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Def, via libera dal Parlamento ma è tensione nella maggioranza

camera dei deputati

Il Parlamento ha dato il via libera al Def e allo scostamento di bilancio. E così è salvo il Consiglio dei ministri del primo maggio sul decreto lavoro. Resta quanche strascico nella maggioranza dopo lo scivolone alla Camera per le troppe assenze. I primi segnali indicano tensioni: scambi di accuse e sospetti, soprattutto in Forza Italia. “Non c’è una crisi politica”, il messaggio univoco di FI e Lega. Solo  “sciatteria”, per usare le parole di un ministro: “Se il problema fosse politico, sarebbe più semplice, ci metteremmo al tavolo e lo risolveremmo. Invece…”. Invece ora servirà dare “una registrata” ai parlamentari, e Giorgia Meloni sembra intenzionata ad organizzare incontri periodici con i capigruppo della coalizione. Il tema non è nuovo.

Nelle commissioni emerge un certo astensionismo, in particolare di leghisti e forzisti, notano gli alleati. Un problema che va al di là della necessità di adeguare i regolamenti della Camera sui quorum alla luce del taglio dei parlamentari, sollevata dal capogruppo di FdI Tommaso Foti, che a all’inizio della seduta della Camera ha chiesto “scusa agli italiani e al presidente del Consiglio per quanto accaduto”.

È l’unico passaggio condiviso da maggioranza e opposizioni, in una seduta sospesa più volte, la prima per un malore di Angelo Bonelli (dopo i controlli è stato dimesso dal Gemelli nel pomeriggio), al termine dell’accorata dichiarazione di voto di Avs. Un’altra sospensione è arrivata dopo la bagarre fra FdI e Pd, che ha lasciato l’Aula completando un triplice Aventino dopo quelli delle ore precedenti nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato.

“Una giornata di forzature”, l’ha definita la segretaria dem Elly Schlein. “Adesso potranno completare questa sceneggiata di volere, il 1° maggio, portare delle norme che precarizzano ancora di più il lavoro e smantellano il reddito di cittadinanza”, il commento da Ivrea del leader M5s Giuseppe Conte, poco dopo la votazione della Camera. Questa volta Def e scostamento sono approvati con 221 sì, 26 più di quelli di ieri, quando i gruppi di centrodestra avevano assicurato 211 deputati in Aula ma a votare erano solo 195. “Dagli errori si impara, spero in futuro non si ripetano situazioni simili”, l’auspicio di Giancarlo Giorgetti.

Molti assenti si sono messi in fila da ministri e capigruppo per giustificarsi: una sosta in bagno, un impegno elettorale, un convegno… Scuse banali per chi ricorda ad esempio l’allora Ds Guido Calvi trascinarsi con la stampella a votare nonostante il femore fratturato, nel 2006. Ieri ci si è accorti all’ultimo del rischio, senza correre ai ripari. A parte le tensioni con l’opposizione, al Senato è filato tutto liscio in entrambe le giornate, “senza nessuna scivolata”, rivendica “con orgoglio” Ignazio La Russa.

 

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