo momento saranno gli stessi produttori a fare da operatori. Ma ci sono anche business model diversi. C’è chi punta a produrre i taxi volanti per poi venderli agli operatori o darli in leasing a compagnie aeree o ad altri soggetti”. Il fatto è che una volta messa a punto tutta la tecnologia, produrre un singolo velivolo non costerà poco. Si parla di circa 8 milioni di euro cadauno. 

Viaggiare nei taxi volanti

La vera curiosità di noi tutti mortali che guardiamo a un futuro in cui potremo esser in centro città in 10-15 minuti di volo però è capire come saranno fatti questi taxi volanti.

Ebbene, basta pensare a un drone per riprese fotografiche ma in scala molto più grande.

Una capsula centrale ospiterà la cabina passeggeri e sarà collegata a quattro motori e relative eliche in grado di far decollare e atterrare il velivolo verticalmente, ma anche di farlo viaggiare secondo una traiettoria orizzontale dal vertiporto di decollo a quello di atterraggio. “I motori potranno essere anche sei, considerando di averne due di riserva per supplire a eventuali avarie a carico degli altri”, spiega Fidato.

Ma chi potrà entrare nella capsula e come avverrà il volo? È ancora Fidato a spiegarlo: “Il ‘load factor’ iniziale sarà di due persone, pilota più passeggero”. Ma a tendere “il posto del pilota sarà occupato da un secondo passeggero, perché i velivoli percorreranno in autonomia le rotte prestabilite, senza bisogno di pilota”, gli fa eco Tursi. Un po’ come le metropolitane di ultima generazione in cui i convogli sono prive di manovratore.

Certo farà un po’ impressione volare sopra le nostre città sapendo che non c’è il pilota. Ma la paura potrà essere condivisa con i compagni di questi brevi voli, giacché con il miglioramento della tecnologia gli esperti sono convinti che la capsula arriverà a ospitare quattro passeggeri.

I costi e la velocità di trasferimento

La durata dei tragitti coperti dai taxi volanti non sarà lunga. Si parla di 10-15 minuti per una distanza media tra un aeroporto e il centro città. Il che renderebbe questo mezzo di trasporto estremamente competitivo rispetto a quello su gomma.

Ma quali potrebbero essere i costi di una corsa in volo? Secondo Tursi, una stima verosimile “all’inizio potrebbe essere di 150 euro per una distanza di 40 chilometri”. Mentre “’il costo potrebbe aggirarsi sui 240 euro per un’analoga tratta”, a detta di Fidato. Euro più euro meno, però tutti gli esperti concordano sul fatto che si tratterà di un servizio premium inizialmente dedicato a clienti business o altospendenti e che il costo effettivo dipenderà molto dalle strategie di marketing degli operatori. 

Qualunque sarà il prezzo iniziale del biglietto, l’intero sistema sarà via via scalabile. Quando la capsula potrà ospitare due passeggeri i 240 euro diventeranno 120 e i 140 scenderanno a 70. E allora sì che il taxi in volo sarà davvero competitivo con quello terrestre: con qualche decina di euro in più si potrà ridurre di almeno un quinto il tempo di percorrenza da e per l’aeroporto. E se è vero che il tempo è denaro, salire su un taxi che vola stuzzicherà l’interesse non solo di emiri e sceicchi, ma anche di molti uomini d’affari.

Che cosa manca ancora per volare in taxi?

Se come dicono gli esperti vedremo i primi taxi volanti sfrecciare nei cieli italiani al più tardi nel 2026, non si si tratta di futuro remoto, ma di domani. Ma diverse e non di poco conto sono le criticità che ancora devono essere risolte. Come afferma Corrino del Distretto aeroportuale Campania, “la vera sfida è nei velivoli, in termini di sicurezza, autonomia delle batterie in rapporto al peso del velivolo più i passeggeri e della messa a punto delle norme che regolano il volo”.

Della stessa opinione il numero uno di Sea, che vede tra le priorità da risolvere quella della “certificazione dei velivoli per il trasporto di persone, che dovranno avere un coefficiente di crash basso, analogo a quello previsto per gli aeroplani. Così come la certificazione per il volo notturno”.

Ma è il direttore generale di Enac Alessio Quaranta a fare il punto sui punti ancora aperti: “La tecnologia è pronta da anni, ma va perfezionata. Diversi i nodi da sciogliere a mio avviso. Il primo riguarda l’aspetto tecnico. In primis le batterie, che oggi consentono un’autonomia di soli 20 minuti. Poi abbiamo il fattore sicurezza intesa come ‘safety’ – occorre definire un’architettura per gestire più velivoli all’interno dello stesso spazio aereo  e per evitare l’affollamento dei cieli – e di ‘security’. In questo caso mi riferisco a questioni di ordine pubblico per poter usare spazi normalmente interdetti al volo sopra alle città, perché ad esempio al di sopra di obiettivo sensibili. Pensiamo ad esempio al centro di Roma con i palazzi del governo o alla Città del Vaticano”.

E poi bisognerà definire anche a che quota questi nuovi veicoli volanti potranno volare. Precisa Quaranta: “L’altezza di volo”, tra decollo, crociera e atterraggio, “sarà compresa circa tra zero e 200 metri di quota.

All’interno delle città comunque i taxi volanti non potranno viaggiare al di sotto dell’altezza dell’edificio più alto della città”. Come a dire che potrebbero esserci scenari diversi a seconda della conformazione urbanistica di ogni singola città. E quindi la quota di volo potrebbe essere più bassa in assenza di grattacieli come Bologna. Mentre sarebbe più elevata in città come Milano.

Il mercato potenziale del volo urbano

A detta degli esperti quindi è solo questione di tempo. Nell’arco dei prossimi 2-3 anni i taxi volanti saranno una realtà. Ma inizialmente ancora per pochi, a causa dei costi da un lato e dell’iniziale esiguità dei velivoli disponibili dall’altro. 

Vien da chiedersi però se e quale potrebbe essere l’evoluzione di questo nuovo segmento di mercato della mobilità urbana.

Secondo l’Osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano, il sentiment degli italiani è diviso circa l’utilità di questi nuovo mezzi di trasporto. Solo il 57% li considera utili per il trasporto di persone, soprattutto per ragioni di sicurezza. Il 34% degli italiani infatti sarebbe più propenso a utilizzare un’automobile a guida autonoma che non salire su un drone senza pilota. Diversamente, otto connazionali su dieci li reputa vantaggiosi per il trasporto di merci per raggiungere aree impervie difficili da raggiungere con mezzi tradizionali. 

Eppure secondo uno studio condotto dall’Agenzia europea per la Sicurezza aerea (Easa), su sei città europee prese in esame Milano sarebbe la più propensa ad accettare le applicazioni della mobilità urbana aerea. 

Le stime riservate del business dei taxi volanti

Certo è ancora presto per dire quale potrebbe essere il business dei taxi volanti. E le stime più veritiere fanno parte del piano industriale (riservato) delle società che stanno investendo in questo settore. Però un’idea del movimento riusciamo ad averla da Fidato: “Se ci riferiamo a Malpensa, a regime avremo 10 parcheggi di stop. Il che potrà consentire di avere in poco tempo fino a 15 decolli e atterraggi. Immaginando di poter trasportare circa 60 passeggeri all’ora”. 

Questi dati, uniti al fatto che con tutta probabilità il bacino d’utenza di questa nuova forma di trasporto non sarà solo italiano, ma composto da una clientela internazionale, i player della mobilità elettrica aerea credono molto nel suo sviluppo.

Secondo una dichiarazione rilasciata nel 2021 dalla responsabile dell’osservatorio dell’ateneo milanese Cristina Rossi Lamastra, “l’85% delle imprese italiane coinvolte nel sondaggio dell’Osservatorio Droni prevede un mercato in forte crescita entro i prossimi 3 anni”. A patto che la normativa definisca i contorni in cui sarà possibile operare.

E l’Italia da questo punto di vista non è certo stata a guardare. Anzi con Enac è la prima ad aver pubblicato a fine 2021 il Piano strategico nazionale 2021-2030 per lo sviluppo della Mobilità aerea avanzata.

Se son droni voleranno.

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