Giornata lunga per il consiglio di amministrazione di Tim quella di domani, alle prese con i conti definitivi del gruppo e con l’offerta di Cdp-Macquarie sulla rete, presentata lo scorso 5 marzo ed esaminata dal comitato parti correlate 5 giorni dopo. Un atto dovuto quest’ultimo, essendo Cdp azionista di Tim con il 9,8% del capitale. Quanto ai conti, gli occhi sono puntati sul risultato netto dopo i preliminari dello scorso 14 febbraio, che avevano tracciato un 2022 al di sopra delle stime del gruppo.
I ricavi da servizi sono cresciuti dell’1,3% a 14,6 miliardi e il margine operativo lordo è calato del 6,7% a 6 miliardi, ma è salito del 2,7% nel 4/0 trimestre. Nel 2021 invece Tim aveva perso 8,7 miliardi. All’ordine del giorno anche il primo esame della proposta di Cdp-Macquarie, che potrebbe essere oggetto di una valutazione già domani, così come avvenne lo scorso 24 febbraio per la proposta di Kkr presentata il 2 febbraio.
Entrambe le offerte riguardano Netco, la divisione di Tim che controlla la rete fissa, inclusa Fibercop e la partecipazione in Sparkle. Alla vigilia del cda è intervenuto sul tema ancora una volta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ricordando che “in questo momento la partita è nelle mani di Tim, del consiglio di amministrazione e dei soci”. “Il governo – ha aggiunto – valuterà quando toccherà e sarà competenza del governo”.
Il parere del primo azionista Vivendi, che di Tim ha il 23,75%, è noto. Entrambe le offerte secondo l’ad Arnaud de Puyfontaine sono “ben al di sotto” degli obiettivi dei francesi, che rispetto ai 18-20 miliardi messi sul piatto finora dai due offerenti vorrebbero almeno 10 miliardi in più. Lo scorso 24 febbraio il cda di Tim aveva apprezzato la proposta di Kkr chiedendo però di migliorarla. Domani si capirà se dovranno fare altrettanto anche Cdp e Macquarie.
