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Intelligenza artificiale, Microsoft e la ricerca di una rivoluzione culturale

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Annamaria Bottero è dal 2017 il Direttore della Divisione Customer Success di Microsoft Italia, riferisce direttamente all’Amministratore Delegato di Microsoft Italia Silvia Candiani, e con il suo team lavora per supportare le aziende clienti nei progetti di adozione delle soluzioni e delle piattaforme digitali nel cloud. A lei, a conclusione del progetto AI in Azione, abbiamo chiesto cosa stia imparando Microsoft Italia dalle aziende che sta aiutando.

“Abbiamo avuto la possibilità di vedere in azione iniziative e processi riguardanti l’intelligenza artificiale. In generale stiamo imparando con i clienti che c’è un gap conoscitivo su cosa è l’intelligenza artificiale. Stiamo riscontrando la necessità assoluta di fare molta formazione. La forza dei clienti è la loro conoscenza dei loro processi verticali, che ovviamente è molto più approfondita della nostra. Noi portiamo la tecnologia e dobbiamo imparare da loro come calarla nei loro processi, spesso coadiuvati dai nostri partner”, dice Bottero, che ricorda come l’impatto dell’AI in Italia sarà pari a 570 miliardi di euro di fatturato al 2030 (Studio Amcham 2019).

“Il nostro ecosistema è fatto di tre anime. Noi che forniamo la tecnologia, i nostri partner che la mutuano nei processi dei clienti, e i clienti che hanno grandissima competenza sui loro processi, ma meno sulle potenzialità della tecnologia. Il supporto che stiamo dando loro quindi è quello di costruire questi piani di formazione a vari livelli di approfondimento che consentano loro di costruire le capabilities necessarie. In molti casi non servono così approfondite dal punto di vista tecnologico, anche se tutte le aziende dovendo diventare delle software company, secondo il nostro mantra, devono sfruttare al meglio le piattaforme che hanno a disposizione”.

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Annamaria Bottero è dal 2017 il Direttore della Divisione Customer Success di Microsoft Italia.

 

Secondo la ricerca “AI & Skills” – KRC Research 2020, le organizzazioni che traggono maggior valore dall’adozione dell’AI sono quelle che non puntano solamente sull’automazione e sull’efficienza operativa ma anche sulla formazione.

Tutte le aziende italiane (100%) più “mature” nell’adozione dell’AI, hanno affermato di aver già avviato o di essere nella fase di pianificazione di percorsi di formazione dedicati ai propri dipendenti e quasi due terzi (62,7%) degli impiegati di queste organizzazioni hanno dichiarato di aver già partecipato a programmi di riqualificazione, rispetto al 41,9% della media dei dipendenti di tutte le aziende intervistate.

Il 53,8% di chi lavora nelle aziende più mature ha, inoltre, dichiarato che l’AI consente loro di dedicarsi a compiti più significativi e il 30% ha affermato di impegnarsi in attività più interessanti. I dipendenti possono infatti impiegare il tempo risparmiato in altre attività più strategiche, ma anche in percorsi di formazione personale: il 41,3% dedica questo tempo all’innovazione, il 40,4% all’apprendimento, il 34,9% al problem solving, il 26,6% alla collaborazione e il 24,8% alla pianificazione.

Per Bottero bisognerà quindi alzare il livello di competenza tecnologica delle aziende: “All’inizio basterebbe una conoscenza base che permetta loro almeno di immaginare nuovi sviluppi, e poi noi con le nostre competenze possiamo aiutarli a svilupparli in questo circuito virtuoso”.

Si è trovato quindi un equilibrio nuovo tra le competenze sviluppate internamente dalle aziende clienti e il vostro intervento? “Nell’ultimo periodo in generale la competenza tecnica si è delegata molto all’esterno, molte grandi aziende lo hanno fatto”.

Ma la digitalizzazione va oltre l’IT: “Varie aziende nostre clienti si stanno rendendo conto che avere competenze diventa un asset fondamentale. Bisogna riappropriarsi delle competenze tecniche. Anche se va detto che la tecnologia è andata talmente oltre che si è proprio alzato il livello dei servizi che sono resi disponibili dalle nuove piattaforme cloud, non devi più essere un super guru tecnico, perché noi costruiamo dei ‘semilavorati’ sempre più ad alto livello. La forza che occorre sviluppare è vedere il proprio processo di business però da un punto di vista digitale, immaginare cosa potrebbe diventare, immaginare prodotti e servizi nuovi non possibili senza capabilities tecniche. Il supporto che stiamo dando ai clienti è quello di piani di formazione a vari livelli di approfondimento che consentano di costruire competenze”.

Secondo Bottero i processi AI “dovrebbero rientrare in un più ampio programma di gestione dei dati aziendali. Bisogna definire una data governance e una data strategy perché qualsiasi progetto passa da un uso intelligente dei dati, dalla costruzione di una data strategy e bisogna anche definire delle regole del gioco”.

Questi ambiti, poi, “hanno delle implicazioni di natura etica: cosa vogliamo fare di questi dati, quali principi i fornitori devono seguire. Gli stessi clienti devono avere delle regole etiche nell’utilizzo di queste informazioni e dati che devono essere in linea con la sovranità umana sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale”.

Questo è un errore comune alle aziende: pensare che si stia parlando solo di tecnologia. “Non è così. È anche necessaria una grande evoluzione culturale, come quella che abbiamo visto con lo smart working imposto dalla pandemia. La tecnologia c’è, quello che cambia è l’approccio culturale al lavoro, questo ci ha insegnato che la tecnologia da sola non basta, ma il salto qualitativo avviene a livello culturale”.

La filosofia incentrata sulle competenze illustrata da Bottero si è concretizzata, nell’ultimo anno, in due iniziative: il nuovo Microsoft Ai Hub in pochi mesi ha già coinvolto oltre 20 Partner in una quindicina di progetti. È nato proprio come iniziativa di ecosistema: partner Microsoft che aiutano le realtà italiane a cogliere i vantaggi dell’Intelligenza Artificiale.

Parte di Ambizione Italia #DigitalRestart, il più ampio piano quinquennale Microsoft di investimento in tecnologie e formazione, il nuovo centro virtuale di competenze ha l’obiettivo di fare sistema tra player della filiera ICT e aziende italiane, promuovendo uno stimolante scambio con startup, università, centri di ricerca e istituzioni sul fronte AI. Il focus è su 6 settori chiave: Made in Italy (retail, moda e design), manifatturiero, servizi finanziari, sanità, energia e infrastrutture.

Il Microsoft AI Hub è anche un centro di competenze per promuovere la cultura del digitale. Un altro strumento concreto è l’AI Business School Di Microsoft, un’esperienza formativa consolidata che consente di personalizzare il proprio programma di apprendimento scegliendo i corsi in base alle necessità, al livello di conoscenza dei temi e all’industry, con la possibilità di ottenere anche certificazioni utili sul mercato e soprattutto di acquisire nozioni di business, nonché competenze pratiche su come sviluppare Bot e App intelligenti.

Gli esempi di implementazioni di intelligenza artificiale sono parecchi, e li abbiamo affrontati negli scorsi mesi nel progetto AI in Azione. Bottero ne aggiunge altri tre.

Campari Group, ad esempio, ha scelto Dynamics 365 Customer Insights per raccogliere in un’unica piattaforma cloud le informazioni di business e sui consumatori relative a tutti i brand e a tutte le regioni geografiche in cui è presente.

Altro emblema del Made-in-Italy, Lavazza Group ha unito caffè e intelligenza artificiale. Sfruttando la piattaforma cloud Azure IoT e la consulenza strategica del Partner Reply, è stata creata un’architettura sicura per connettere le macchine del caffè Lavazza A Modo Mio e raccogliere dati in totale sicurezza, con l’obiettivo di mettere in pista funzionalità di manutenzione predittiva, garantire il corretto funzionamento delle macchinette e la piena qualità del caffè, ma anche far evolvere in futuro il servizio in modo sempre più personalizzato.

Nel caso di Intesa Sanpaolo il dato diventa strumento di sostenibilità: è stato intrapreso un progetto volto al miglioramento delle performance del proprio patrimonio immobiliare e delle attività di facility management, nonché all’ulteriore efficientamento dei consumi energetici. Grazie alla collaborazione con Microsoft e il partner ICONICS, Intesa Sanpaolo può ora utilizzare i dati per identificare proattivamente gli errori, aumentare il comfort e diminuire il consumo energetico degli edifici così da ridurre l’impronta ecologica aziendale.

Nei primi tre edifici, utilizzando Azure IoT, le funzionalità AI di Azure e ICONICS, è stato ridotto il consumo energetico annuo del 15%, pari a 2,5 GWh all’anno. Nel 2021 queste soluzioni verranno implementate in altri tre edifici e si prevede una riduzione complessiva dell’impronta energetica di 10 GWh, generando un risparmio equivalente all’ipotetico spegnimento di un edificio di 40 piani con 2.000 utenti. Nel complesso nel primo semestre, è stato registrato un risparmio annuo pari a 500.000 euro, che se si rifletterà anche negli altri edifici determinerà un risparmio di circa due milioni di euro all’anno.

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