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Facebook rischia nuova multa Antitrust

Facebook non si adegua e rischia una seconda multa da cinque milioni dall’Antitrust. Il colosso dei social media, secondo quanto si legge nel provvedimento dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, ha ignorato l’ordine dell’Autorità che gli imponeva di dare una informazione chiara agli utenti del fatto che l’uso del social non è gratis ma viene pagato, si può dire, in natura dai clienti mettendo a disposizione della società tutte le informazioni che il colosso usa con fini commerciali.
La società, come ha recentemente stimato l’Agcom, incassa da ogni utente italiano un ricavo medio superiore ai 21 euro, meno dei 90 dollari che gli frutta il mercato statunitense, ma pur sempre un record. Secondo l’autorità di regolazione del mondo delle comunicazioni infatti “ai soli fini pubblicitari, il fatturato generato in un anno dai dati di un singolo utente italiano vale in media per le piattaforme 5 volte i ricavi dei principali publisher nazionali (testate online e portali)”. Di qui la prima contestazione dell’Antitrust sulla scorrettezza del messaggio, gratis per sempre, impresso sulla pagina iniziale del social, che aveva portato alla prima multa da 5 milioni a Facebook. Con quel primo provvedimento l’Autorità oltre a sanzionare la società aveva vietato l’ulteriore diffusione del “messaggio ingannevole e disposto che la società pubblicasse una dichiarazione di rettifica sulla homepage del sito internet aziendale per l’Italia, sull’app Facebook e sulla pagina personale di ciascun utente italiano registrato”.
L’azienda si è adeguata a metà: ha sì rimosso “il claim “è gratis e lo sarà per sempre” dalla home page, ma il consumatore che si voglia registrare al social network tuttavia continua a non essere informato dalla società, con chiarezza e immediatezza, quanto alla raccolta e all’utilizzo dei propri dati con finalità remunerative”. Facebook non ha pubblicato l’allerta sulle pagine degli utilizzatori.
La multa chiaramente ha il tenore dell’avvertimento viste le dimensioni economiche del colosso social almeno fino a quando l’Italia non adeguerà la propria normativa alle direttive europee che prevedono, anche nel caso di pratiche commerciali scorrette, multe fino al 10% del fatturato come nei casi di accordi e intese anticoncorrenziali.
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