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SDA Bocconi: la sostenibilità conviene

Accompagnare la trasformazione delle imprese è sempre stato nel Dna della SDA Bocconi School of Management fin da quando il fondatore Claudio Dematté nel 1971 ebbe l’intuizione di dare all’Italia, al mondo produttivo, alle imprese e alle istituzioni un luogo in cui formare una classe dirigente competente, capace di guidare lo sviluppo e di affrontare le grandi sfide della società e dell’economia.

Ed è ricordando le sue parole che Rossella Cappetta, Associate Dean for Open Programs della SDA apre l’evento ‘Sostenibilità aziendale tra impatto sull’ambiente e Inclusion Management’: “Una scuola di management serve alla collettività quando opera nella costante tensione fra l’esigenza di preparare all’esercizio di una professione e la necessità di produrre una critica costruttiva per la ricerca di strutture economiche e organizzative più giuste”.

L’evento, organizzato in collaborazione con Fortune Italia nella sede romana della SDA, recentemente inaugurata, parte da una riflessione sulle grandi sfide globali ambientali, diventate questioni strategiche per le imprese di tutto il mondo e si focalizza sull’importanza della formazione manageriale in risposta a tali sfide strategiche.

Oltre alla presentazione dei prossimi corsi di management dedicati a Diversity&Inclusion e Sustainability, è un momento di riflessione e condivisione di esperienze, anche toccanti, in particolare quelle legate alla partnership della SDA Bocconi con Atlantia, oggi Mundys.

La prima a parlare è Paola Profeta, Dean for Diversity, Inclusion and Sustainability dell’Università Bocconi e membro del board MPW di Fortune Italia, che spiega come il divario di genere sia ancora forte in Italia, soprattutto dal punto di vista economico: non è tuttora facile per le donne raggiungere posizioni apicali, i processi di selezione non sono neutrali rispetto al genere, le policy per la maternità e i servizi di welfare insufficienti. Riflettendo sulle principali sfide aziendali, attrarre e trattenere talenti, creare cultura, rafforzare la leadership, sottolinea come promuovere Diversity, Equity e Inclusion possa portare non solo giustizia e uguaglianza, ma beneficio economico sia a livello di macroeconomia che per le imprese. Un processo di selezione che rispetti la parità di genere allarga la platea dei talenti e di conseguenza, valorizzando merito e competenze, migliora le performance aziendali. Parità di genere ed empowerment femminile sono dunque elementi strategici per una crescita sostenibile.

Paola Profeta dirige il corso “Diversity & Inclusion Management (10-12 maggio) che si prefigge di approfondire il valore della diversità e dell’inclusione sulla base di evidenze empiriche e dei più importanti risultati scientifici sul campo, e di analizzare come applicarlo nel contesto aziendale e nella propria crescita professionale.

Francesco Perrini, Associate Dean for Sustainability, con responsabilità Diversity, Equity & Inclusion (DEI) e Innovation & Corporate Entrepreneurship (ICE) della SDA Bocconi, parla di sostenibilità dal punto di vista ‘planet’ e si concentra soprattutto sull’aspetto della convenienza economica.

La sostenibilità non è più solo un tema valoriale, ma diventa un vantaggio, anche una necessità, in termini finanziari. Un imprenditore potrebbe chiedersi ‘perché devo essere sostenibile?’. Perrini spiega: la sostenibilità è passata dall’essere una questione prevalentemente etica a un tema strategico, trasversale, un impegno che le istituzioni, gli stakeholders chiedono alle imprese. Non essere sostenibili, nel tempo, precluderà l’accesso a talenti e risorse, sarà un ostacolo per accedere al credito, alle gare di appalto, alle assicurazioni. Le aziende non in linea saranno escluse progressivamente dal mercato. La richiesta di sostenibilità non riguarderà più soltanto le grandi aziende, ma quelle con più di 250 dipendenti e poi anche le imprese più piccole. Senza un bilancio di sostenibilità, non si potrà accedere al Pnrr né ad altri fondi.

A supporto della tesi che essere sostenibili convenga, Perrini snocciola alcuni dati: l’81% di chi ha investito in sostenibilità ha avuto un ritorno positivo. Le imprese sostenibili rendono di più, lo dice il Dow Jones: le società che stanno negli indici di sostenibilità sono ritenute migliori dai mercati; quindi, le loro azioni riscuotono più interesse. Nel breve periodo essere sostenibili aumenta i ricavi e riduce i costi, nel lungo periodo migliora la reputazione e riduce i rischi.

Poi c’è il tema delle risorse umane. Oggi i giovani tengono in massima considerazione l’approccio sostenibile di Ceo e aziende, sono pronti a cambiare impiego se i criteri della società per cui lavorano non sembrano loro adeguati e, anche in fase di recruiting, non si candidano neppure per posizioni in brand anche molto prestigiosi in assenza di riferimenti espliciti e chiare politiche Esg.

Francesco Perrini co-dirige il corso Sustainability Strategy & Governance (Roma, 15-19 maggio. Il corso vuole offrire a manager, imprenditori e consiglieri di società un’occasione per comprendere a fondo e agire con efficacia nella nuova dimensione della sostenibilità, fornendo loro le teorie, gli strumenti metodologici e le pratiche per integrare il concetto di sostenibilità nel Dna aziendale realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG (Environmental, Social and Governance).

La sostenibilità, tema strategico e opportunità di crescita per le imprese

Margherita Lopes, giornalista di Fortune Italia, prima di intervistare i rappresentanti di Mundys, ricorda che la rivista è da sempre in prima linea nel campo della sostenibilità e cita l’approccio ‘One Health’, cavallo di battaglia di Fortune Italia: la nostra salute dipende dalla salute del pianeta.

Perché dobbiamo essere sostenibili? Risponde Nicola Pelà, Human Capital & Organization Director di Mundys (ex Atlantia). Perché ce lo chiede la nostra Costituzione, innanzi tutto, dice ricordando le modifiche recentemente apportate agli articoli 9 e 41. Poi racconta come Atlantia è riuscita a trasformare una tragedia (il crollo del ponte Morandi) nel punto di partenza per quella che lui chiama “stagione rigenerativa”. Sottolinea quanto la partnership con la SDA Bocconi sia stata fondamentale nella formazione dei 150 manager convenuti a Milano da tutto il mondo per diventare ambasciatori del cambiamento e regalare una nuova prospettiva di cittadini del mondo a tutti i dipendenti di Atlantia.

Maria Sole Aliotta, Employer Branding, Capability Acquisition and Development, Diversity and Inclusion di Mundys spiega come l’azienda abbia voluto privilegiare gli aspetti umani dei dipendenti e abbia istituito gli ‘human indicator’, survey periodiche per valutare come stanno le persone. E spiega quanto sia fondamentale per loro il rispetto degli individui riferendo orgogliosamente che il 100% dei dipendenti ha firmato la ‘carta di non discriminazione’. Aliotta spiega anche come l’azienda abbia avvicinato i dipendenti al volontariato, creando un ponte fra mondo non-profit e profit, con la concessione di dieci giorni pagati dall’azienda per aderire a iniziative di volontariato.

Silvia Seri, infine, Responsabile Budgeting & Reporting di Simest SpA, racconta la sua esperienza di ‘allieva’ di un corso SDA Bocconi, del quale l’ha colpita la quantità di funzioni aziendali diverse da cui provenivano i partecipanti, a testimonianza di come la sostenibilità sia un tema trasversale all’interno delle organizzazioni. Utile per crescere come singoli, ma anche come aziende.

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