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Nomine, ecco chi resta e chi sarà sostituito alla guida delle partecipate

Il test delle nomine delle grandi partecipate di Stato crea qualche fibrillazione tra i partiti che sostengono Giorgia Meloni. Nessuno tra Lega, Fi e Fdi vuole rimanere a bocca asciutta nella scelta dei vertici delle cosiddette Big Five italiane ovvero Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna.

Claudio Descalzi riconfermato alla guida dell’Eni. Una scelta data da tutti sostanzialmente per scontata. L’ad di Poste Matteo Del Fante dovrebbe rimanere al suo posto. Accanto potrebbe avere una donna come nuovo presidente. La premier Giorgia Meloni vuole confermare “chi ha fatto bene” ai vertici, e seguire il criterio della “competenza”. Niente manuale Cencelli, è questa la linea di Palazzo Chigi. Sugli amministratori delegati la premier fin dall’inizio aveva fatto sapere agli alleati di voler avere l’ultima parola.

Ampio spazio alle richieste di Lega e Fi sulle presidenze, sulla composizione dei consigli e anche, più avanti, sulla vasta platea delle società non quotate. La Lega vorrebbe almeno la presidenza dell’Eni (era circolato anche il nome dell’europarlamentare – ed euroscettico – Antonio Rinaldi), ma le caselle più incerte, e su cui si registrano tensioni incrociate, restano quelle di Enel e Leonardo, che, a cascata, si portano dietro la composizione dell’intero puzzle.

Dato per certo, e condiviso, l’arrivo al capolinea per Francesco Starace e Alessandro Profumo, i problemi iniziano sui nomi dei loro sostituti. Per l’Enel Meloni vorrebbe Stefano Donnarumma, liberando Terna dove potrebbe arrivare come ad Giuseppina di Foggia, vicepresidente di Nokia.

Inserire almeno una donna tra gli amministratori delegati era peraltro uno degli obiettivi dichiarati in pubblico dalla premier. Ma l’intesa non c’è, e qualcuno, per superare l’impasse, ha suggerito anche di richiamare Fulvio Conti, già ad e direttore generale dell’Enel.

Per la presidenza dell’Enel sarebbe in lizza Paolo Scaroni, una candidatura “pesante” e cara a Forza Italia, che sarebbe ben vista dalla Lega che invece starebbe osteggiando Donnarumma. Oltre a Scaroni si fa il nome di Luciano Carta, attuale presidente di Leonardo dove sembrava fatta per il passaggio del testimone tra Profumo e Lorenzo Mariani, ad di Mbda sostenuto dal ministro della Difesa Guido Crosetto.

Meloni, però,  per quel ruolo fin da principio aveva immaginato Stefano Cingolani, l’ex ministro della Transizione ecologica di Mario Draghi, rimasto come consulente nel passaggio al nuovo governo. Tra Crosetto e Meloni c’è un idem sentire su queste vicende e in politica, Mariani potrebbe passare mentre per Cingolani potrebbe arrivare qualche altro incarico importante.

La premier sarebbe intenzionata a procedere su questa linea anche se c’è chi, tra le alternative, vede anche la possibilità di una presidenza per Cingolani, magari con precise deleghe. Per la presidenza del colosso dell’industria della difesa e dell’aerospazio si fa anche il nome del generale Giuseppe Zafarana, attuale comandante della Guardia di Finanza, che a sua volta libererebbe una ulteriore casella da riempire.

Sullo sfondo si sta consumando in Parlamento un braccio di ferro sul rinnovo della presidenza dell’Istat per Gian Carlo Blangiardo. Oggi è l’ultimo giorno utile per esprimere il parere (vincolante) ma servono i due terzi dei voti delle commissioni. E la maggioranza continua a non avere i numeri.

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