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Giovani coraggiosi campioni di innovazione

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Emilio Carelli

I 40under40 che presentiamo in questo numero, frutto di un’attenta e severa selezione, sono 40 giovani che si sono affermati con successo nel loro ambito. Al raggiungimento dei loro obiettivi ha sicuramente contribuito una buona dose di determinazione unita alla passione, ingredienti preziosi in ogni percorso di affermazione professionale, ma depotenziati se allo stesso tempo una rigorosa e attenta formazione non avesse consegnato loro gli strumenti per ricoprire ruoli professionali così prestigiosi.

Sono giovani coraggiosi sia perché non hanno ceduto alle lusinghe di una posizione più appagante all’estero, sia perché il più delle volte – se leggete attentamente il loro percorso professionale – scoprirete che hanno scelto la ricerca, l’innovazione e la sperimentazione, puntando però anche al massimo sulla propria creatività.

Riteniamo in ogni caso che la formazione per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro sia decisiva soprattutto in un contesto dove il mercato è in continua evoluzione e il management deve essere pronto a fronteggiare e gestire i cambiamenti, migliorando continuamente le proprie competenze specifiche.

Affermazioni precise che purtroppo contrastano con uno scenario che vede una quota di abbandoni scolastici tra le più alte dell’Unione europea (13,1% di dispersione) che corrisponde – in termini assoluti – a circa 543mila giovani.

Il paradosso finale è che in Italia ci sono due milioni di posti di lavoro per i quali non si trova personale adeguato, ma al contempo ci sono anche due milioni di disoccupati che non riescono a trovare lavoro.

Ma il successo di chi ce l’ha fatta ripropone un’ulteriore riflessione. Riguarda l’ascensore sociale, quel meccanismo attivo soprattutto negli anni Sessanta e Settanta che ha permesso a tanti giovani provenienti da famiglie modeste e a basso reddito, di farsi strada con il proprio impegno raggiungendo posizioni di prestigio nel mondo del lavoro e più in generale nella società civile.

Secondo una ricerca pubblicata recentemente dal Sole24Ore, meno di 4 italiani su 10 si aspettano una posizione sociale migliore per i figli. E solo il 5% degli intervistati ritiene che la propria posizione sia migliorata. Il 66% si percepisce collocato nella parte inferiore della piramide sociale. È la fotografia di un Paese, l’Italia, in cui l’ascensore sociale è bloccato.

Solo il rilancio di una formazione accessibile a tutti i giovani, a prescindere dal loro ceto sociale (e con costi sostenibili per tutti) potrà riattivarlo.

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