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Habyt, nuovo round da 40 mln. I piani del Ceo Bovone: break-even nel 2024

luca bovone habyt

Arriva un nuovo round di Serie C da 40 mln di euro per Habyt, l’azienda fondata in Germania dall’imprenditore italiano, classe 1991, Luca Bovone. L’azienda è il più grande operatore del settore degli appartamenti condivisi, o co-living, da quando a inizio anno ha acquisito la società americana Common.

La somma raccolta finora da Habyt (il round di serie B risale al 2021) raggiunge così circa 90 mln, se si sommano quelli di questo ultimo round. Una raccolta sulla quale l’azienda lavora dall’anno scorso, spiega a Fortune Italia Luca Bovone. Non è stato facile, dice, vista la “situazione dei mercati”. Con le incertezze finanziarie di quest’anno i round di investimento e venture capital sono crollati in Europa, rispetto ai numeri del 2022: secondo le stime di Atomico si registrerà un calo di quasi il 40% entro fine anno.

Il round di Serie C testimonia la solidità di Habyt, secondo il Ceo, specialmente “in un anno così complesso per questo tipo di finanziamenti”, dice Bovone.

Gli investitori

La somma raccolta da Habyt non è l’unica nota da sottolineare. Il round è stato guidato dalla Korelya Capital fondata dall’ex ministro francese Fleur Pellerin e da Deutsche Invest, con la partecipazione di nuovi investitori, come Exor Ventures ed Endeavor Catalyst. Hanno investito anche attori già presenti nella compagine societaria, come P101, ITALIA500-Azimut, HV Capital, Vorwerk Ventures, Norwest, Kinnevik, Burda Principal Investments e Inveready.

Break even ‘mondiale’ nel 2024

“Siamo molto contenti, ora possiamo perseguire i nostri obiettivi verso la profittabilità di Gruppo”, dice Bovone. Già raggiunta nel 2023 quella in Europa e Asia, ora il break-even va raggiunto anche in America, dove Habyt è entrata a inizio anno con l’operazione su Common (dopo quella su Hmlet nel 2022 che ha esteso il suo raggio d’azione all’Asia). “A quel punto saremo redditizi a livello di Gruppo”, dice Bovone. Un obiettivo raggiungibile già nel 2024, mentre è stato superato il traguardo delle 30mila unità abitative. “Aumentano di 1.000-2.000 a trimestre”.

Ora Habyt è presente in 40 città e 14 paesi; 7.000 delle oltre 30mila unità abitative gestite sono state portate in dote da Common. In tutto, Habyt ne gestiva 5.000 nel 2022. Oltre a quelle dedicate al co-living ci sono monolocali e appartamenti in affitto tradizionali. Ai proprietari che decidono di far gestire il proprio immobile dalla piattaforma viene offerta la possitibilità di configurare l’edificio per il co-living (quindi stanze singole in appartamenti condivisi) appartamenti tradizionali e ‘hotel’, per affitti di breve termine.

Le prossime tappe: quotazione e un miliardo di fatturato

Una volta raggiunto il break even, le tappe della crescita di Habyt passano da una quotazione in Borsa, tra 2024 e 2025 in base all’andamento dei mercati, e il miliardo di fatturato, che potrebbe essere raggiunto nel 2026, conferma il Ceo.

Habyt già fattura centinaia di milioni di euro (nel 2023 la crescita dovrebbe essere del 40%), ma ha ancora strada da fare, secondo Bovone. In ogni caso con il nuovo capitale e l’integrazione con Common (che permette alla società di tagliare i costi della piattaforma) già iniziata, “siamo molto più vicini ai nostri obiettivi”, dice il Ceo italiano che ha scelto di puntare, inizialmente, sulla Germania.

Come funziona Habyt e l’esperienza di Berlino

“La città dove abbiamo avuto più impatto in assoluto è Berlino: siamo su 3.500 unità. Un’alta densità in un mercato degli appartamenti molto difficile”.

Nella capitale tedesca dove la sua avventura è iniziata da un solo appartamento condiviso, dice Bovone, “si formano code chilometriche per visitare gli appartamenti in vendita. Per noi è anche una questione di facilità di prenotazione, per un prodotto che normalmente non si può prenotare online. Questo elemento ha favorito Habyt. In città abbiamo lanciato due palazzi da 250 unità negli ultimi due mesi e hanno raggiunto il 95% di occupazione nel giro di un mese”.

Il periodo economico, con tassi d’interesse alle stelle e domanda di abitazioni superiori all’offerta, favorisce chi riesce a rispondere più rapidamente a chi cerca casa. Inoltre, alla piattaforma di Habyt si rivolgono spesso i digital nomad per i quali le soluzioni veloci – e che evitano di perdersi nella burocrazia – per andare ad abitare in una nuova città sono fondamentali. La clientela dell’azienda di Bovone è rappresentata al 70% da cittadini stranieri che si trasferiscono per lavoro.

Il caro affitti e il co-living

Franco Danesi, partner di Korelya Capital e membro del Cda di Habyt, dichiara che “Habyt sta risolvendo il crescente problema dell’accesso a soluzioni abitative adeguate con una proposta digitale, rivolta a giovani famiglie e professionisti in movimento”.

Il mercato degli affitti adesso vive una “pressione incredibile”, dice Bovone, “e noi stiamo viaggiando a numeri di occupazione molto elevati”.

In Italia per ottenere un mutuo le banche spesso richiedono un contratto di lavoro a tempo indeterminato, e a volte i proprietari chiedono condizioni simili ai potenziali inquilini, nonostante solo il 15% della popolazione soddisfi il requisito, riporta Habyt. Il fenomeno del co-living potrebbe essere una risposta anche alla crisi degli affitti in Italia? “In generale io non sono opposto ad aumentare le regole sugli affitti di breve termine, penso sia sano”. La società quest’anno ha inaugurato il suo primo hotel in Europa (il Waterfront di Berlino, in Germania) per affitti brevi e vacanze. Ma Habyt “si occupa principalmente del medio-lungo termine, con una permanenza media di nove mesi”, dice Bovone.

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Habyt, la presenza in Italia

Secondo il Ceo, “in generale Habyt è un prodotto che punta molto all’accessibilità: trasformare un palazzo residenziale significa aggiungere stanze e quindi ridurre il prezzo per il cliente”. Stiamo collaborando con diverse municipalità per fornire il co-living come una soluzione all’aumento dei prezzi degli affitti. In Italia siamo presenti su Milano, Torino e, in piccolo, a Modena. Ci espanderemo su altre città (Roma, Firenze, Bologna, Pisa, Verona, Venezia, ndr). Per ora abbiamo un paio di migliaia di unità abitative nel Paese”. Intanto, anche se non è il mercato più grande, l’Italia è il mercato più redditizio dei tre continenti, per la creatura di Bovone.

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