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Decreto Crescita, l’addio ai calciatori stranieri fantasma della Serie A

Nel variopinto mondo del calcio italiano, una problematica persistente sembra aver preso piede, accentuata dall’effetto trascinamento delle agevolazioni previste dal decreto crescita: gli ‘stranieri fantasma’. Questi giocatori, provenienti da oltre i confini nazionali, sono spesso relegati nell’oscurità, con pochissimi minuti di gioco e scarsa visibilità nei confronti dei tifosi e delle squadre che li hanno ingaggiati.

Tutto ebbe inizio con Luis Silvio della Pistoiese, un gestore di chiosco brasiliano diventato allenatore di calcio in Italia. Successivamente, personaggi come Christos Mandas e Saba Sazonov hanno affollato la scena del campionato 2023, approfittando delle agevolazioni fiscali offerte dal decreto crescita. Tuttavia, l’attuale decadenza di questa misura ha posto un freno ai grandi acquisti e, in particolare, alla proliferazione degli ‘invisibili’ che, spinti dal risparmio fiscale, sono rimasti nell’ombra del calcio italiano.

Il decreto Crescita, introdotto nel 2020 e ora non prorogato, ha avuto un impatto significativo sulla Serie A. Sebbene mirato a detassare gli ingaggi degli stranieri, ha contribuito a creare una schiera di giocatori quasi dimenticati, pagati senza rendersi tangibili sul campo di gioco. Lo stop al decreto Crescira  ha innescato una riflessione sulla competitività del calcio italiano e sull’effetto deleterio sull’emergere di talenti locali convocabili in nazionale.

Attualmente, si contano 106 ‘fantasmi’ stranieri, rappresentando il 20% del campionato. Di essi, 78 sono stati utilizzati per meno di 200 minuti, mentre altri 28 sono rimasti sotto i 340 minuti. Un dato preoccupante considerando che la Serie A vede il 64% dei minuti giocati da calciatori stranieri, superando persino il numero di giovani under 21 italiani. Il risultato è un campionato in cui il contributo tecnico di molti di questi giocatori rimane inaspettatamente basso.

Alcuni casi emblematici includono Mihai Popa e Christos Mandas, terzi portieri rispettivamente nel Torino e nella Lazio, che hanno accumulato zero minuti di gioco in campionato fino ad oggi. Marco Pellegrino, giovane difensore argentino del Milan, rappresenta un altro esempio, con soli 68 minuti giocati nonostante non beneficiasse degli sgravi fiscali del decreto crescita.

La situazione solleva interrogativi sulla gestione delle risorse e sull’opportunità di dare spazio ai giovani talenti locali. Il caso del Lecce, vincitore della scorsa stagione del campionato Primavera con undici stranieri in campo, suscita dubbi sullo sfruttamento delle risorse interne. La speranza è che i talenti come Pafundi, Sassi, Ghilardi e altri possano emergere e trovare più spazio, allineandosi con la visione di allenatori come Luciano Spalletti, definito ‘rabdomante’ dei talenti italiani.

In conclusione, il calcio italiano si trova a fronteggiare una sfida critica: bilanciare la presenza di talenti stranieri con lo sviluppo e l’opportunità per i giovani giocatori locali. La fine del decreto crescita solleva ulteriori domande sulla sostenibilità di questo modello e sulla necessità di ridefinire le politiche per garantire un equilibrio più armonioso nel panorama calcistico nazionale.

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