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Credit Suisse crolla, nel 2022 rosso di oltre 7 miliardi 

Credit Suisse

Non c’è pace per Credit Suisse. Il gruppo svizzero che è stato appena ricapitalizzato per 4 miliardi, non frena l’emorragia sui depositi (deflussi oltre 110 miliardi di franchi svizzeri nell’ultimo trimestre), mette a segno il peggior rosso (oltre 7 miliardi) dal 2008 e si prepara ad affrontare un 2023 in apnea, prevedendo ancora una perdita. Anche la Borsa non fa sconti con il titolo che a Zurigo lascia sul terreno il 14,7%, a 2,77 euro.

Per il ceo Ulrich Koerner, nominato a luglio scorso, si apre una sfida senza precedenti: “Il 2022 è stato un anno cruciale per il gruppo che sta “attuando a ritmo serrato” il piano strategico. Tuttavia i “i risultati dello scorso anno non sono accettabili” e ci “vorrà del tempo – spiega a Bloomberg Tv – e abbiamo detto che registreremo una perdita nel 2023, ma da quel momento in poi andrà sempre meglio e spero di far rientrare buona parte dei deflussi”.

L’utile, nelle attese, dovrebbe così tornare entro il 2024. L’ampio piano di ristrutturazione presentato a ottobre che prevede 9 mila uscite entro il 2025 è incentrato sul drastico ridimensionamento e scorporo dell’investment banking, al centro degli scandali che negli ultimi anni hanno messo in ginocchio la banca e che registrerà una perdita anche nel primo trimestre di quest’anno.

Tra i cambiamenti, Credit Suisse ha deciso di rimettere in auge il marchio First Boston, dal nome di una banca d’investimento statunitense assorbita alla fine degli anni ’80, riunendo le sue attività di mercato dei capitali e di consulenza. In questo ‘ambito rientra la fresca acquisizione delle attività della boutique Michael Klein & Company per 175 milioni di dollari con l’emissione di un convertibile e un warrant.

Tra le misure in atto per rimettersi in sesto la banca ha poi portato avanti la vendita ad Apollo delle attività cartolarizzate (Spg) che dovrebbe essere completata nella prima metà di quest’anno. Nell’ultimo trimestre del 2022, la perdita di Credit Suisse è stata di quasi 1,4 miliardi di franchi, leggermente inferiore alle attese. A novembre, la banca aveva emesso un ‘profit warning’ dovuto ad oneri di ristrutturazione, a minore attività sui mercati dei capitali e la fuga di grandi clienti, affermando di aspettarsi una perdita fino a 1,5 miliardi di franchi svizzeri.

L’istituto ora stima spese di ristrutturazione per il 2023 pari a circa 1,6 miliardi di franchi svizzeri e per il 2024 pari a 1 miliardi di franchi svizzeri. Se per il Credit Suisse va male, sorride invece il Credit Agricole. La Banque Verte ha chiuso l’anno con un utile netto di oltre 8 miliardi, in calo del 10,5% sul 2021 ma con un risultato storico nel quarto trimestre con oltre 1,5 miliardi di utile e ricavi che sfiorano i 6 miliardi, entrambi sopra le stime. Per il ceo Philippe Brassac si tratta di “risultati forti e solidi, in un contesto di choc e adattamento” e che “confermano l’attualità del modello di banca universale”. ln Italia il gruppo ha messo a segno un risultato netto aggregato di 1,1 miliardi in crescita dell’11%.

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