NF24
Cerca
Close this search box.

Crollano i mutui, ma la Bce va avanti: i rialzi continuano finché necessario

Anche il crollo delle richieste di mutui in Europa non è abbastanza per convincere la Bce a cambiare idea: la politica del rialzo dei tassi di interesse iniziata nel luglio 2022 (375 punti base di rialzo; a maggio 2023 l’ultimo da 25 punti base) continuerà fino a che non rallenterà l’inflazione.

Nonostante, ammette la stessa Bce nel suo consueto bollettino economico, nel primo trimestre del 2023 “il calo della domanda di prestiti da parte delle imprese è stato il più marcato dalla crisi finanziaria mondiale, mentre la contrazione della domanda di prestiti da parte delle famiglie è stata la più elevata dall’avvio dell’indagine nel 2003”.

Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine “e siano mantenuti su tali livelli finché necessario”.

L’impatto sui mutui: il report Agenzia delle Entrate-Abi

Riferendosi all’analisi sul credito bancario condotta recentemente dalla stessa Francoforte, quindi, la Bce ricorda che le banche hanno segnalato un forte calo della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie nel primo trimestre del 2023, e che un crollo dei mutui come quello attuale non si registri da addirittura 20 anni nel caso dei prestiti alle famiglie, e da 15 per quelli alle imprese.

Secondo le opinioni delle banche dell’area dell’euro raccolte nell’analisi sul credito bancario, la domanda netta di prestiti delle imprese è fortemente diminuita nel primo trimestre del 2023 (-38%, dopo il -12% del trimestre precedente)

A confermare che il rialzo dei tassi rende meno accessibile per le famiglie accendere un mutuo per l’acquisto di un’abitazione è il rapporto Abi-Agenzia Entrate sul mercato immobiliare: negli ultimi mesi è sceso l’indice di accessibilità, cioè l’affordability index che sintetizza l’analisi d i fattori (reddito disponibile, prezzi delle case, tassi di interesse) che influenzano la possibilità di acquistare un’abitazione con un mutuo. Secondo il report, la flessione dell’indice nel corso del 2022 è dovutaunicamente al rialzo dei tassi di interesse”. Per quanto riguarda “le nostre previsioni relative al primo trimestre del 2023, in linea con quanto visto nel corso del 2022, la riduzione di 7 decimi dell’indice di affordability è determinata da un contributo negativo per 9 decimi del tasso di interesse a cui si contrappone, parzialmente, un contributo positivo per 2 decimi della componente reale”.

Secondo il ‘Rapporto immobiliare residenziale’ in cui è contenuto l’indice di affordability, lo scorso anno in Italia circa 364mila acquisti di abitazioni sono stati effettuati ricorrendo a un mutuo.

Nel 2022, il tasso medio applicato alle erogazioni per acquisto di abitazioni è aumentato, rispetto al 2021, di 0,63 punti percentuali portandosi così al 2,5%. Tassi medi più elevati si evidenziano nelle regioni del Sud (2,75%) e del Centro (2,59%), mentre i tassi più bassi si registrano nel Nord Est (2,31%).

Tornando al bollettino di Francoforte, la flessione della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie è stata superiore alle aspettative espresse nel trimestre precedente, dice la Bce. “Le banche hanno segnalato che il livello generale dei tassi di interesse è stato il principale fattore alla base della ridotta domanda di prestiti, in un contesto di inasprimento della politica monetaria. Anche il calo del fabbisogno finanziario per gli investimenti fissi ha avuto un forte effetto frenante sulla domanda di prestiti da parte delle imprese. La contrazione della domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni si è confermata significativa ed è stata principalmente trainata dall’aumento dei tassi di interesse, dall’indebolimento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali e dal basso clima di fiducia dei consumatori”.

Per il secondo trimestre del 2023 le banche si attendono un’ulteriore, ma più contenuta, flessione (netta) della domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie.

Inflazione troppo alta da troppo tempo

“Le prospettive di inflazione continuano a essere troppo elevate da troppo tempo”: una frase che la Bce ha già usato per spiegare i suoi rialzi. Nonostante l’inflazione complessiva abbia registrato una riduzione negli ultimi mesi, a preoccupare è quella ‘core’, e le “pressioni di fondo” sui prezzi rimangano intense, dicono da Francoforte. Al contempo, “i passati incrementi dei tassi di interesse si stanno trasmettendo con vigore alle condizioni monetarie e di finanziamento nell’area dell’euro, mentre il ritardo e l’intensità della trasmissione all’economia reale restano incerti”.

Per questo la Bce conferma che, per inseguire l’obiettivo del +2% d’inflazione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare un livello e una durata della restrizione adeguati. In particolare, “le decisioni sui tassi di riferimento continueranno a essere basate sulla valutazione del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

Oltre ai tassi, il Consiglio direttivo continuerà a ridurre il portafoglio del programma di acquisto di attività (PAA) dell’Eurosistema a un ritmo misurato e prevedibile. Coerentemente con tali principi, il Consiglio direttivo prevede di porre fine ai reinvestimenti nell’ambito del PAA a partire da luglio 2023.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.