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Crescita dei consumi in Italia, il ruolo chiave del taglio del cuneo contributivo e della riforma fiscale

La crescita dei consumi in Italia nel 2024 sarà sostenuta dal taglio del cuneo contributivo e dalla riforma fiscale, secondo una stima della Cer per la Confesercenti. Si prevede che la spesa delle famiglie aumenterà di circa 5,6 miliardi di euro, rappresentando circa la metà dell’incremento complessivo previsto di 10,9 miliardi.

La propensione al risparmio delle famiglie è attualmente al livello più basso degli ultimi 35 anni, evidenziando il ruolo cruciale dei consumi nell’attuale contesto economico. Nel 2023, i consumi hanno contribuito significativamente alla crescita economica, rappresentando il principale traino del Pil. Tuttavia, la propensione al risparmio è scesa al 6,2% del reddito disponibile, il minimo degli ultimi 35 anni.

Le prospettive per il 2024 sono considerate incerte, con la ricerca sottolineando che la conferma dei provvedimenti per l’anno successivo è essenziale. In assenza di ulteriori conferme, nel 2025 si prevede che l’aumento del Pil sarà limitato all’0,8%.

Le misure di decontribuzione e la rimodulazione delle aliquote di imposta ridurranno la pressione fiscale di mezzo punto, passando dal 42,2% al 41,7%. Ciò fornirà alle famiglie lo spazio necessario per incrementare la spesa. La previsione è che i consumi aumenteranno dell’1% nel 2024, rappresentando una decelerazione rispetto al 2023 ma comunque il doppio di quanto sarebbe stato registrato senza le modifiche apportate dalla legge di bilancio.

L’aumento della spesa dei consumatori contribuirà a far crescere l’economia nel 2024, con un incremento stimato del Pil dell’0,9%, leggermente superiore rispetto al 2023.

Il rapporto mette in evidenza l’importanza di confermare i provvedimenti anche nel 2025 per garantire una crescita più robusta dell’economia italiana. In caso contrario, le dinamiche positive potrebbero venire meno, con un aumento previsto dei consumi limitato all’0,2% e un incremento del Pil fermo all’0,8%.

Confesercenti sottolinea l’importanza di un’accelerazione della riforma fiscale, in particolare la detassazione degli aumenti retributivi. Questo intervento potrebbe sostenere la contrattazione e consentire alle famiglie di recuperare più rapidamente il potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Inoltre, una conferma e un’estensione delle misure di stimolo potrebbero essere cruciali per le imprese, specialmente nel settore del commercio al dettaglio, che già affronta gli impatti dell’inflazione.

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