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Facebook e Instagram a pagamento, le opinioni degli utenti in Italia

È gratis e lo sarà sempre“. Per anni il claim – che sapeva di promessa, oltre che di un vero e proprio manifesto – ha campeggiato nella pagina del login di Facebook. Il social network ha in realtà sempre monetizzato grazie ai dati personali degli utenti, elaborati per le inserzioni pubblicitarie. Per vincere le perplessità sollevate dai regolatori, nel 2019 la frase sparì. Oggi il sospetto di molti prende forma: Facebook ed Instagram diventano a pagamento. Non per tutti, però: chi vorrà la spunta blu dovrà pagare un abbonamento. Meta Verified sarà introdotto in via sperimentale in Australia e Nuova Zelanda; la novità sarà poi, con ogni probabilità, estesa ad altri Paesi. Zuckerberg segue così la strada tracciata da Elon Musk con Twitter Blue.

La spunta blu indicava finora che l’account in questione aveva ricevuto un badge di verifica, una sorta di patente di autenticità e autorevolezza riservata ai profili di personaggi famosi, aziende e organizzazioni. Con Meta Verified, viene meno il requisito della notorietà: chiunque potrà certificare il proprio account sottoscrivendo un abbonamento al costo di 11,99 dollari al mese sul web e 14,99 dollari su iOS. L’abbonamento garantirà agli utenti anche maggiore visibilità, una protezione aggiuntiva contro gli account fake e un più agevole accesso al servizio clienti. Gli utenti interessati dovranno fornire un documento di identità e disporre di una foto profilo con il volto ben visibile. E avere almeno diciotto anni. Al momento le aziende non potranno usufruire del servizio, mentre nulla dovrebbe cambiare per i profili già in possesso della spunta blu.

A spiegarci il sostanziale cambiamento di strategia di Meta, è Eugenio Zuccarelli, data science manager per il colosso americano della salute Cvs Health. “Nonostante il numero di utenti di Facebook sia in continua ascesa, il fatturato generato dall’online advertising continua a calare. Da qui la scelta di un subscription-based model, che potrebbe permettere a Zuckerberg di mantenere il social gratuito per la maggior parte degli utenti, fornendo funzionalità premium solo a chi ne ha reale necessità, come aziende e creator. Questa mossa – conclude Zuccarelli – avrebbe un notevole impatto finanziario: se anche solo il 2% degli utenti di Facebook fosse disposto a pagare, genererebbe entrate per 5 miliardi di dollari all’anno, una cifra pari al 5% del fatturato”.

“Con la spunta blu viene meno il main core di Facebook: la gratuità di un mezzo di comunicazione che nasce per accorciare le distanze”. È l’analisi di Angelica De Vito, consulente diplomatica delle Nazioni Unite, che i social Meta li usa per fare informazione sulla crisi climatica. “Se i servizi diventeranno a pagamento, si avrà un progressivo allontanamento dalle piattaforme, come accaduto con Twitter. A differenza dei primi anni di vita di Facebook ed Instagram, oggi ci sono social alternativi, che possono replicare le funzioni dei primi due. Non mi sorprenderebbe se il grande impero di Meta tramontasse. Facebook è già poco usato dai giovani, e Instagram è stato quasi surclassato da TikTok”.

“Penso sia una questione di politica aziendale, piuttosto che una scelta a tutela degli utenti e di potenziamento del social network. Una mossa per rimpinguare le finanze aziendali. Temo che ci stiamo avviando nella direzione di un social a pagamento per tutti. Non mi sembra una strategia vincente per gli utenti né per il social network in generale”, commenta Angelo Turco, professore universitario che usa Facebook a scopo divulgativo.

Palpabile è lo scetticismo di chi usa Facebook con finalità sociali e benefiche, come Sergio Colella, fondatore di “Sos amici, aiutiamoci tra di noi”, un gruppo di mutuo soccorso che vanta oltre 115.ooo iscritti. “Spero che l’abbonamento sarà rivolto a chi usa i social per finalità unicamente commerciali. Lo scopo di Facebook, quando fu creato, era di ritrovarsi tra amici e scambiarsi opinioni e consigli, poi, ben presto, la deriva commerciale. Se il pagamento venisse esteso a tutti, credo che a malincuore abbandonerei la piattaforma”.

“E voi, lo sapevate?” Se avete ascoltato questa frase su Instagram, vi siete imbattuti in un video di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori e creator che mette in guardia i consumatori dalle principali trappole in cui si può incappare al supermercato. “La spunta blu potrebbe essere interessante per gli utenti, a condizione però che non rientri nella sfera delle vanity metrics, ossia di quelle features di status, meramente estetiche. Se invece, come pare, sarà affiancata da una serie di servizi, primo fra tutti una seria ed efficace assistenza personalizzata, potrebbe allora essere appetibile, soprattutto per i creatori di contenuti. Ed avere un futuro”.

L’avvocato Giovanni Mastroianni si è occupato a più riprese dell’arbitrarietà con cui Facebook chiude gli account degli utenti, senza concedere possibilità di replica. “I social non sono mai stati completamente gratuiti. Con una storica sentenza del 2012, il Consiglio di Stato ha acclarato che il social non indicava come, in cambio del servizio offerto, ci fosse un commercio di informazioni sensibili a scopi pubblicitari. Ad oggi, dopo aver incassato miliardi di dollari, Meta si prepara ad offrire a pagamento il proprio servizio, utilizzato ormai da un umano su due e diventato dunque irrinunciabile nelle nostre relazioni quotidiane. Il rischio – conclude Mastroianni – è di annullare ogni sogno di democraticità nel web. Una democraticità già minata dall’uso totalizzante dell’algoritmo che decide, spesso in modo ingiusto, quali profili debbano essere chiusi in modo irreversibile”.

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