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Agrifood Tech, idee per un’agricoltura sostenibile e innovativa al convegno di Fortune Italia

L’agrifood tech è un settore in crescita. Secondo Barclays a livello globale raggiungerà i 450 mld di euro nel 2040. Cresce al pari delle esigenze alimentari globali, dovrebbe poter soddisfare le esigenze alimentari di 9,6 mld di persone entro il 2050 che la Fao stima in un più 70% entro il 2050. Crescita della popolazione e climate change sono altri due fattori strategici da considerare.

Agrifood tech è fra i temi chiave dell’undicesima edizione della Maker Faire Rome. Fortune Italia, media partner di una delle più importanti fiere dell’innovazione d’Europa, ha organizzato una tavola rotonda su ‘Agrifood Tech: strategie per un settore in crescita’, con l’obiettivo di capire come si posiziona l’Agrifood Tech in questo quadro d’insieme, e che ha introdotto poi la prima edizione dello Startup Awards, il contest che premia le idee più innovative nel campo del foodtech e dell’agritech, quali l’agricoltura, l’alimentazione e la tecnologia che si uniscono per creare soluzioni sostenibili e di successo.

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Gli speaker della tavola rotonda, moderata dalla giornalista di Fortune Italia, Mariapia Ebreo, sono stati gli stessi giudici che hanno selezionato le 30 startup che hanno partecipato al contest: Carlo Hausmann, Direttore Generale Agrocamera; Tiziana Cattaneo, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Dirigente di ricerca; Alessandra Del Fiore, Laboratorio Sostenibilità, Qualità e Sicurezza delle Produzioni Agroalimentari ENEA; Alex Giordano, Docente di Marketing e Trasformazione Digitale 4.0 Università di Napoli Federico II.

Parlare di innovazione declinandola nel mondo dell’agricoltura è interessante, ma il un tema  va meglio compreso in quelle che sono le dinamiche e le applicazioni pratiche, secondo Hausmann, che nel suo intervento ha sottolineato come “parliamo di un settore che rappresenta il 30% del Pil italiano, ma l’applicazione del criterio economico a tutta la filiera dell’innovazione, soprattutto in questo settore, va considerata con attenzione”.

Per il Direttore di Agrocamera, inoltre “l’innovazione prevede una declinazione di natura economica, che è quella che si ritrova anche nell’approccio delle startup, ma c’è una seconda lente di valutazione, che guarda all’innovazione sotto il profilo ambientale, perché l’emergenza clima dovrebbe avere una priorità maggiore rispetto a quella economica”.I costi della valorizzazione di questo approccio con finalità sociale dovrebbero essere avocati al pubblico: l’agricoltura ha proprio un  suo secondo ruolo non strettamente legato alla produzione ma alla conservazione nei confronti dell’ambiente”. Rilevante è anche la conformazione dei territori, rispetto alla diffusione dell’innovazione in Italia.

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Abbiamo 150mila aziende agricole che, con un uso corretto della digitalizzazione, potrebbero scavalcare le barriere geografiche”. L’innovazione, secondo Hausmann, è più presente nell’agricoltura di pianura, “quella che noi chiamiamo la polpa, che ha aziende di dimensioni medie e l’industria di trasformazione. Poi c’è l’osso, che rappresenta la maggior parte del territorio italiano, come le zone montane, è quello ancora meno digitalizzato, ma sta vivendo un momento di riscossa, grazie al climate change, che lo rende più adatto a nuovi tipi di colture, un territorio che è destinato a crescere”.

La digitalizzazione ha inoltre avviato una nuova rivoluzione industriale, a pochi anni rispetto all’avvento di Internet. I tempi si accorciano, e le fasi di adattamento sono sempre più ravvicinate, e questo porta sicuramente delle conseguenze in settori come quello dell’Agritech e del Foodtech. Ne è convinta Tiziana Cattaneo, che mette in guardia rispetto alla necessità di “adeguarci ad un futuro in continuo cambiamento, dobbiamo quindi far arrivare alle persone che ne hanno bisogno le tecnologie che possano portarli nel futuro, e rivolgerci ai giovani, e occorre intervenire su tutta la filiera, garantendo sostenibilità economica dei produttori a tutti gli attori”.

Gli agricoltori devono avere la possibilità di accedere, gradualmente ed in misura della loro capacità di utilizzo, a strumenti realizzati pensando alla semplicità di utilizzo da parte dell’utente finale. “Siamo già nel 5.0, ma dobbiamo dare modo a chi sta entrando ora in contatto con la digitalizzazione di partire dall’inizio, con un sito internet ad esempio. E poi è importante che si cominci a fare rete”.

La digitalizzazione del settore agricolo consentirà anche di ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali. Il lavoro svolto dal laboratorio di Sostenibilità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari dell’Enea va in questa direzione, come racconta Antonella Del Fiore: “Riduzione degli sprechi e minor consumo di risorse naturali preziose, come suolo e acqua, consentiranno di aumentare la produzione in maniera sostenibile, con conseguenze dirette sulle performance della filiera primaria e anche di quella della trasformazione”.

È importante, secondo la Del Fiore, considerare anche i plus dell’agricoltura di precisione, che si avvale di parametri di misurazione che vengono realizzati anche grazie ai dati satellitari ed all’osservazione terrestre. “Lo Spazio rappresenta poi una nuova frontiera anche per questo settore. In Enea stiamo realizzando anche dei moduli di coltura in assenza di gravità, che consentiranno nel prossimo futuro di fornire cibo fresco agli astronauti”.

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