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I trattori assediano l’Europa, i motivi della protesta

Dall’Italia alla Germania, dalla Francia al Belgio; e poi ancora Portogallo, Olanda, Polonia, Romania: in sella ai loro trattori, decine di migliaia di agricoltori stanno bloccando le strade di mezza Europa per opporsi all’agenda europea sulla sostenibilità, considerata troppo penalizzante per il comparto. 

E proprio Bruxelles è stata l’epicentro delle proteste, nella giornata di ieri, contestualmente al vertice straordinario dei 27 leader dell’Ue. Circa 1300 trattori, provenienti da tutto il continente, hanno assediato Place du Luxembourg, nei pressi di una blindatissima sede del Parlamento europeo. La statua raffigurante l’operaio siderurgico Beaufort, divelta e bruciata dai manifestanti e sostituita dal manichino di un contadino strozzato, fotografa in modo fedele l’umore cupo della piazza.

Guadagni ridotti al lumicino, tassazione troppa alta, rincaro dei prezzi del carburante agricolo, concorrenza di Paesi terzi che esportano prodotti con standard meno stringenti dei nostri: per il settore il momento è alquanto delicato. Nel mirino degli agricoltori è finita in particolare la PAC, la Politica agricola comune dell’Ue, che per il quadriennio 2023-27 risente dell’adesione al Green Deal europeo, una serie di proposte adottate dalla Commissione europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Le proteste degli agricoltori a Bruxelles

Le misure contestate 

A risultare indigeste sono le misure volte a rinnovare la PAC in una chiave più sostenibile. Su tutte, l’obbligo di rotazione delle colture per consentire ai terreni di riposare; l’obbligo di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20% e di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a usi non produttivi, a tutela della biodiversità, ma a danno della produzione agricola. Fattori che aggravano un quadro già compromesso dall’aumento del costo delle materie prime e del prezzo del gasolio agricolo e che, secondo gli operatori del settore, rischiano di minare la loro competitività sul mercato. E poi c’è l’intesa commerciale con i Paesi del Mercosur, che farebbe entrare in Europa grandi volumi di alimenti sudamericani più economici. 

Il fattore ucraino 

Non ci sono soltanto le disposizioni europee a turbare i sogni degli agricoltori. Al divampare del malcontento ha infatti contribuito anche il contesto del conflitto russo-ucraino e l’allentamento dei dazi sui prodotti ucraini, che ha fatto crollare i prezzi delle produzioni europee. Sullo sfondo si staglia un altro pericolo per gli agricoltori europei: un eventuale ingresso nell’Ue dell’Ucraina – grandissimo produttore di cereali – impatterebbe in modo drammatico la ripartizione dei sussidi agricoli. 

Germania 

È partito proprio dalla Germania il movimento di protesta, quando a metà dello scorso dicembre il governo di Olaf Scholz aveva annunciato un aumento delle tasse e il taglio dei sussidi. In piazza erano scesi oltre 100mila agricoltori per protestare contro l’eliminazione dei sussidi sul gasolio agricolo e contro il ripristino della tassa sulle macchine agricole. 

Francia 

Il 23 gennaio la rivolta si è affacciata in Francia, dove gli agricoltori hanno occupato lunghi tratti di autostrada verso Parigi e in tutto il Paese. Rinuncia a introdurre nuovi divieti sui pesticidi, blocco degli aumenti di prezzo del gasolio per i trattori e risarcimenti più rapidi per i disastri naturali, le rivendicazioni del movimento. Ma contestano anche i redditi troppo bassi e l’eccessiva regolamentazione burocratica in materia di protezione ambientale. 

Italia 

Negli ultimi giorni, anche gli agricoltori italiani, organizzatisi perlopiù su gruppi Facebook e canali Telegram, si sono riversati per le strade. I trattori hanno invaso un po’ tutta la penisola, dalla Puglia alla Campania, dalla Sicilia al Lazio; in Toscana, in Sardegna e in Lombardia, per manifestare dissenso per le politiche agricole comunitarie e per ribadire l’importanza di tutelare il Made in Italy penalizzato dalle scelte di Bruxelles.

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