Succede spesso, quando un potere finisce all’ombra di uno scandalo. Anzi, meglio, quando un potente finisce male. Non si distingue più tra le persone e le loro azioni professionali. Luca Morisi, invece, merita rispetto. Quello che si deve a qualsiasi persona possa cadere, sbagliare, commettere errori. La sua Bestia, invece, merita le stesse attenzioni che gli abbiamo sempre dedicato: è stata una delle peggiori, violente e deplorevoli, operazioni di propaganda che la politica italiana abbia mai conosciuto.
Fare questa distinzione, oggi, vuol dire mostrare onesta’ intellettuale. Prima ancora che di garantismo, anche perché non c’è alcun profilo penale da preservare, si tratta di separare le responsabilità personali, su cui è sempre bene mostrare cautela, da quelle professionali.
Vale per Luca Morisi e per qualsiasi altro. Potrei essere allo stesso tempo un ottimo, o un pessimo, direttore di Fortune Italia e un’ottima, o una pessima, persona nella vita privata. Certo, se avessi comportamenti incompatibili con il mio ruolo, dovrei trarne le conseguenze. Come ha fatto Morisi e come tanti hanno già fatto in passato.
C’è però anche altro da dire. Il rispetto e la solidarietà umana non devono ammorbidire e annacquare le responsabilità professionali di Morisi. Ci sono persone, idee, sensibilità di diversa natura, che sono state attaccate, mortificate e compromesse dalla Bestia. C’è una realtà che è stata sistematicamente distorta, mistificata e drogata dalla disinformazione della Bestia.
Luca Morisi ne è responsabile. Il resto va lasciato nella disponibilità degli errori personali e non va cavalcato come la Bestia avrebbe fatto.