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Panico da glitter: dal 15 ottobre il divieto Ue alle prime microplastiche

glitter microplastiche

Ancora poche ore, e poi l’addio al glitter in Europa sarà definitivo: dal 15 ottobre inizierà il bando dell’Unione europea sulle microplastiche che, scaglionato negli anni in base al tipo di prodotti (ci sono anche scrub cosmetici e i riempitivi dei campi di calcetto, ad esempio), colpirà per primi proprio i ‘brillantini’, che sono fatti di alluminio e della stessa plastica usata per le bottiglie.

Il divieto di commercializzazione dei glitter non è una novità, ma a ridosso dell’entrata in vigore della decisione Ue sta generando sempre più reazioni.

Il divieto dell’Ue riguarda, più precisamente, tutte le particelle di plastica sotto i 5 mm: le “microplastiche in quanto tali”, come il glitter, e i “prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati”.

Mentre in altri casi il bando prevede un periodo di tolleranza anche molto ampio (i proprietari dei campi di tennis e calcetto avranno diversi anni per adeguarsi), per il glitter il divieto è partito 20 giorni dopo l’annuncio ufficiale dell’Ue, che per arrivare alla scelta ha seguito una procedura passata dagli studi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).

Addio al glitter: la stretta Ue sulle microplastiche

Addio al glitter, la risposta su TikTok e tra le imprese

La risposta, da parte di chi utilizza glitter tutti i giorni, in alcuni casi sfiora il panico. Sul Tiktok italiano i contenuti di utenti indignati per l’addio al glitter, usato ad esempio nei centri estetici per le unghie dei clienti, si moltiplicano, con hashtag come #glitternail e #glitterno.

Tra i contenuti ironici del social, qualche utente chiede anche una petizione per evitare il bando, ma c’è anche chi è consapevole della gravità dell’inquinamento da microplastiche e chi si chiede se esistano già alternative ‘bio’.

In Germania, ha riportato la Bild, le personalità televisive stanno facendo scorte prima del divieto europeo alla commercializzazione del glitter. La Bild, citata da varie testate, ha raccolto le testimonianze di un ex partecipante del Grande Fratello tedesco, che ha detto di aver comprato un’ottantina di pacchetti di glitter, e di Luca Valentino, dallo show televisivo ‘Deutschland Sucht den Superstar’, che dice che che il glitter è fondamentale per la sua vita “colorata”.

Tra le imprese a rispondere alla decisione dell’Ue è arrivata Cosmetics Europe, l’associazione europea dei produttori di cosmetici. “Le microplastiche aggiunte intenzionalmente da prodotti cosmetici e per la cura personale rappresentano un contributo estremamente piccolo alla plastica rilasciata nei mari e nei corsi d’acqua, secondo l’associazione. “Sulla base dei dati inclusi nella proposta iniziale dell’ECHA, le microplastiche aggiunte intenzionalmente dai cosmetici senza risciacquo rappresentano il 2% di tutte le emissioni microplastiche coperte dalla restrizione, anche se, le prove presentate da Cosmetics Europe durante la fase di consultazione” precedente alla decisione europea “hanno dimostrato che è inferiore al 2%”.

I glitter biodegradabili

Esiste un’alternativa ai glitter di plastica e alluminio? Su Internet si trovano da tempo dei tipi di glitter indicati come ecologici, eco-friendly e biodegradabili, prodotti con bioplastiche. Ma i pochi studi dedicati a questo argomento sembrano suggerire che sia difficile trovare in commercio prodotti veramente innoqui per l’ambiente.

Secondo uno studio del 2020 dell’Anglia Ruskin University di Cambridge anche i glitter ‘bio’ in commercio provocavano danni all’ambiente.

Nello studio si analizzano gli effetti su un particolare ecosistema di MRC (modified regenerated cellulose, che comunque contengono secondo l’analisi alluminio e plastica) e una variante utilizzata in cosmetica e chiamata mica glitter. Secondo i ricercatori quei tipi di glitter ‘bio’ hanno effetti deleteri sul livello di clorofilla e sulle piante studiate quanto i glitter tradizionali.

Le prime alternative veramente bio ai glitter sono molto recenti: l’Università di Cambridge ne ha presentata una costituita da nanocristalli di cellulosa, che possono piegare la luce in modo tale da essere simile ai colori vivaci del glitter originale. Si tratta dello stesso fenomeno che produce alcuni dei colori più brillanti in natura – come quelli delle ali delle farfalle e delle piume di pavone – e secondo i ricercatori le tonalità non sbiadiscono, anche dopo un secolo.

I glitter difficilmente possono essere definiti eco-friendly, spiega a Fortune Italia Silvia Vignolini, autrice dello studio e professoressa del dipartimento di chimica dell’Università di Cambridge, specializzata in sostenibilità e materiali ‘bio-inspired’. Questi bio-glitter “generalmente contengono un layer polimerico e un materiale riflettente che può essere alluminio. La cosa che differenzia il nostro glitter da quello commerciale è il fatto che si utilizza soltanto cellulosa, senza alluminio, sfruttando una struttura riflettente ‘naturale'”.

Lavorare sui cristalli di nanocellulosa, spiega, al momento non è economico, perche si tratta di materiali nuovi e di una tecnologia non ancora matura, ma esiste una prima proposta in commercio: quella di uno spinoff dell’università di Cambridge, Sparxell, fondata da un ex dottore di ricerca di Cambridge e dalla stessa Vignolini. “Crediamo molto che questa soluzione sia scalabile, considerata l’abbondanza di cellulosa in natura”.

Microplastiche, l’impatto economico e ambientale

Dal punto di vista economico, l’Echa ha calcolato l’intero impatto su tutti i tipi di microplastiche colpite, negli anni, dalla decisione. I costi per tutte le parti interessate, l’industria, le società sportive, i comuni, sono stimati a 19 mld di euro nei prossimi 20 anni.

Un costo che  vale la pena affrontare, considerando l’impatto ambientale delle microplastiche.

Infatti l’Ue dice che con la misura si impedirà il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di particelle che hanno invaso mari e fiumi. Secondo l’Echa, ogni anno nell’Ue vengono usate 145.000 tonnellate di microplastiche. E un report del WWF dice che ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229mila tonnellate di plastiche. Di queste, una quota del 15% è dovuta all’Italia.

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