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Salvini lancia il salva-casa, divampa il dibattito. Parlano Legambiente e Confedilizia

È storicamente una questione assai divisiva, quella dell’abusivismo edilizio e di come la politica dovrebbe affrontare un tema sempre più spinoso e complesso. E all’indomani dell’annuncio del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini del pacchetto di nome già ribattezzatosalva-casa’, il dibattito si infiamma. 

Da una parte, le fila di quelli che lo hanno bollato come l’ennesimo condono edilizio che strizza l’occhio a chi infrange le regole. Dall’altra parte della barricata, c’è il fronte – altrettanto compatto – dei favorevoli, per i quali si tratta di una misura di buon senso che consentirebbe di sanare piccole difformità all’interno delle case e quindi di rimettere sul mercato un numero significativo di immobili. 

Le difformità interessate dal ‘salva-casa’

La bozza normativa a cui sta lavorando Salvini punta a intervenire sulla casa “così come chiesto e auspicato anche dalle amministrazioni territoriali, dalle associazioni e dagli enti del settore edilizio”, come si legge in una nota diffusa dal dicastero. Una serie di misure che consentirebbe di regolarizzare le piccole difformità interne o le irregolarità strutturali, che, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, interesserebbero in Italia otto abitazioni su dieci. 

Per difformità interne ci si riferisce a quelle che interessano le “singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche (tramezzi, soppalchi, etc.); difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a casa della disciplina della ‘doppia conforme’. E ancora, per permettere i cambi di destinazione d’uso degli immobili fra categorie omogenee”. 

La ratio della proposta è quella di “tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono spesso a ristrutturare o vendere la propria casa”. Al contempo, il ‘salva-casa’ punta anche ad alleggerire il lavoro degli uffici tecnici comunali, “spesso sommersi dalle richieste di sanatorie”. 

L’ok di Confedilizia 

“Nell’incontro al ministero ci sono state illustrate le linee guida del decreto che sarà formulato a breve”, racconta a Fortune Italia il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. “L’interlocuzione è stata positiva, ma dobbiamo aspettare il testo per un giudizio definitivo. Al momento ci sembra un’iniziativa che risponderebbe a esigenze manifestate nel tempo da molti, inclusi ingegneri e architetti: superare delle piccole difformità interne che hanno avuto luogo nei decenni e che spesso gli eredi o gli acquirenti si ritrovano tra capo e collo. Non penso si possa parlare di condono”, sottolinea Spaziani Testa.

Per Confedilizia il provvedimento potrebbe avere risvolti positivi per il mercato immobiliare, poiché consentirebbe “un incremento degli immobili a disposizione. Oggi, un numero consistente di compravendite viene ritardato o addirittura finisce per saltare a causa di queste difformità che non sempre sono risolvibili. Si potrebbe così rianimare il mercato degli immobili più datati”.

Le perplessità di Legambiente

Di segno diametralmente opposto è la valutazione di Legambiente. “Si tratta di un condono a tutti gli effetti, al di là dell’entità degli abusi che si vogliono condonare. Il condono è una sorta di innesco di nuovi abusi, un modo per alimentare l’industria del mattone illegale”, è la posizione netta espressa a Fortune Italia da Enrico Fontana, responsabile dell’osservatorio ambiente e legalità di Legambiente.

“I dati dell’Istat dimostrano la gravità del fenomeno in Italia: nel 2022 si è avuto un incremento netto del 9,1% delle abitazioni abusive, un valore mai così alto dal 2004. Nel tempo – spiega Fontana – abbiamo monitorato le ordinanze di demolizione emesse ed eseguite dai Comuni delle cinque Regioni più esposte all’abusivismo edilizio: Campania, Puglia, Lazio, Calabria e Sicilia. I risultati sono sconfortanti: su oltre 70mila ordinanze, ne sono state eseguite appena il 15,1%. Vuol dire che, nella maggior parte dei casi, chi costruisce nell’illegalità la fa franca”.

Secondo Fontana, quello delle risorse economiche per portare a termine le demolizioni rappresenta “un falso problema. Le risorse ci sono, ma non vengono sfruttate a pieno: penso ai fondi di Cassa Depositi e Prestiti e quelli del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma è importante intervenire subito, appena vengono realizzati i pilastri in cemento armato. Se si lascia che l’immobile venga terminato, poi diventa tutto più difficile”.

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