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Istat, il Pil si ferma nel terzo trimestre. L’inflazione crolla

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Il Pil italiano si ferma, l’inflazione crolla. Le due note di fine ottobre dell’Istat – una sulle stime preliminari per il Pil del terzo trimestre e una sull’inflazione di ottobre – raccontano un’economia alle prese con le conseguenze della politica monetaria europea. Da una parte con il rallentamento della crescita, dall’altra con il rallentamento dei prezzi: principalmente quelli energetici, ma anche quelli del carrello della spesa.

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Nel terzo trimestre del 2023 si stima che il prodotto interno lordo sia rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente, ma soprattutto rispetto al terzo trimestre del 2022.

Secondo l’Istat, la variazione acquisita del prodotto interno lordo per il 2023, cioè il dato che si potrebbe raggiungere a fine anno, è ferma a un + 0,7% non lontano dalle stime della Nadef sul Pil italiano.

“L’economia italiana rimane stabile nel terzo trimestre del 2023 dopo il calo fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno”, scrive l’Istat, sottolineando quindi il dato su anno, che per la prima volta rimane stabile “interrompendo una crescita che durava da dieci trimestri consecutivi. La crescita acquisita del Pil si stabilizza perciò allo 0,7%, valore uguale a quello fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno”.

Pil, i motivi del rallentamento

Secondo l’istituto il risultato del prodotto interno lordo italiano è la sintesi, “dal lato della produzione, di un calo del valore aggiunto dell’agricoltura, di una crescita dell’industria e di una sostanziale stabilità del settore dei servizi. Dal lato della domanda, si registra un contributo negativo della domanda al lordo delle scorte e un contributo positivo della domanda estera netta”.

L’inflazione dal +5,3% di settembre al +1,8% di ottobre

Mentre si ferma il Pil, a ottobre frena anche l’inflazione, con un crollo del dato anno su anno: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, “registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento di 1,8% su base annua, da +5,3% del mese precedente”, spiega l’Istat.

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.

Perché rallenta l’inflazione: l’impatto dell’energia

La discesa verso il +1,8% di ottobre rappresenta un dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%).

Questa discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Ecco tutti gli altri dati:

  • Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,5%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,3%).
  • Più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo, che a ottobre si attesta al +4,2% (dal 4,6% di settembre).
  • La decelerazione del tasso di inflazione si deve, secondo Istat, principalmente ai beni energetici, sia non regolamentati (da +7,6% a -17,7%) sia regolamentati (da -27,9% a -32,7%).
  • Rallentano i prezzi degli alimentari non lavorati (da +7,7% a +5,0%) e lavorati (da +8,9% a +7,4%).
  • Aumentano i prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +3,7% a +4,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,0%).
  • L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta anch’essa (da +4,6% a +4,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,8%, registrato a settembre, a +4,2%).
  • “Frena decisamente la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +6,0% a +0,1%), mentre quella dei servizi resta stabile (a +4,1%), riportando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni su valori ampiamente positivi (+4,0 punti percentuali, dai -1,9 di settembre)”, spiega Istat.
  • I dati congiunturali: anche il dato mese su mese cala principalmente per la decelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,9%), dei servizi culturali, ricreativi e per la cura della persona (-0,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (-0,6%);  effetti solo in parte compensati dall’incremento nel ritmo di crescita dei prezzi degli energetici regolamentati (+12,0%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%). In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dell’1,9% su base annua (in netta decelerazione da +5,6% di settembre).

I dati europei

Anche in Europa si registrano dinamiche simili a quelle italiane, sia per il Pil che per l’inflazione. Secondo la stima flash Eurostat nel terzo trimestre di quest’anno il Pil nell’Eurozona è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente (nell’insieme dei ventisette Paesi Ue è salito dello 0,1%) A livello tendenziale si registra invece un +0,1%.

Intanto, prosegue il calo dell’inflazione. A ottobre dell’Eurozona è sceso al 2,9%, rispetto al 4,3% di settembre e al 5,2% di agosto.

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