NF24
Cerca
Close this search box.

In Italia sull’intelligenza artificiale siamo avanti. Ma anche indietro

intelligenza artificiale

ChatGpt è stata soltanto la conferma di ciò che tutti (o quasi) già si aspettavano. O temevano. L’intelligenza artificiale, e in questo caso specifico quella generativa, non è più un sogno utopistico da civiltà del futuro e fa parte delle nostre vite. In particolare il 2022 è stato l’anno in cui nuovi prodotti della ricerca sull’Ai hanno fatto il loro ingresso nel mercato, affascinando e sorprendendo chiunque. E a inizio 2023, il mercato italiano di questo comparto ha raggiunto i 500 mln di euro: con una crescita di ben il 32% nel giro di un anno. “A maggio scorso l’aumento registrato era stato del 27%. Vuol dire che il trend continuerà a salire”, ha spiegato Valerio Mancini, direttore del Divulgative Research Center di Rome Business School a Fortune Italia. Con un grande paradosso ed un grande ritardo: quello sulla digitalizzazione.

Quando si parla di Intelligenza Artificiale ci sono due fazioni opposte: chi nell’intelligenza artificiale vede un’opportunità, chi un pericolo. Ma dati alla mano: nonostante il difficile contesto internazionale, il 2022 per il comparto dellIntelligenza Artificiale è stato un anno da record. “Siamo solo all’inizio”, ha affermato Mancini, che dall’entusiasmo nel tono di voce ha lasciato ben comprendere quanto lui faccia parte di chi crede che l’Ai possa essere uno stimolo alla cultura, alla società, all’economia.

“All’economia perché la popolazione mondiale sta invecchiando, e soprattutto in Italia è un Paese in cui abbiamo il più alto tasso di over 65. Questa trasformazione demografica sta mettendo alla prova la sostenibilità dei modelli tradizionali di cura della persona. Ecco perché si sente spesso discutere di ‘Silver Economy’: che è un modo per dire che la tecnologia può essere uno strumento al servizio dei bisogni degli anziani (che hanno i capelli ‘argentati’). E che può essere una risposta ai loro bisogni. Oltre che una vera spinta alla crescita economica“.

In effetti, sebbene in molti continuino a guardarla con sospetto e scetticismo, l’Ai finora ci ha dimostrato perlopiù vantaggi: basti pensare a tutto ciò che è stato fatto, in un lasso temporale neanche tanto ampio, nel campo della telemedicina. “Se opportunamente sfruttata, l’integrazione di telemedicina e Ai rappresenta una risorsa a favore della sostenibilità e della partecipazione attiva dei pazienti alle cure. E’ un valido accesso ai servizi da parte di quei segmenti della popolazione emarginati, un mezzo efficace nei Paesi in via di sviluppo”, ha detto Mancini.

Nel campo della telemedicina poi, proprio l’Italia è un’eccellenza. “Non si tratta semplicemente di modernizzazione”, ha sottolineato il direttore. “Tecnologie e metodi impiegati per effettuare diagnosi e cure a distanza comportano benefici notevoli: sia per il paziente, visto che le diagnosi diventano più tempestive, sia per il Sistema Sanitario Nazionale, dal momento che si incrementa l’efficienza e si tagliano i costi. E l’Italia questo pare averlo ben capito, in particolare in certe regioni settentrionali”.

Il mercato digitale incide per il 4% sul Pil, una percentuale importante. Oggi il 61% delle grandi imprese italiane ha avviato almeno un progetto di Ai, e tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. “C’è stato un aumento del 58% rispetto al 2020, e questa accelerazione è stata data anche dall’impatto di Covid. Una ‘crisi’, lo insegna l’etimologia del vocabolo greco, non è necessariamente qualcosa di negativo: è un cambiamento“, ha detto ancora Mancini.

Ma se il futuro dell’Ai è in impennata, altrettanto non può dirsi per ciò che riguarda l’applicazione di determinate tecnologie: a causa di tutti i ritardi del nostro Paese in tema digitalizzazione. “La trasformazione è ancora indietro. Tuttavia, si sta lavorando molto”.

Siamo avanti, ma indietro. Nello specifico, mentre l’Ai esplode, rispetto agli altri Paesi europei risultiamo al 17° posto per fattori abilitanti della trasformazione digitale, al 18º posto per digitalizzazione della pubblica amministrazione, al 20º posto rispetto per digitalizzazione dell’economia e della società, al 23° posto per digitalizzazione e addirittura e al 25º posto per la diffusione delle competenze di digitalizzazione.

“Ma se analizziamo quello che è stato fatto con lo Spid e con altre tecnologie come il sistema di vaccinazione europea ci rendiamo anche conto di come la corsa sia appena cominciata. Non siamo fermi. La vera sfida, adesso, è la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Ma anche qui sento di dover dire che l’Italia ha comunque fatto grossi passi in avanti”.

“Esiste un portale da cui possiamo scaricare tutte quelle informazioni burocratiche legate a residenza, stato di famiglia, con pochi clic. Un tempo bisogna recarsi negli uffici, fare file chilometriche. Quando pensiamo con diffidenza a ChatGpt e alla rivoluzione tecnologica ricordiamoci sempre il punto di partenza“, ha concluso Valerio Mancini. E poi, immaginiamo quello di arrivo con un pizzico di fiducia.

 

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.