GILEAD
Cerca
Close this search box.

Educazione finanziaria, una lacuna da colmare per molte donne italiane

Educazione finanziaria, lacuna da colmare per le donne italiane
Gilead

È luogo comune che le donne i soldi li spendano in cura personale, cosmetici, abbigliamento. Ma nel loro maneggiare banconote – e più verosimilmente, nell’era del Pos, nel loro tirar fuori dal portafoglio la carta di credito– quanto ne sanno realmente di finanza personale? Quante conoscono la differenza tra tasso fisso e variabile, tra franchigia e prestito personale? Secondo un’indagine che Facile.it ha commissionato agli istituti mUp Research e Norstat, poco. Più di due donne su tre (67,3%), si dichiarano per nulla preparate a riguardo.

Certamente, parlare di soldi è più difficile che parlare di scarpe. Il 36% delle donne intervistate ha affermato di considerare l’argomento economico troppo difficile, il 20% ha risposto semplicemente di non essere interessata alla materia e, se si guarda alle donne che vivono insieme a un partner, il 12% ha addirittura ammesso di non interessarsi all’argomento perché se ne occupa l’altra metà.

In realtà, scorrendo i numeri dell’indagine, si scopre che ben 1,4 milioni di donne italiane vorrebbero colmare questa lacuna, ma non riescono a farlo per diverse ragioni. “Il 54% perché non ha tempo, il 44% perché non ha le risorse economiche necessarie. Percentuale che supera il 53% tra coloro che abitano al Sud e nelle Isole”, ha spiegato a Fortune Italia Andrea Polo, direttore della comunicazione di Facile.it.

“Ma se per certi aspetti, alcuni dati potevano essere abbastanza immaginabili, primo tra tutti il gap tra nord e sud, a farci letteralmente saltare dalla sedia è stato rilevare che quasi 20.000 donne non approfondiscono la materia economica perché il partner non vuole“.

Sembra un’affermazione che ci proietta direttamente nel medioevo, ma tant’è. Se la discriminazione nei confronti delle donne è un fenomeno strutturale, a livello culturale viene spesso perpetrata inconsapevolmente. E proprio la questione dell’indipendenza economica gioca un ruolo fondamentale quando si pensa alla parità di genere.

“Molti uomini preferiscono non lasciare che le questioni finanziarie, in coppia o all’interno del nucleo famigliare, vengano gestite dalle donne. Nonostante siano poi le stesse che badano alle spese della famiglia, banalmente andando al supermercato”, ha fatto notare Polo, secondo cui però non va tralasciata la questione occupazionale. “Vi è un forte legame tra indipendenza economica e lavoro“, ha detto.

“Mi è capitato spesso di occuparmi di mutui. Generalmente la donna è colei che esamina tutte le opzioni sul mercato, anche perché ha più pazienza (ride ndr). Ma per ragioni economiche l’uomo è il primo firmatario. Questo cosa ci dice? Molto, anche che non dobbiamo dimenticare che il nostro è un Paese in cui la differenza salariale esiste. E in certi casi è piuttosto forte”, ha detto il direttore della comunicazione di Facile.it.

Andrebbero ripensate le politiche lavorative in generale. Parte tutto da lì. Oltre al salario, si sta adesso profilando l’ipotesi della settimana corta. “Le donne che non hanno tempo sono perlopiù madri lavoratrici che dedicano il ‘free-time’ alla famiglia. Se stai 8 ore in ufficio è difficile che tornata a casa ti fiondi sui libri o comunque ti metti ad approfondire argomenti per te anche noiosi“, ha bacchettato Polo.

Le donne preparate sono spesso autodidatte

Prima del lavoro però, c’è la formazione. E “argomenti noiosi” a parte, la nostra è una Nazione dove fino a poco tempo fa era poco comune che le donne intraprendessero percorsi formativi orientati verso le cosiddette materie Stem (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica).

“Porto un esempio personale: mia zia. Negli anni ’20, la sorella di mio padre è stata una delle primissime farmaciste donne in Sardegna“, ha raccontato Polo. “I clienti entravano e le chiedevano del dottore. ‘Sono io, il dottore’, rispondeva. Quelli alzavano i tacchi e andavano via, perché non le credevano. Un po’ come la storia di Rita Levi Montalcini che quando ai convegni le domandavano se stesse accompagnando suo marito diceva di essere lei suo marito“.

Fa in effetti riflettere vedere come la principale fonte di preparazione sulle tematiche della finanza personale non sia la scuola (solo il 12,5% dice di aver imparato qualcosa sul tema grazie al proprio percorso di studi) ma l’autoapprendimento. Tanto è vero che alla domanda “come si è preparata sulle tematiche della finanza personale?” il 57% delle rispondenti ha dichiarato di averlo fatto da sola.

Per il 23% sono state importanti anche le esperienze lavorative, mentre anche il ruolo della famiglia nell’educazione finanziaria delle donne rimane marginale (5,5%).

Un problema generazionale

Un dato che potrebbe essere interpretato come positivo però c’è. Nell’indagine, se a livello nazionale la percentuale di donne che hanno dichiarato di avere conoscenze in ambito di finanza personale è pari al 32,7%, guardando le risposte su base anagrafica le percentuale sale notevolmente per le donne con età compresa tra i 35 e i 44 anni (38,6%, mentre il valore scende se ci si sposta sulla generazione precedente; passando al 30,8% tra le 55-64enni e addirittura al 30,2% tra le over 65).

“C’è da augurarsi che con le nuove generazioni la situazioni cambi. Oggi c’è un crescente interesse da parte dei giovani verso la gestione delle finanze personali e ciò è dovuto probabilmente a maggiori opportunità di apprendimento, un accesso alle informazioni più facile – esistono anche diversi canali social che fanno divulgazione in pillole – e l’influenza dei genitori“, ha detto Polo.

Tra l’altro, va sottolineato come la domanda posta dal sondaggio di Facile.it sia stata: “Come ti senti riguardo a?”. “Le donne ‘sentono’ di avere scarse conoscenze di determinate materie, ma da uomo credo che molto spesso si abbiano aspettative più alte e se mettessimo a confronto donne che sanno e donne che dicono di non sapere le competenze non sarebbero poi così diverse”, ha continuato il direttore.

TAN, TAEG e Cap

L’indagine ha anche voluto analizzare il grado di conoscenza delle intervistate su alcuni termini specifici legati al mondo della finanza personale (mutui, prestiti, assicurazioni e bollette) chiedendo, per ciascuno di essi, se fossero in grado di comprenderli e spiegarli.

Se la maggior parte delle persone intervistate ha dichiarato di conoscere termini generici basilari, come ad esempio mutuo a tasso fisso (67,5%), mutuo a tasso variabile (63,2%) e prestito personale (63,3%), la situazione peggiora quando si approfondiscono questi argomenti.

Ad esempio, il 76% non saprebbe spiegare il significato di TAN e il 72% ignora anche cosa sia il TAEG. In ambito assicurativo, invece, una rispondente su due non sa cosa sia la franchigia, mentre addirittura il 66% non conosce il significato di massimale.

La competenza è conoscenza. L’educazione finanziaria è fondamentale per garantire l’indipendenza a tutte le persone e sì, può essere una strada anche per l’empowerment femminile“, ha concluso Polo. “E poi, credo che risparmiare sia nell’interesse di tutti“.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.