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L’AI nei processi di assunzione non piace agli americani

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Si è parlato molto del potenziale utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi di assunzione, dall’aiutare a sradicare i pregiudizi sul lavoro all’estinzione dei compiti meccanici. Ma cosa pensano gli americani delle aziende che utilizzano l’AI nelle assunzioni? A quanto pare, la maggior parte preferirebbe che venisse messa alla porta.

In un recente sondaggio di Pew Research, il 66% degli intervistati ha affermato che non vorrebbe candidarsi per una posizione in cui le decisioni di assunzione vengono prese da un sistema di AI.

Il 71% ha dichiarato di essere totalmente contrario al fatto che la tecnologia prenda una decisione finale di assunzione e il 41% è contrario anche all’utilizzo di AI per esaminare le domande di lavoro.

“Il motivo più ricorrente tra i contrari è che pensano che mancherebbe un tocco umano e quindi non si coglierebbero le qualità intangibili”, afferma Colleen McClain, ricercatrice associata al Pew. “Secondo queste persone, l’AI non sarebbe in grado di giudicare cose come la personalità e non creerebbe quella connessione umana di cui hanno bisogno sia un aspirante dipendente che un capo durante un colloquio di lavoro”.

Nonostante le teorie secondo cui l’intelligenza artificiale potrebbe abbattere alcuni pregiudizi umani in futuro, i dati complessivi mostrano un grande scetticismo tra la forza lavoro statunitense. E questo è particolarmente evidente tra gli intervistati neri. “Circa il 20% degli adulti neri che vedono i pregiudizi razziali e il trattamento ingiusto nelle assunzioni come un problema, affermano che l’AI peggiorerebbe le cose. Diversamente rispetto a un adulto ispanico, asiatico e bianco dove il dato di chi crede che l’AI non possa migliorare la situazione è uno su dieci”, ha scritto un altro ricercatore del Pew in un post sul blog sull’argomento.

I risultati suggeriscono che ci vorranno molti altri anni e molta formazione da parte delle risorse umane prima che i dipendenti, e i potenziali dipendenti, si sentano a proprio agio con l’idea dell’AI. E possano spedire ‘in libertà’ le proprie candidature.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

 

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