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Bot e Btp valgono ancora ai fini dell’Isee

Il percorso verso l’applicazione delle nuove disposizioni relative all’Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) subisce un rallentamento, con l’INPS che chiarisce che, al momento, l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’Isee non è ancora operativa.

La legge di Bilancio ha stabilito che, a partire dal 2024, i titoli di Stato e i prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato, entro un valore complessivo di 50.000 euro, sarebbero esclusi dal calcolo dell’Isee. Tuttavia, l’INPS sottolinea che questa disposizione richiede l’approvazione di modifiche al regolamento che disciplina l’Isee, e finché queste modifiche non saranno adottate, rimarrà in vigore la normativa esistente.

Questo significa che chi presenta la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per ottenere l’Isee aggiornato dovrà ancora dichiarare il proprio risparmio mobiliare, anche se rientra nei limiti dei 50.000 euro, comprendente titoli di Stato e prodotti di risparmio postale. Questa dichiarazione è necessaria per tutti i servizi legati all’Isee, come le tasse universitarie, la mensa scolastica e gli sconti sui trasporti pubblici.

La mancata operatività della nuova disposizione potrebbe avere anche impatti sulle valutazioni finanziarie delle famiglie, specialmente per coloro che considerano investire in titoli di Stato. Tuttavia, sembra improbabile che il ritardo possa influenzare significativamente i collocamenti di Btp, dato l’attuale elevato interesse nelle aste.

La tempistica per l’approvazione delle modifiche al regolamento Isee attraverso il Dpcm è un processo che coinvolge diversi attori, dai ministeri competenti agli enti interessati, e richiederà tempo prima di essere formalizzato da Palazzo Chigi e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

La Uil ha sollevato preoccupazioni riguardo alla norma sull’esclusione dei titoli di Stato dall’Isee, sottolineando come potrebbe creare ulteriori disparità tra le famiglie e favoreggiare coloro che hanno risparmi di una certa entità rispetto a quelli che faticano ad arrivare a fine mese. La questione solleva importanti riflessioni sulla distribuzione equa dei benefici delle politiche fiscali e sociali.

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