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Tribunale di Milano: Uber Eats deve revocare 4mila licenziamenti “Illegittimi” dei rider in italia

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La Sezione Lavoro del Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che ha dichiarato “illegittimi” e soggetti a “revoca” tutti i licenziamenti dei rider di Uber Eats in Italia, avvenuti nel giugno scorso quando l’azienda ha annunciato la sua uscita dal paese. La decisione del giudice Luigi Pazienza è giunta in risposta a un ricorso presentato da Nidil Cgil Milano, Filcams Cgil Milano e Filt Cgil Milano, rappresentati dagli avvocati De Marchis, Bidetti, Vacirca e Borali.

Il Tribunale ha stabilito che Uber Eats Italy srl ha adottato una condotta “antisindacale” omettendo la procedura di consultazione prevista per la cessazione delle attività di food delivery in Italia, il che ha comportato la risoluzione di tutti i rapporti di lavoro. Questa decisione è stata accolta con favore dalle organizzazioni sindacali, che la definiscono uno “straordinario risultato”. L’azienda ora è tenuta a richiamare in servizio tutti i rider interessati e a intraprendere un reale dialogo con i sindacati.

All’inizio di giugno, Uber Eats aveva annunciato la sua uscita dall’Italia, lasciando migliaia di rider senza lavoro tramite una comunicazione via email, come denunciato dai sindacati. Prima della chiusura, circa 8.000 rider erano iscritti alla piattaforma, di cui 4.000 erano attivi. Ora l’azienda è obbligata a informare i 4.000 rider interessati della revoca dei licenziamenti e deve pubblicare la decisione sui propri canali aziendali e sui principali quotidiani nazionali.

Il giudice ha sottolineato che la cessazione di migliaia di rapporti di lavoro impone l’applicazione delle leggi sui licenziamenti collettivi. La condotta dell’azienda è stata definita “antisindacale” in quanto ha omesso completamente le informazioni sindacali richieste dalla legge.

La sentenza del Tribunale di Milano ordina a Uber Eats di revocare tutti i licenziamenti dei rider con “account attivo alla data del 14 giugno 2023” e di avviare le procedure di consultazione previste con le organizzazioni sindacali. Inoltre, il giudice ha qualificato l’attività dei rider come lavoro subordinato, con l’obbligo per l’azienda di attivare le procedure di consultazione con i sindacati prima di procedere ai licenziamenti, anche se si opta per una qualificazione dei rider come collaboratori etero-organizzati.

Questa sentenza rappresenta un importante sviluppo nella disciplina delle localizzazioni delle multinazionali, responsabilizzandole nei processi di ristrutturazione e dimostrando che i rider devono beneficiare di tutti i diritti dei lavoratori subordinati.

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