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Il Governo trova 3 miliardi per tagliare le tasse ai lavoratori

palazzo chigi

Lo scenario economico regionale e globale resta “incerto e rischioso”. L’economia italiana, però, continua a mostrarsi in forma. La crescita quest’anno si attesterà all’1%, In rallentamento rispetto al balzo del 3,7% del 2022, ma comunque meglio di quanto finora previsto.

Il debito sovrano imbocca la strada indicata dall’ex premier Mario Draghi: calo progressivo. In calo anche il deficit, da cui arriverà un ‘tesoretto’ di 3 miliardi che il governo vuole usare per tagliare il cuneo fiscale ai redditi medio-bassi. Nel Documento di economia e finanza del governo Meloni si imposta un percorso per i conti pubblici nel prossimo triennio. La linea politica interna e esterna è quella della “stabilità, credibilità e crescita”. Sono le parole usate dalla premier. Che manda anche un nuovo segnale sul fronte del Pnrr a Bruxelles per sbloccare la terza rata ancora non versata a Roma di 19 mld: il Piano da solo non basta e bisogna lavorare su un orizzonte più esteso.

Il Def2023 licenziato dal Governo conferma l’approccio “prudente e realistico” con cui il governo ha costruito già la legge di bilancio e il Dpb, con l’obiettivo di “mostrare serietà e affidabilità” ai mercati e all’Ue. Il punto di partenza è un contesto economico-finanziario in cui si sono affievoliti gli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, ma pesa l’incertezza legata oltre che alla guerra, al rialzo dei tassi di interesse e all’affiorare delle crisi delle banche. Ma nonostante questo, l’economia italiana continua a mostrare “una notevole dose di resilienza e vitalità”, assicura il Ministero dell’economia e delle finanze.

Una bella iniezione di fiducia arriva da altri recenti indicatori che “segnalano come nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere”. Di qui la scelta di fissare l’asticella del Pil per quest’anno al +1% (al ribasso 0,9%), alzando di 4 decimali la previsione dello 0,6% fatta a novembre nella Nadef.  La cautela è invece evidente nelle stime per gli anni successivi: la crescita per il 2024 viene rivista al ribasso al +1,5% (dal +1,9% della Nadef), mentre per gli anni successivi non si attende alcuna spinta sul Pil, con le stime tendenziale e programmatica allineate all’1,3 e all’1,1%. Con l’obiettivo di garantire la sostenibilità dei conti pubblici, il Def prevede poi una graduale riduzione del deficit e del debito (che dal 144,4% di quest’anno scenderà progressivamente fino al 140,4% nel 2026).

È previsto un andamento discendente anche per la pressione fiscale. Il carico fiscale dovrebbe passare dal 43,3% nel 2023 al 42,7% entro il 2026. “La prudenza di questo documento è ambizione responsabile”, sottolinea il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha portato il Def in cdm alla vigilia del suo viaggio a Washington per la settimana degli spring meeting del Fondo Monetario internazionale. “Le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro – prosegue Giorgetti – tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi”.

E va proprio nella direzione di dare un segnale ai lavoratori la decisione di destinare le risorse aggiuntive ricavate dal deficit a tagliare il cuneo fiscale: la stima del deficit per quest’anno al 4,5% programmatico, a fronte di un 4,35% tendenziale, libera infatti oltre 3 miliardi che il governo userà, con un provvedimento di prossima attuazione, per tagliare i contributi sociali a carico dei dipendenti con redditi medio-bassi. Il Def traccia una linea anche sul tema caldo del Pnrr, su cui resta l’incognita di una spinta che rischia di essere ormai già esaurita sul Pil.

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