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Emissioni, il carbon offsetting funziona? Intervista a Paolo Viganò (Rete Clima)

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Il carbon offsetting funziona o no? Il sistema che permette alle aziende di compensare le proprie emissioni è stato a volte accusato di greenwashing, ma secondo Paolo Viganò, fondatore e presidente di Rete Clima, ente tecnico che si occupa proprio di riforestazione e offsetting, il sistema è “unico al mondo per estensione e numerosità delle aree protette”, per quanto “migliorabile”.

Inoltre, dice, i progetti di offset vanno analizzati singolarmente, prima di poter essere giudicati. Ed è proprio un’analisi più approfondita a poter rappresentare un vantaggio per le aziende.

 

Vi occupate di progetti di riforestazione e carbon offsetting, ma non solo. In cosa consiste il vostro lavoro?

Rete Clima da 12 anni promuove economia circolare e contrasto al riscaldamento climatico mediante carbon footprint, riduzione e compensazione di CO2: supportiamo le aziende in percorsi di sostenibilità, sviluppando azioni nei settori ESG, con particolare attenzione ai progetti di forestazione e progetti NBS (Nature Based Solutions) sul territorio locale. Le azioni di decarbonizzazione sono promosse realizzando progetti aziendali che, a partire da un primo step di carbon assessment, si declinano poi in progetti di riduzione e di compensazione dell’impronta carbonica aziendale, fino alla carbon neutrality dei prodotti, dei servizi, degli eventi aziendali, delle stesse organizzazioni. Promuoviamo il Programma Climate Plus, una filiera di decarbonizzazione ad elevata integrazione verticale, rivolto alla valutazione e gestione delle emissioni di gas serra di un’ampia gamma di attività antropiche. Così supportiamo le aziende in modo etico, misurabile e rendicontabile: in realtà facciamo un passo aggiuntivo, non solo rendendole carbon neutral grazie a progetti esteri di carbon offset certificati secondo i più elevati standard tecnici di settore, ma anche sviluppando insieme a loro progetti NBS in Italia. Valorizziamo il territorio nazionale con progetti forestali nell’ambito della Campagna Foresta Italia, generando un “plus” ecosistemico e climatico sul territorio: questi progetti prevedono non solo la piantagione degli alberi ma anche la loro cura post impianto, la gestione forestale delle foreste mature, la promozione della biodiversità locale.

 

Sul carbon offsetting avete lanciato un nuovo servizio.

Sì, il servizio di valutazione e rating dei progetti di carbon offset rappresenta un passo importante perché aiuta a compensare le proprie emissioni residue di gas serra con progetti efficaci, concreti e sicuri. Di fatto, attraverso un approccio basato su tecnologia satellitare e IoT, tramite analisi dirette e sopralluoghi viene restituito alle aziende un sistema di rating chiaro e trasparente relativo ai progetti di carbon offset pur già certificati. In questo modo riusciamo a selezionare e proporre alle aziende crediti di carbonio di elevato livello tecnico, che permettono una corretta ed efficace azione e comunicazione del campo della decarbonizzazione aziendale: viene così tutelata l’azione climatica delle aziende, la loro reputation e l’investimento delle loro risorse economiche. Le imprese sono ormai consapevoli della necessità di selezionare solo crediti di carbonio provenienti da progetti affidabili, che aderiscono a standard riconosciuti a livello internazionale e possibilmente muniti di certificazioni addizionali collegate ad importanti co-benefici generati. Tuttavia questa attenzione può non bastare. Questo nostro servizio di rating risponde proprio alla necessità di dare ulteriori garanzie alle aziende in un clima di incertezza nei confronti del sistema dei carbon credits. In questa logica abbiamo quindi selezionato un portafoglio di progetti di carbon offset ampio e variegato, progetti solidi a livello tecnico oltre che credibili ed efficaci dal punto di vista comunicativo.

Paolo Viganò, Rete Clima
Paolo Viganò, fondatore e presidente di Rete Clima

 

Qual è la vostra opinione rispetto alle polemiche sul carbon offsetting? C’è un pericolo di greenwashing? Quali sono i punti da migliorare?

Come ogni sistema tecnico, anche il sistema del carbon offsetting non è esente da limiti e da possibilità di miglioramento: è questo il motivo per cui il registro internazionale ‘Verra’ ha aperto da alcuni anni una serie di tavoli di consultazione tecnica aperti a tutti coloro che desiderano contribuire al miglioramento del sistema di certificazione dei carbon credits. Ci sembra tuttavia che – al netto di un possibile e utile miglioramento –  tale sistema abbia oggettivi e significativi punti di positività, potendo contribuire attivamente ai processi di tutela della biodiversità e della mitigazione climatica su scala globale. D’altra parte ci sembra che alcuni articoli e report di contestazione siano fondati invece su approcci non del tutto corretti dal punto di vista tecnico, tanto che sul nostro sito abbiamo analizzato diverse volte le critiche proposte, rappresentandone i limiti. È un peccato che queste critiche, non sempre fondate al 100% e sovente riprese in forma superficiale e non competente da molti soggetti anche italiani, rischino di danneggiare un importante sistema di tutela ambientale: un sistema certamente migliorabile ma che – ad oggi – è unico al mondo per estensione e numerosità delle aree protette, efficacia nella capacità di conservazione di ecosistemi di pregio, capacità di tutelare habitat e biodiversità, valore nel coinvolgimento delle popolazioni locali. È però anche giusto distinguere ogni progetto a seconda dei diversi livelli di solidità tecnica e certificativa. Bisogna scendere nel dettaglio di ogni progetto certificato per capirne i punti di forza e di debolezza, specie appunto quando parliamo di quelli di tipo NBS, cioè progetti basati sulla conservazione o promozione della natura. Con il nostro nuovo servizio di rating dei progetti di generazione di carbon credits (già certificati) intendiamo aiutare le aziende a porre rimedio ai potenziali limiti tecnici e reputazionali di alcuni specifici progetti.

 

Cosa servirebbe per dei grandi piani di riforestazione, anche in ottica di rigenerazione urbana? Fino a dove può arrivare il ruolo delle aziende, e dove inizia quello delle istituzioni?

Pur appoggiando i sopra citati progetti esteri il nostro ambito privilegiato di intervento resta l’Italia. Con la Campagna Foresta Italia lanciata in collaborazione con Coldiretti nazionale e PEFC Italia, promuoviamo appunto progetti di forestazione nazionale, a livello urbano ed extraurbano. Riprogettare lo sviluppo urbano lasciando il giusto spazio agli alberi e alle foreste urbane è occasione per riportare la natura in contesti fortemente antropizzati, potendo così fruire dei benefici che le foreste donano all’uomo ed ai suoi ambiti vitali: le foreste regalano infatti il miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione dell’isola di calore urbana, un supporto alla funzione ricreativa urbana, la tutela della biodiversità urbana, l’assorbimento di CO2. In questi percorsi di rinaturalizzazione urbana aziende ed istituzioni devono viaggiare insieme, per un’azione sinergica e complementare orientata alla pianificazione e realizzazione-manutenzione degli interventi forestali: purtroppo non è semplicissimo piantare alberi in Italia dal momento che, spesso, gli iter burocratici sono lunghi e complessi. Forse, più che grandi piani di forestazione, sarebbero necessari interventi territoriali e diffusi, da sviluppare e gestire in maniera attenta, con quella cura che dovrebbe accompagnare ogni azione umana verso l’ambiente. Esiste da ultimo, un problema legato alla programmazione della coltivazione degli alberi forestali da piantare: la Corte dei Conti ha evidenziato le carenze di produzione vegetale nazionale, il ruolo dei vivai privati risulta quindi più che fondamentale ad integrazione dell’offerta dei vivai regionali pubblici.

 

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