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Disinformazione: un progetto da 2mln di euro per contrastare le fake news

Gilead

Contrastare la disinformazione online è diventata una priorità. E grazie all’iniziativa Google.org ‘Impact Challenge: Tech for Social Good’, patrocinata dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn), partirà da gennaio in Italia il primo progetto firmato Fieg – federazione italiana editori giornali – e Luiss DataLab, che si sono aggiudicati il finanziamento da 2mln di euro e il supporto tecnico pro-bono di Google.
L’Impact Challenge, lanciata nel febbraio 2022, era rivolta a organizzazioni no-profit, università ed enti di ricerca, imprese sociali. Una call to action per proporre soluzioni che impieghino  le nuove tecnologie per creare una società digitale più sicura.
Il progetto Fieg – Luiss DataLab è stato il primo destinatario del finanziamento, e l’unico dedicato al contrasto della disinformazione.

Il Progetto Fieg – Luiss DataLab

“Vincere ci ha dato una grande soddisfazione”, ha raccontato a Fortune Italia  Gianni Riotta, direttore Luiss DataLab e del Master in giornalismo della Luiss, che spiega come quello con la Fieg sia “un connubio naturale perché la Federazione rappresenta i giornali, accede alle redazioni e alle persone che devono vigilare affinché non passi la disinformazione, mentre noi con DataLab  abbiamo accesso ai dati, che ci consentono di monitorare la disinformazione”.  Luiss è partner, assieme a Rai e Tim, dell’Italian Digital Media Observatory, l’hub nazionale che contrasta la disinformazione e che supporta e implementa il lavoro dell’European Digital Media Observatory (Edmo) nel cui board è presente anche Riotta, che racconta: “Abbiamo fatto progetti con Harvard, con l’università di Liverpool, siamo stati attivamente coinvolti nel contrasto alla disinformazione relativa alla guerra in Ucraina, e da sabato siamo su Hamas e  Israele”.
Le fake news sono sempre più diffuse e radicate, “molto più pericolose ora di quanto non lo fossero 5 anni fa”, continua Riotta, che fa un esempio concreto: “quello che più spaventa, oggi, è che la disinformazione non viene più solo da fonti anonime, il fantomatico ragazzino nel garage, ma capita sempre più spesso che derivi dai media mainstream, penso al convegno No-Vax di qualche tempo fa, a cui parteciparono anche filosofi come Cacciari, in nome della libertà di informazione”.

Gianni Riotta –  direttore Luiss DataLab  ANSA/ GIUSEPPE LAMI

In questo contesto già complesso, si inserisce il tema dell’Intelligenza Artificiale, che è fra gli elementi portanti del progetto realizzato da Fieg e Luiss Datalab, un lavoro di ampio respiro che punta  a privilegiare l’informazione attendibile e verificata contro i fenomeni di cattiva informazione, a beneficio dell’ecosistema dei media italiani e dei lettori.
Dialogo e fiducia online sono cruciali per le nostre democrazie”, sottolinea il direttore di Luiss Datalab, che aggiunge “l’uso etico dell’intelligenza artificiale può radicare insieme cultura ed e-literacy. Il nostro impegno è solo il primo passo verso la ricerca e il dibattito sul futuro dei media”. L’intelligenza artificiale rappresenta, al contempo, un rischio e una opportunità. Dal novembre 2022, con l’avvento di ChatGPT, “chiunque abbia un sito di disinformazione su temi sensibili come la guerra, il cambiamento climatico, può produrre testi in maniera industriale, articoli a costo zero, l’ AI in questo senso permette di moltiplicare disinformazione, senza parlare dei casi in cui l’intelligenza artificiale può riprodurre la voce di determinati soggetti, e consentire di realizzare messaggi audio fake, che possono facilmente essere scambiati per reali”.
E questo non farà che alimentare la diffidenza dei fruitori di contenuti di informazione. “Quanta gente sta dicendo in questi giorni che i video di Hamas non sono veri” ci fa notare Riotta.
L’AI serve, per contro, anche per riconoscere la veridicità delle fonti dell’informazione, ed è in questi termini che sarà utilizzata nel progetto promosso da Fieg e Luiss Datalab.  “Noi facciamo il nostro lavoro sui social, il Digital Media Observatory è digitale, e gli stessi giornali oggi diffondono molta più informazione sui social che attraverso la carta, perché la maggioranza dei lettori è online, non in edicola”. Quello che il progetto finanziato dalla Impact Challenge punta a fare è aiutare  le redazioni italiane, sia le più piccole che quelle mainstream, nella transizione verso la dimensione più digitale. Riotta guarda all’estero, e porta l’esempio de “L’Economist ha un’app di TikTok, ma bisogna spiegare ai giornalisti italiani come utilizzare questo strumento, che viene  percepito come un semplice contenitore di balletti, ma può invece essere molto utile per  diffondere informazioni di qualità”.

Il servizio messo a punto da Fieg e Luiss Datalab, con l’obiettivo di contrastare la disinformazione in Italia, vedrà impegnati i partner per una durata di tre anni, “sarà un servizio grauito, era una delle condizioni del bando, sarà tutto open source, e accessibile per le redazioni, ovviamente, ma anche per le scuole, i centri di ricerca, i think tank”. Su quelle che sono le tempistiche, Riotta chiarisce il punto: “Cominciamo ufficialmente a gennaio ma abbiamo un prototipo a cui si è già lavorato per tutta l’estate con sviluppatori e informatici, sia italiani che americani.
Il progetto si articola appunto in tre anni, in un processo di costante work in progress, perché bisogna comprendere che la disinformazione nei prossimi anni si espanderà in altri livelli, che bisognerà arginare e, per quello che è possibile, prevedere”.

Scenario della disinformazione in Italia

L’Italia è il Paese europeo in cui si fa più disinformazione, secondo i dati dell’osservatorio della Commissione Ue, che evidenzia come Meta abbia rimosso più di 45mila contenuti da Facebook – pari ad un terzo dei 140mila contenuti rimossi in totale –  e 1.900 da Instagram – poco meno di un terzo dei 6.900 contenuti totali rimossi in tutta Europa – nel primo semestre 2023.
A giugno 2023 X (ex Twitter) ha deciso di abbandonare il Codice di condotta europeo sulla disinformazione e Věra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea responsabile per i Valori e la Trasparenza, aveva commentato: “La Commissione ne prende atto: il Codice è volontario, ma abbandonandolo Twitter ha attirato molta attenzione e le sue azioni e il rispetto delle regole Ue saranno controllate vigorosamente e urgentemente. Se Twitter vuole operare e fare soldi nel mercato europeo deve rispettare le nostre norme”.
Tornando alla ranking, l’Italia è dunque prima nella disinformazione online, secondo i dati della Commissione Ue –  che riguardano appunto l’attuazione del Codice di condotta da parte della piattaforme social –  al secondo posto c’è la Germania, con 22mila contenuti rimossi, quasi la metà di quelli italiani.  Segue la Spagna, con 16 mila contenuti rimossi, i Paesi Bassi con 13mila, quinta è la Francia con 12 mila.

C’è tanto lavoro da fare, e questo di Fieg e Luis DataLab rappresenta un primo, importante passo nella direzione della lotta alla disinformazione.

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