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Agricoltura, rivoluzione tech in corso. Parlano le protagoniste

Aumentare la competitività dell’agricoltura grazie alle nuove tecnologie digitali: è la strategia che l’agrifood tech sta delineando per il futuro della filiera agricola e agroalimentare. E le donne, con determinazione e competenza, sono al centro di questa rivoluzione. L’obiettivo è fare dell’agricoltura un comparto sempre più efficiente per rispondere alle esigenze alimentari globali con soluzioni sostenibili e innovative.

‘Le donne dell’agrifood tech’ – E-Talk del ciclo MPW moderato da Andrea Martina Di Lena di Food & Wine Italia – ha esplorato il ruolo giocato dalle donne nella trasformazione dell’agricoltura. “La nostra attenzione è sulle persone: le competenze si possono sempre acquisire, ma ciò che conta per noi è avere la giusta attitudine. È ciò che cerchiamo nei processi di selezione per poter inserire la persona giusta all’interno dell’azienda”, spiega Elisa Mancini, Global head of people and culture di xFarm Technologies, una piattaforma per la gestione digitalizzata delle aziende agricole, che sfrutta l’AI per garantire un maggior controllo della sostenibilità in tutta la filiera.

È una storia piena di fascino quella di Diana Zagarella, laureanda in ingegneria aeronautica e founder di Olivair, una startup innovativa che punta a mettere la tecnologia al servizio della natura. “La mia famiglia ha una piccola azienda agricola in Calabria, un uliveto di dieci ettari”, racconta la founder. “In Calabria aspettiamo i venti forti per andare a raccogliere le olive, ma molto spesso non basta. E gli scuotitori meccanici non possono accedere alle zone più scoscese, dove si trova circa il 60% degli oliveti. Così ho progettato un drone in grado di generare un forte vento che fa cadere le olive a perfetta maturazione, con costi ottimali e nel rispetto dell’ambiente”.

Uno strumento innovativo che potrebbe contribuire ad affrontare le tante criticità di un settore che, durante l’ultima stagione di raccolta, ha perso quasi il 30% di prodotto, un fenomeno dovuto a difficoltà ambientali e tecnologiche. E potrebbe alleviare anche la cronica difficoltà nel reperire la manodopera stagionale. “Abbiamo vinto un premio della Regione Lazio – prosegue la founder – ci siamo costituiti come startup e i media e gli olivicoltori hanno subito mostrato grande interesse per la nostra iniziativa. Abbiamo fatto un primo test in condizioni molto difficili e siamo riusciti a recuperare il 30% delle olive. Sfrutteremo gli algoritmi, che saranno addestrati e utilizzati per riconoscere le olive mature”.

Sara Carioni – quarta generazione di allevatori – è la responsabile dell’allevamento Carioni Bio nel Cremasco, nato nel 1920 per volontà dei suoi bisnonni. “Io mi occupo della gestione dell’allevamento; abbiamo oltre mille capi in lattazione e una produzione da 300 quintali di latte al giorno. Negli anni abbiamo automatizzato i vari processi aziendali con la tecnologia 4.0, per raggiungere due obiettivi: facilitare il lavoro dei nostri operatori e poter accedere a dati sensibili che, rielaborati, ci aiutano a ottimizzare il processo produttivo”. Le tecnologie utilizzate includono un sistema di alimentazione robotizzato, che consente di diversificare le ricette a seconda delle esigenze degli animali; ma anche una sala robotizzata per la mungitura. “Così possiamo avere dati reali relativi alla produzione e alla salute dei nostri animali”.

Un altro settore in cui storicamente le donne hanno ricoperto un ruolo decisivo è quello dell’agriturismo. “Ancora oggi gran parte delle aziende agrituristiche italiane è gestita da manager donne, un fatto non casuale”, precisa Carlo Hausmann, direttore generale di Agro Camera. “Con l’obiettivo di uniformare le normative delle diverse regioni, è nato un comitato consultivo della conferenza Stato-Regioni. Così abbiamo dato vita al marchio nazionale Agriturismo Italia, un marchio di autenticità di cui possono fregiarsi tutte le imprese autorizzate a esercitare l’agriturismo. Un modo per difendersi dalle imitazioni”, sottolinea Hausmann. “E poi abbiamo messo a punto un sistema di classificazione con i girasoli, l’equivalente delle stelle per gli alberghi: si basa su 120 requisiti che misurano accuratezza e complessità dell’offerta agrituristica”.

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