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Educazione finanziaria: bene la diffusione ma attenti alla qualità

Nel mese in cui il Consiglio dei Ministri ha approvato il Ddl Competitività, che inserisce l’Educazione finanziaria nell’insegnamento dell’Educazione civica, corre l’obbligo riflettere su quanto sia rilevante questo sviluppo formativo per i giovani e il nostro Paese. Il tema dell’educazione finanziaria, da sempre di grande attualità, è diventato nel corso degli anni ancora più rilevante in un contesto internazionale complesso che richiede ai cittadini maggiore perizia e capacità di scelta e l’acquisizione da parte dei giovani di conoscenze e competenze necessarie per avere un corretto rapporto con il denaro e con il suo valore.

Le esperienze internazionali mostrano a questo proposito come la scuola rappresenti il canale principale per avvicinare i ragazzi al mondo dell’economia, soprattutto perché consente di raggiungere una vasta fascia di popolazione di tutti i ceti sociali. L’educazione finanziaria, dunque, troverà finalmente uno spazio adeguato nella scuola italiana grazie al suo inserimento nelle intersezioni formative destinate all’educazione civica, così come auspicato da illustri esponenti di Banca d’Italia (Magda Bianco), Comitato Edufin (Annamaria Lusardi) e FEDUF (Stefano Lucchini).

È un’ottima notizia che proietterà sul lungo periodo notevoli vantaggi per il sistema Paese, tuttavia è necessario prestare la giusta attenzione alla qualità degli insegnamenti che saranno divulgati. Negli ultimi tempi, come è noto, si sono moltiplicati come funghi corsi online, sessioni video, opinionisti dell’ultima ora e influencer vari alle prese con l’educazione finanziaria e il risparmio. Come sempre occorre valutare con grande attenzione la valenza di questi progetti educativi (spesso di livello molto discutibile o peggio) discernendo con sapienza dove investire il proprio tempo.

Tuttavia “Se pensi che l’educazione finanziaria sia costosa prova l’ignoranza”. Questa frase pronunciata dallo scrittore americano Robert Orban alla fine degli anni ’90, resta drammaticamente attuale per tutti i Paesi, America inclusa. Il primo programma di educazione finanziaria fu introdotto in alcune scuole americane a partire dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento, con l’obiettivo di fornire ai cittadini le nozioni finanziare di base su reddito, risparmio, tasse, mutui, assicurazioni e pensione. Nel corso degli anni Sessanta l’educazione finanziaria si diffuse, divenendo obbligatoria in alcuni Stati d’America a seguito di due fenomeni: 

ï il programma promosso dalla presidenza Johnson (1963-1969) definito Great Society, di sostegno all’educazione, sanità pubblica, lotta alla povertà, sviluppo delle aree depresse; 

ï il movimento a difesa dei consumatori di Ralph Nader. Come recita un rapporto del 1999 della SEC (Securities and Exchanges Commission), l’obiettivo principale dell’educazione finanziaria è «garantire a tutti i cittadini americani gli strumenti necessari per adottare decisioni finanziarie e proteggere i propri meritati risparmi».

Nonostante i considerevoli sforzi formativi per aumentare il livello di conoscenza finanziario ed economico, solo un individuo su tre dimostra di avere nozioni base sull’educazione finan­ziaria. Vi sono quindi, negli USA, ancora molti milioni di persone impreparate ad affrontare i rapidi cam­biamenti della finanza, in particolar modo, ad esempio, in termini digitali. Alla luce dell’analisi della principale casistica internazionale, potremmo formulare alcune raccomandazioni per favorire il miglioramento del livello di educazione finanziaria:

  • Coordinare maggiormente tutte le azioni in campo in tema di educazione finanziaria.
  • Favorire la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti, sia pubblici che privati.
  • Incentivare la trasparenza del sistema finanziario nazionale, che deve essere interpretata non solo come maggior livello di semplicità, chiarezza ed etica nei confronti del consumatore, ma anche come un importante fattore di qualità dell’offerta.
  • Coinvolgere attivamente molti media sull’importanza del tema attraverso la promozione di una campagna di sensibilizzazione congiunta su scala nazionale.

Tutto ciò è propedeutico, non dimentichiamolo, anche per dare applicazione all’art.47 della Costituzione sulla tutela del risparmio, un diritto che, data la complessità e la volatilità dei mercati, non può essere garantito in assenza di un adeguato livello di educazione e consapevolezza finanziaria. Infine, affrontare temi economici significa pertanto parlare anche di etica, di responsabilità, di scelte compiute tra differenti modelli economici. D’altra parte l’economia è legata alla storia: dalle teorie mercantilistiche della Francia nel Seicento al liberismo economico teorizzato dal filosofo ed economista scozzese Adamo Smith. A fare la differenza, nell’economia così come in ogni altro settore della società, è l’uomo e il suo livello di conoscenza.

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