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Tim, sulla rete Salvini si schiera con Cdp

Venti miliardi per la rete di Tim non bastano. Vivendi, primo azionista con il 23,75% la pensa così. Anche il cda dopo un primo esame delle offerte non vincolanti di Kkr e Cdp con Macquarie dice che quella cifra non basta. Dopo i rumors su possibili rilanci e in vista della scadenza, fissata al 18 aprile, per l’invio di una proposta migliorativa i francesi lo ribadiscono in una lettera al cda, invitandolo a prendere in considerazione solo offere che valorizzino adeguatamente gli asset. E per Vivendi il giusto prezzo si aggira intorno a 30 miliardi di euro.

Intanto Matteo Salvini alla richiesta dei deputati al question time si schiera dalla parte di Cdp che, agli occhi della politica, mette sul piatto un piano industriale e non solo risorse finanziarie. “Preferisco sempre e comunque un piano industriale a un mero piano finanziario che venga a incassare nel breve termine: qua abbiamo bisogno di un soggetto che nel medio-lungo termine investa sulle infrastrutture e sulla rete di questo paese” dice Salvini dopo essersi comunque stupito di dover rispondere su un tema di cui sono competenti il Mef e il Mimit, e il suo ministero “c’entra zero”.

“Trattandosi di una società quotata – ha detto riportando le parole suggerite dai suoi colleghi – il Governo sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi nel rispetto della piena autonomia di Tim” ma “permane l’interesse del Governo a mantenere il controllo strategico della rete possibilmente passando dal vetusto rame alla moderna fibra”. “La questione della Rete Unica rappresenta una priorità nazionale per questo sono al vaglio del Governo soluzioni che tengano conto sia degli interessi delle parti in gioco sia degli aspetti occupazionali” ripete.

Rimane senza risposta la richiesta di sapere di più sui vincoli Golden Power e dell’Antitrust. Secondo quanto si dice a Bruxelles sia i piani di Cdp da una parte o del fondo statunitense Kkr dall’altra di rilevare le infrastrutture di rete di Tim dovranno passare al vaglio di della Commissione europea. Tornando a Vivendi, secondo quanto si apprende, il socio che ora non ha più rappresentanti nel board puntualizza che sulla vendita della rete bisognerà votare in assemblea (straordinaria), quasi ad avvertire che se Cdp e Macquarie così come Kkr non alzeranno le offerte, ritenute insufficienti, si andrà alla conta dei voti. Vivendi avrebbe inoltre fatto emergere un altro nodo: il destino di ServCo senza Netco. Una qualsiasi offerta su Netco per essere accettata deve garantire che le attività che restano in capo a Tim siano sostenibili.

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