NF24
Cerca
Close this search box.

Direttiva Bolkenstein, l’Italia prende tempo per sistemare il dossier ‘balneari’

In uno sforzo di risolvere una delle questioni più delicate tra Roma e Bruxelles, le parole d’ordine sono “attesa” e “collaborazione”. Tuttavia, con l’ultimatum scaduto sull’agenda della Commissione europea, l’Italia ha risposto chiedendo ulteriore tempo. Il dossier in questione riguarda la direttiva Bolkestein e, una volta superato il termine, i tecnici dell’Unione Europea si concentreranno sulla strategia italiana per le concessioni balneari.

Palazzo Chigi sta difendendo strenuamente il lavoro del proprio tavolo tecnico e, di conseguenza, ha richiesto più tempo per completare l’analisi. La richiesta di proroga è inclusa in una lettera del governo italiano, attualmente in fase di definizione e in procinto di essere inviata alla Commissione UE, in risposta al parere motivato emesso a novembre.

All’interno del governo, da settimane, sono emerse due visioni contrastanti sul dossier. Al momento, prevale quella che contesta l’applicazione della Bolkestein al settore, come sostenuto dal vicepremier leghista Matteo Salvini. Nonostante ciò, sembra che Palazzo Berlaymont, la sede della Commissione Europea, voglia continuare un dialogo costruttivo con le autorità italiane, cercando una soluzione che concili le norme sulla libera concorrenza nel mercato unico.

La richiesta di Bruxelles di adeguarsi alla direttiva Bolkestein ha incontrato resistenza da parte dei gestori di concessioni balneari che, in un presidio fuori da Palazzo Chigi, hanno chiesto al governo di “rispettare le promesse elettorali” e di resistere alle pressioni dell’UE.

La missiva inviata a Roma il 16 novembre scorso ha ripercorso il complesso rapporto giuridico tra Italia e Unione Europea, compresa l’apertura della procedura di infrazione nel dicembre del 2020. Bruxelles ha contestato i risultati del tavolo tecnico italiano, sostenendo che il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali non riflette una valutazione qualitativa e non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale.

La mappatura del governo italiano cerca di dimostrare che la risorsa demaniale non in concessione non è scarsa, cercando di escludere l’applicazione della direttiva. L’Italia chiede più tempo per completare questa seconda fase del lavoro del tavolo e definire i criteri per stabilire se c’è o meno scarsità del bene demaniale. Sulla base delle risposte fornite, Bruxelles potrà decidere se deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. La sfida continua, e il dialogo tra le due parti rimane cruciale per risolvere questa complicata questione.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.