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Cop28, ecco perché l’accordo di Dubai è “storico”

cop28 dubai sultan al jaber
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Nonostante sia stato in bilico fino all’ultimo giorno di conferenza, l’accordo “storico” della Cop28 alla fine è arrivato, come dichiarava la presidenza emiratina, anche se con un giorno di ritardo. I 198 delegati alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è conclusa a Dubai hanno approvato quel Global Stocktake che rappresenta un ‘tagliando’ fondamentale degli impegni presi dalle nazioni: un processo partito due anni fa e che finalmente, ora, comprende le azioni per ridurre le emissioni climalteranti sul pianeta.

Cop28, da ‘phase out’ a ‘transitioning away’

Lo scontro terminologico che per giorni ha animato Dubai si è risolto nell’abbandono della dicitura ‘phase-out’ e dell’inserimento del termine “transitioning away”, fuoriuscita, dall’era dei combustibili fossili. Dopo le tensioni dei giorni scorsi e la bozza pubblicata lunedì, che ha scontentato praticamente tutti, ci sono voluti quasi due giorni per un nuovo testo, che è arrivato oggi all’alba. Il famoso ‘phase out’ dai combustibili più inquinanti era sparito già nella versione precedente del testo, provocando le ire di molti Paesi. L’Unione europea lo aveva definito irricevibile, perché abbandonare il fossile è necessario per l’obiettivo sempre più proibitivo di rimanere sotto il grado e mezzo di riscaldamento globale. E secondo il commento dell’Unfcc al Global Stocktake stesso in apertura di Cop28, ci avviamo verso 2,6 gradi di innalzamento delle temperature, e bisogna tagliare le emissioni del 43% entro il 2030.

Nonostante nella versione definitiva il ‘phase out’ non sia rientrato, resta però centrale la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi, con un riferimento diretto alla scienza: in base a questo, gli impegni di ognuno dei Paesi dovranno essere allineati a quell’obiettivo. E l’inizio dell’allontanamento dai combustibili fossili nei sistemi energetici (che dovrà essere giusto, ordinato ed equo) dovrà accelerare già in questo decennio. Per raggiungere le emissioni nette zero nel 2050. Un ‘phasing out’ in realtà nel testo c’è: quello ai sussidi ai fossili inefficienti per la transizione o per il sostegno ai Paesi più poveri, che deve avvenire il prima possibile.

Cop28, l’applauso della plenaria

“Abbiamo le basi per la trasformazione”, ha detto il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber (nella foto in evidenza) aprendo la sessione plenaria dei delegati. Durante la plenaria l’approvazione del testo è avvenuta subito, accolta dall’applauso dei presenti che da giorni corrono tra incontri bilaterali e analisi dei draft dell’accordo, lavorando fino a tarda notte.

Il discusso presidente Al Jaber, Ad della società petrolifera di Stato degli Emirati, ha sottolineato che per la prima volta in assoluto nella storia delle Cop è comparso il termine combustibili fossili, aggiungendo che “siamo ciò che facciamo non quello che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo”.

 

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epa11025869 Il presidente della COP28 e ministro dell’industria emiratino Sultan Ahmed Al Jaber durante la conferenza che ha riunito 70,000 persone a Dubai dal 30 novembre. EPA/MARTIN DIVISEK

 

Le future generazioni vi ringrazieranno”, ha detto il presidente della Cop28 dopo l’approvazione del Global Stocktake, un accordo “storico” appunto, ringraziando i delegati per i loro sforzi. Gli Emirati Arabi Uniti, ha detto, sono “giustamente orgogliosi” del loro ruolo per arrivare al primo accordo sul clima che chiede l’abbandono dei combustibili fossili in questo decennio.

L’opinione sulla storicità dell’accordo sembra unanime, dall’inviato Usa per il clima John Kerry a Teresa Ribera, vice presidente della Spagna, Paese che ha la presidenza di turno della Ue. Anche i Paesi più critici con le bozze precedenti, le piccole isole (cioè la loro alleanza, l’Aosis) ha ricoisciuto dei miglioramenti: il riferimento agli Ndc, cioè i contributi nazionali determinati, ad esempio, e naturalmente anche la menzione della transizione dai combustibili fossili. Il testo però non segnerebbe di abbandono dei fossili nella maniera netta che si sperava.

Il co-direttore di ECCO think tank, Luca Bergamaschi, sottolinea un tema importante: trovato l’accordo, per metterlo in pratica ci vorrà uno sforzo finanziario enorme. “Il testo pone basi solide per la fine dell’era dei combustibili fossili, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica. Ci vorrà molto più supporto finanziario, da parte di pubblico e privato, per supportare tutti i paesi nella transizione. Ma la via è tracciata”. Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, l’accordo “rappresenta un timido passo avanti su cui, però, ora i Paesi devono dimostrare azioni decise, senza più tentennamenti o inspiegabili rinvii, perché il tempo incalza e la crisi climatica avanza ad un ritmo sempre più veloce”.

Ma cosa c’è scritto nell’accordo approvato a Dubai?

 

Cop28, il testo finale

Vediamo i punti principali del testo di 21 pagine approvato alla Cop28, nel quale se vengono menzionati i combustibili fossili, non viene menzionato però il petrolio.

  • La fine dei fossili. Per la prima volta, nell’ottica dell’obiettivo di zero emissioni nette (Net Zero) al 2050, l’inizio della fine per l’era dei combustibili fossili è previsto già entro il 2030. È in questo decennio infatti che Da segnalare un altro fatto importante: nel testo non c’è un carburante che alcuni considerano fondamentale per ‘aiutare’ la transizione nei prossimi anni, nonostante sia inquinante: il gas.
  • Quanti soldi serviranno. La Cop28 nel suo testo fa anche un riepilogo di quanti fondi dovranno essere impegnati per raggiungere gli obiettivi climatici. Per proteggere i Paesi in via di sviluppo dalle conseguenze della crisi climatica e per il loro adattamento servono dai 215 ai 387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. Per la transizione energetica servono 4.300 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e 5.000 miliardi di dollari all’anno fino al 2050. Secondo LEgambiente manca un “serio impegno” per il sostegno ai Paesi più poveri.
  • Rinnovabili ed efficienza. Questo è un punto fermo delle discussioni da giorni: le rinnovabili triplicheranno. Le condizioni in cui ogni Paese dovrà perseguire questo obiettivo determineranno anche le tempistiche da seguire. Se le rinnovabili (e le batterie che servono ad immagazzinarne l’energia) triplicano – la quota magica da raggiungere è quella indicata dall’Iea di 11.000 GW di capacità installata – gli sforzi sull’efficienza energetica (cioè il tasso annuo di crescita) raddoppiano. Il testo constata una verità ormai storica: le rinnovabili costano sempre meno, sempre più accessibili.
  • Le altre tecnologie per l’energia: idrogeno, nucleare e Ccus. Gli obiettivi più ambiziosi restano quelli sulle rinnovabili. Ma nella Cop delle prime volte, fa il suo ingresso nell’accordo il nucleare. C’è anche la cattura e lo stoccaggio del carbonio tanto cara alle major dell’Oil&Gas (Eni, ad esempio, spinge molto sulle tecnologie Ccus) e contestata dalle associazioni ambientaliste:Legambiente lo considera un “tallone d’Achille” dell’accordo. Si parla anche di “combustibili di transizione” senza specificare di quali si tratti. Possibile un riferimento ai combustibili per l’aviazione come il Saf, o al gas stesso, e altro tallone d’Achille secondo gli ambientalisti. Menzionato il ruolo importante dell’idrogeno, vettore da tempo ritenuto fondamentale per la transizione energetica.
  • Sovvenzioni, non debito. Una distinzione importante è sui sostegni ai Paesi in via di Sviluppo, che hanno bisogno di “sovvenzioni, agevolazioni e strumenti che non ricadono sul debito”. Tra gli strumenti viene nominato un “sufficiente” spazio fiscale. È sul punto delle sovvenzioni (il 28h del testo) che c’è un ‘phase out’
  • Il clima è un rischio finanziario. Il testo invita governi, banche centrali e non, investitori e attori finanziari a migliorare la valutazione dei rischi finanziari del clima. Si invita ad “accelerare l’istituzione di fonti di finanziamento nuove e innovative, compresa la tassazione, per l’attuazione dell’azione per il clima, consentendo così di ridurre gli incentivi dannosi”.
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