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Alluvioni, terremoti, eruzioni: il Capo della Protezione Civile Curcio ci spiega come ridurre i rischi

Nel 2019, l’Italia ha istituito la Settimana della Protezione Civile, che prende avvio ogni anno il 13 ottobre in occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri. Quest’anno segna la quinta edizione di questo importante evento, che si concluderà con la campagna “Io non rischio – Buone pratiche di protezione civile”. Questa iniziativa prevede la creazione di gazebo informativi nelle principali piazze italiane con l’obiettivo di diffondere conoscenze e pratiche utili per l’autoprotezione dai rischi come terremoti, alluvioni, maremoti, pericoli vulcanici e incendi boschivi.

Per fare luce su queste tematiche cruciali, abbiamo intervistato Fabrizio Curcio, il capo del Dipartimento di Protezione Civile. In questa lunga conversazione con Fortune Italia, Curcio ha condiviso riflessioni sul Dipartimento, il suo ruolo e i futuri sviluppi della Protezione Civile.

Chiusura dei Murazzi per il rischio di esondazione del fiume Po a causa delle abbondanti piogge, Torino, 20 maggio 2023.

Si è appena conclusa la settimana della Protezione Civile, sono moltissime  le attività locali organizzate, proviamo a fare anche un bilancio nazionale?

Ci saranno ulteriori iniziative nel fine settimana, come la campagna “Io non Rischio”  proposta ai cittadini nei gazebo dei volontari  in 700 piazze in tutta Italia,  oltre agli open-day del Dipartimento nazionale che domenica aprirà le porte per accogliere la popolazione interessata a visitare la sede.
Quella della Settimana della Protezione Civile è una campagna che si inserisce in un momento di particolare attenzione alle problematiche di protezione civile, con centinaia di eventi in tutto il paese, alcuni direttamente presenziati dal Dipartimento, come la commemorazione, a Longarone, per i 60 anni della tragedia del Vajont, con un convegno in cui ci siamo confrontati con la comunità scientifica, con gli stakeholder istituzionali e privati. In settimana siamo stati anche insigniti della medaglia d’oro, conferita dal Presidente Giorgio Mattarella, che ha coronato gli sforzi del personale del dipartimento ma anche premiato il volontariato di protezione civile. Questa Settimana rappresenta un momento importante, ma comunque è solo un punto di riflessione rispetto ad un lavoro che deve essere costante e continuo, ci consente di tirare le somme e di programmare l’anno che verrà.

Qual è la reazione dei cittadini alla Settimana della Prevenzione? Ritiene che sia opportuno, dati i rischi ai quali il Paese è esposto, tra cui alluvioni, frane, terremoti ed eruzioni vulcaniche, introdurre lezioni di Protezione Civile nelle scuole?

Il tema della formazione è cruciale, noi stiamo puntando su alcune tematiche, parlo di quelle energetiche e ambientali. In protezione civile dobbiamo migliorare la comunicazione e l’informazione nelle scuole, i cittadini di domani devono aver consapevolezza del rischio che è parte della vita a quotidiana del nostro Paese, per quelli che sono i rischi naturali e antropici.
In occasione della campagna ‘Io non rischio’ quest’anno abbiamo distribuito nelle scuole medie un opuscolo informativo, un fumetto che parla il linguaggio dei ragazzi e che punta a far capire quanto sia importante fare la scelta giusta al momento giusto, a prepararli alla gestione delle informazioni rispetto a problemi che potrebbero verificarsi.
Questa è una delle novità che accompagnano i precorsi avviati da tempo nelle scuole. Vorrei ricordare che fra le materie di educazione civica c’è anche una parte dedicata alla   protezione civile, che ritengo sia comunque da potenziare.

Un uomo travolto dalla frana soccorso dai vigili del fuoco a Casamicciola, 26 novembre 2022.

La Protezione Civile svolge un ruolo di presidio, coordinamento e supporto a livello nazionale e regionale, quali sono i punti di attenzione oggi in Italia, e le eventuali criticità per il futuro?
Il sistema di protezione civile è multilivello e multidisciplinare. Non c’è solo una amministrazione, si tratta piuttosto di una Funzione, svolta ad un tempo sia dal cittadino che dall’autorità politica massima. E’ sinonimo di conoscenza dei rischi del territorio, poi ci sono responsabilità sussidiarie crescenti, il nostro Dipartimento è organizzato in modo che le amministrazioni più grandi aiutino le più piccole.
Il rapporto che esiste fra sistema di protezione civile ed enti locali è strettissimo, coinvolge attivamente tutti i livelli e le strutture operative, fino al prezioso operato del volontariato di protezione civile.
Il tema da attenzionare è difficile: alcuni rischi sono più noti, altri sono emergenti, si parla di eventi estremi che stanno caratterizzando gli ultimi periodi della nostra attività, pensiamo alle alluvioni che abbiamo avuto nelle Marche, in Emilia Romagna, ma meritano anche un’attenzione particolare i rischi consolidati, come quello sismico e vulcanico che in questi giorni è particolarmente in evidenza, vista la situazione nell’area Flegrea. Ci sono poi i rischi boschivi relativi agli incendi,  che sono rischi classici, ma anche quelli collegati ai fenomeni da siccità  o a eventi alluvionali di intensità elevata. Si sta ampliando il portafoglio dell’offerta, potremmo dire così, e c’è di conseguenza la necessità di ampliare la nostra attenzione verso questi fenomeni che si stano estremizzando. Bisogna in ogni caso aumentare la consapevolezza dei cittadini.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna la medaglia d’oro “Al Merito della Sanità Pubblica” al Dipartimento della Protezione Civile, ritira il Capo Dipartimento Fabrizio Curcio, oggi 27 aprile 2023.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Il dipartimento di Protezione civile italiana è spesso citato come esempio a livello internazionale, cosa la rende così efficace?
Si tratta di una caratteristica specifica, che noi abbiamo ereditato per volontà di Giuseppe Zamberletti, il fondatore del Dipartimento, che immaginò la funzione di Protezione Civile italiana a margine degli eventi drammatici che hanno interessato il Paese negli anni ’60 fino agli ‘80 del secolo scorso. Siamo stati concepiti come un sistema inclusivo, e questo ancora oggi consente al Dipartimento di rinnovarsi, plasmarsi rispetto alle modifiche della società nel tempo. Questo sistema di inclusività prevede che ciascuno partecipi in autonomia, mantenendo la responsabilità di ciascun elemento a fronte di un coordinamento centrale, che non entra però nelle catene di comando e controllo delle funzioni e dei soggetti che hanno delle responsabilità operative specifiche. Questo rende il nostro Dipartimento flessibile, ed ha consentito di sviluppare nel tempo un metodo che ha una maggiore capacità di adattamento alle situazioni. Le strutture estere sono più rigide, spesso hanno processi di attivazioni più complessi, la nostra ha delle attività derogatorie e c’è un confronto flessibile che la rende performante.
Il modello italiano ha preso piede anche in Europa, in virtù del programma che prevede la creazione di una Protezione Civile che coinvolga  soggetti e mentalità diverse, con approcci diversi. Noi siamo lo strumento in cui ciascuno si riconosce, una struttura flessibile e rapida, capace di intervenire in situazioni anche meno canoniche: se servono medici ci appoggiamo ai sanitari, moduliamo la partecipazione.
Veniamo poi attivati spesso anche a livello internazionale, grazie al meccanismo unionale europeo. Il Dipartimento della protezione civile è l’entry point, operiamo  come dipartimento e con strutture che mettono in campo azioni, sinergia. Facciamo coordinamento e partiamo. In occasione dell’intervento in Turchia, ad esempio, era richiesto il coinvolgimento di squadre rescue da crollo, che da noi sono i vigili del fuoco, che abbiamo fatto registrare al livello europeo, con i successi che conosciamo.

Siete stati anche a Pozzuoli, ci sono interventi particolari dedicati all’area che è interessata da una scia sismica dallo scorso settembre?
Siamo andati a Pozzuoli anche con i ministri nello Musmeci e Gennaro Sangiuliano, con i sindaci dell’area e la Regione, il volontariato. Abbiamo presentato il decreto legge, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale: una misura che fronteggiano gli effetti dell’evoluzione del bradisismo flegreo, nell’ambito di un piano vulcanico più ampio e  già presente nell’area, che va migliorato comunque. L’attenzione è legata ad eventi di bradisismo e oggi è stato presentato questo decreto Legge voluto dal Governo, che mette in campo iniziative nuove e che mette in campo, nell’ambito dei campi Flegrei un focus dedicato, delle azioni e attività che saranno svolte per potenziare la conoscenza delle strutture, un piano di comunicazione e un piano di azione specifico legato al fenomeno del bradisismo nell’area.

Campi Flegrei. L’area vulcanica interessata dal bradisismo (Credit Image: © Fabio Sasso/ZUMA Press Wire)

Parliamo di Climate change: siamo nella fase dell’adattamento al cambiamento climatico. Questo cosa comporta dal vostro punto di vista?
La fase di adattamento significa prendere coscienza che il cambiamento non è opzione e teoria, noi ci combattiamo già oggi. I famosi ‘eventi estremi’ di cui abbiamo parlato sono frutto di variazione di temperatura media. Dal nostro punto di vista significa che siamo chiamati più spesso per interventi sui territori, sono sempre più frequenti gli eventi estremi, e noi siamo sempre più attrezzati  per intervenire. Il secondo tema riguarda il sistema di protezione civile e anche altri meccanismi di cui siamo partecipi:  facciamo l’esempio dell’eccesso di acqua o carenza di acqua, eventi posizionati all’opposto. Nel caso di  eccesso di acqua vediamo come le reti che fino ad oggi hanno garantito determinate situazioni, hanno ora bisogno di riprogettazione, ma non è solo tema di protezione civile: il Paese si sta confrontando con la necessità di riprogrammare l’ infrastrutturazione generale per arginare eventi estremi più importanti, poi c’è il comportamento delle persone, sono tanti temi tutti fra loro collegati.

La Protezione Civile ha ricevuto la medaglia d’oro al valor civile da parte del presidente Mattarella per la gestione dell’emergenza Covid. C’è qualcosa di quel periodo che ha cambiato in maniera radicale la natura del Dipartimento?
È stato un evento che ha colpito il Paese e tutto il Mondo, in una maniera così violenta e improvvisa che non può non aver lasciato riflessioni o segni su qualunque sistema, sbaglieremmo a pensare il contrario e dobbiamo far tesoro delle esperienze drammatiche del passato. Questo è stato un dramma che il Dipartimento ha vissuto, io avevo un ruolo diverso ma l’ho guardato nutrendo un grande rispetto verso quelli che oggi sono i miei  colleghi, e che hanno dovuto affrontare un’emergenza sconosciuta. Noi quando operiamo facciamo riunioni in sede e poi andiamo sui territori. Covid ha stravolto questo equilibrio,  ha colpito il Dipartimento dall’interno: chi ha dato il suo contribuito in quelle giornate drammatiche era padre o madre, e cittadino o cittadina, e doveva dare anche delle risposte all’emergenza. Quindi nutro grande rispetto per i colleghi e le colleghe, per i volontari che con generosità si sono prestati all’aiuto.
C’è stato un segno di cambiamento più alto che ha innescato un tema di riflessione più istituzionale: il sistema di Protezione civile operativo si basa sui rischi, e forse Covid ci ha fatto riflettere sul fatto che il sistema non interviene sono quando il rischio è di protezione civile, ma è coinvolto anche quando l’impatto è di protezione civile. Un cambiamento che ha segnato un’epoca, e che contribuirà a nuove riflessioni e adattamenti alle necessità ed agli eventi del futuro.

 

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