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Perché Eni si allarga in Indonesia (acquisendo i blocchi Chevron)

Claudio Descalzi Ceo Eni

Eni si allarga in Indonesia e nel gas: il Gruppo italiano ha annunciato l’acquisizione delle partecipazioni (inclusa l’Operatorship, cioè la gestione operativa) di Chevron, nel bacino di Kutei, East Kalimantan, nell’offshore dell’Indonesia. Un’operazione che, secondo Eni, ha un significato particolarmente importante in considerazione del suo impegno crescente sul gas.

I blocchi acquisiti sono quello di Ganal PSC (qui il colosso Usa ha il 62%), Rapak PSC (sempre il 62%) e Makassar Straits PSC (72%). In due di questi blocchi, cioè Ganal e Rapak, la società guidata da Claudio Descalzi (nella foto in evidenza) possiede già una quota del 20% da non operatore. La chiusura della transazione è soggetta alle approvazioni governative e regolatorie.

Secondo Eni l’acquisizione è un passo importante in particolare perché permetterà di accelerare lo sviluppo del progetto a gas di Gendalo e Gandang, parte dell’Indonesia Deepwater Development (IDD) nel Ganal PSC, vicino alla FPU di Jangkrik, con riserve di gas stimate in circa 2 TCF (trilioni di piedi cubi).

A ciò si aggiungono il giacimento a gas in produzione di Bangka, le scoperte di Gehem e Ranggas e i “significativo potenziale esplorativo compreso anche nella parte settentrionale dell’asset, che rappresentano quindi un importante, ulteriore consolidamento delle attività di Eni nell’area dell’East Kalimantan”, dice l’azienda italiana.

La presenza di Eni in Indonesia e il progetto IDD

Il primo accordo esplorativo di Eni in Indonesia risale al 1968; l’azienda è tornata nel paese nel 2001 con attività di esplorazione e produzione. L’attuale produzione netta è di circa 80 mila boe/giorno.

Secondo i dati relativi all’ultimo trimestre 2022 (pubblicati nella prima trimestrale Eni del 2023) l’Asia rappresenta una delle aree strategiche per la produzione di gas di Eni, anche se lontana dalle regioni africane : è al quarto posto dopo Egitto, Africa settentrionale e Africa Sub-Sahariana.

L’acquisizione delle attività di Chevron in Indonesia consentirà a Eni, quindi, di accelerare lo sviluppo del progetto IDD, ovvero Indonesia Deepwater Development, che situato nello stretto di Makassar, coinvolge i giacimenti di gas di Bangka, Gendalo e Gehem.

Eni vuole sfruttare “la sua forte presenza nell’area del Kalimantan orientale e le sinergie con le infrastrutture di Jangkrik operate da Eni, con l’impianto GNL di Bontang e con il mercato domestico del gas”.

Jangkrik è stato finora il progetto di punta di Eni nel Paese, che lì ha una Fpu, un’unità galleggiante di produzione, collegata ai 10 pozzi sottomarini del giacimento, parte del blocco Muara Bakau, uno dei più grandi del Paese, operato da Eni con una partecipazione del 55%. Bontang è invece l’impianto di liquefazione presente vicino a Jangkrik: da lì è partito il primo carico di Gnl targato Eni nella zona, nel 2017.

L’operazione sull’Idd rafforzerà la posizione di Eni in Indonesia, “dove la società ha un solido track record di successi nello sviluppo del gas”. Già nel 2022 Eni ha prodotto in Indonesia 3,3 mld di metri cubi di gas, mentre la produzione annuale di idrocarburi ha raggiunto 23 mln boe.

Eni sostiene che l’acquisizione è “pienamente in linea con la strategia di transizione energetica della società, della quale il gas e il GNL rappresentano pilastri fondamentali, per aumentare la quota di produzione di gas naturale al 60% entro il 2030, contestualmente con la domanda mondiale di energia accessibile, a basse emissioni di carbonio e conveniente”.

Questa operazione fa seguito al recente annuncio dell’accordo per l’acquisizione da parte di Eni di Neptune Energy, la quale ha – tra le altre cose – una presenza significativa in Indonesia e un’ottima integrazione con le operazioni di Eni nel Kalimantan orientale. Anche in occasione di quell’acquisizione, da 4,9 mld,, l’Ad Descalzi aveva sottolineato il ruolo strategico del gas per Eni: “Riteniamo che il gas sia una fonte energetica ponte cruciale per la transizione energetica globale”.

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