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Il valore del Bricolage: in crescita il settore delle Ferramenta

Nell’Italia della ripresa, il settore delle Ferramenta segna un incremento del 22% del fatturato globale, che passa a 15,35 mld del 2021 – ultimo dato disponibile – rispetto ai 12,58 del 2019. E’ quanto emerge dalla ricerca di Assofermet e Creditsafe relativa al settore delle ferramenta in Italia, presentata nel corso dell’International Hardware Fair Italy a Bergamo. lo studio è stato elaborato a partire dall’analisi di diversi indicatori, in particolare i bilanci degli operatori del comparto, che conta circa 20.000 aziende.

Il valore di un settore in crescita 

“Lo stato di salute delle ferramenta si inserisce all’interno di un quadro generale ricco di tematiche pubbliche che interessano direttamente il settore” è il commento di Sabrina Canese, Presidente di Assofermet Ferramenta, che sottolinea come “nell’ambito degli impegni per l’efficientamento energetico, per esempio, anche le ferramenta giocano un ruolo strategico. Politiche di sostegno a ristrutturazioni e riqualificazioni ordinarie dovrebbero essere promosse soprattutto per le famiglie a più basso reddito.”
Analisi confermata anche dai numeri, che vedono un incremento che si ferma al 19% per le ferramenta al dettaglio, e arriva invece fino al 24% nel caso dei grossisti.

I numeri della ricerca 

Guardando al margine operativo lordo, questo ha registrato un aumento in media del 49% con una crescita del 71% per i grossisti e del 26% per il commercio al dettaglio. In un contesto globale in cui sono da scontare i rincari di forniture e materie prime, gioca un ruolo fondamentale proprio l’aumento dei listini, che tengono conto dell’aumento complessivo del 19% del costo della produzione, che passa dai 12,30 mld del 2019 a 14,70 mld nel 2021.
Se è vero che il settore è complessivamente in salute, si registra però un notevole squilibrio geografico nella distribuzione del fatturato fra nord a sud che – nel caso del commercio all’ingrosso – viene infatti prodotto per oltre il 60% da sole 5 regioni: Lombardia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna e anche Campania, prima delle regioni del Sud. Non cambia il quadro rispetto al commercio al dettaglio, dove sono ancora Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte e Campania a produrre oltre il 60% del fatturato.

Ingrosso e Dettaglio

Questi risultati economici sono il frutto di un contesto economico che, tra il 2019 e il 2022, ha visto diminuire il numero delle società attive, che hanno registrato un calo del 4%, passando da 20.900 del 2019 a circa 2000 nel 2022, un dato medio che ha visto un’incidenza maggiore per i venditori al dettaglio – diminuiti del 4,4% – e che riguarda soprattutto le società individuali e le società di persone. Sono invece aumentate le società di  capitali : i venditori al dettaglio con questa formula societaria erano 3500 nel 2019 e 3600 nel 2022.
Anche in questo caso, si registrano importanti differenze fra le singole regioni: l’impatto del decremento delle imprese attive nel settore è stato del 5,9% nel nord-ovest,  del 4,8% nel nord-est e dell’8% nel centro Italia. Nel sud del Paese la riduzione si ferma al -1,4% e nelle isole al -1,3%. Per contro, si è invece registrato un notevole aumento del numero dei dipendenti delle aziende che hanno resistito alle congiunture: nel 2022, in tutta la penisola lavorava il 5% dei dipendenti in più rispetto al 2019, e da 68.500 si è passati a circa 72.000 lavoratori, con l’incremento maggiore registrato nel nord Italia, ovvero +7,2% nel nord-ovest, +8,1% nel nord-est – nelle due aree si è passati rispettivamente a 27.860 e 16.856 dipendenti. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, il dato più interessante è l’aumento del 13% dei lavoratori nelle aziende grossiste; le aziende che vendono al dettaglio non hanno subito particolari variazioni.

Le sfide per il  futuro

“Possiamo immaginare due tipi di cause per questo quadro generale” sintetizza Luca Berti, Country Manager di Creditsafe Italia,  che aggiunge: “Da un lato, se il numero di aziende è diminuito, in parte è perché soltanto alcune imprese sono riuscite a resistere alle grandi sfide degli ultimi anni, dalla pandemia alla crisi delle materie prime. Dall’altro, è anche evidente il fenomeno di concentrazione di imprese che si sono unite per avere strutture più organizzate che permettessero di sopportare meglio il periodo di incertezza e difficoltà”.

Questo settore dovrà affrontare un rischio strutturale, per poter mantenere i tassi di crescita registrati fino ad ora: la transizione generazionale. Quasi il 42% degli imprenditori del settore ha più di 60 anni. Un dato che fa pensare, soprattutto in riferimento alle ferramenta al dettaglio, quelle società individuali e di persone che sono, numericamente, molte di più rispetto alle società di capitali, e per cui bisognerà che il settore si organizzi per poter garantire un ricambio generazionale utile alla crescita.

Assofermet

E’ l’associazione di categoria che rappresenta, a livello nazionale, le imprese che esercitano attività di commercio, distribuzione e prelavorazioni di prodotti siderurgici e di metalli non ferrosi, e degli impianti che effettuano attività di raccolta, recupero, riciclaggio e commercio di rottami di acciaio e di metalli non ferrosi e delle imprese del commercio e distribuzione di ferramenta e articoli del “fai da te” (Diy).
Grazie ad Assofermet, le aziende possono avere accesso a tutte le più importanti tematiche generali e di dettaglio nel proprio settore di attività, a livello normativo e di mercato. L’associazione è un punto di incontro e di networking fondamentale per aziende, media e stakeholder che si occupano di alcuni dei settori più rilevanti per l’economia italiana.

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