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H48, l’agenzia che vuole fare concorrenza ai big

“Quello che conta di più dentro H48 sono le competenze e le relazioni umane: non si fa un buon lavoro se mancano questi due elementi”. Pasquale Ascione, rampante 35 enne napoletano da più di quindici anni a Milano, fondatore di H48, una delle agenzie di digital branded content che più si sono fatte notare in questi mesi, non ha dubbi su cosa farà da grande: “Concorrenza alle grandi agenzie di comunicazione presenti in Italia, rivoluzionando completamente il modo attuale di fare comunicazione digitale e non solo”. Partito a febbraio 2016 con altri due colleghi, dopo nove anni di esperienza “importantissima” in Mrm/McCann, una delle principali agenzie di comunicazione al mondo, Ascione oggi ha una ventina di dipendenti e un fatturato che, al secondo anno, è stato di 4 milioni di euro. “Ma – assicura – ci avviamo a un terzo anno di attività che già nei primi quattro mesi si annuncia strepitoso grazie alle gare che abbiamo vinto e che ci hanno consegnato nuovi e importanti clienti”. Difficile non credergli, visto che a Mrm/McCann ha già portato via il principale cliente di H48, Carrefour – nel 2017 hanno vinto un premio per la miglior campagna pubblicitaria realizzata con i The Jackal – e ad oggi può vantare nomi come Tuborg Italia, Brico Italia e Playstation (con Sony). “Tra qualche settimana poi annunceremo un altro importante nome, uno dei leader delle telecomunicazioni in Italia”.

Allora, Ascione, che effetto fa fare competizione alle grandi multinazionali?

“Devo dire che sto avendo enormi soddisfazioni. Vengo dall’esperienza in McCann, che per me è stata fondamentale, perché è stato lì il mio primo approccio con i social media: ho creato e gestito l’area digital della società e ho imparato moltissimo. Ma dare vita a una azienda tutta mia è tutta un’altra cosa”.

Voi vi occupate di digital branded content, materia di cui si capisce poco. Ci spiega cos’è?

“Facciamo una premessa: in H48 noi non facciamo “sviluppo” del marchio. Facciamo comunicazione, che è una evoluzione dell’advertising. I nostri clienti, ad esempio, ci chiedono anche spot televisivi, e non solo comunicazione digitale. Detto questo, noi pensiamo che il valore aggiunto che mettiamo in questo tipo di veicolazione del messaggio sia l’approccio creativo al contenuto e il fatto che in uno spot, prendiamo ad esempio quello dei The Jackal con Carrefour, ci mettiamo il valore del brand. In questo modo evitiamo il semplice “product placement” che fanno tutti”.

Come riuscite a farlo?

“Innanzitutto siamo un team giovane, composto da persone iper competenti e che è andato oltre il binomio, tipico della comunicazione digital, di art director e copywriter. Da noi ci sono videomaker, advertiser, motion designer, autori e tecnici esperti di nuove piattaforme digital. Ognuno, nel proprio settore, è super formato: senza competenze le sfide si perdono. Poi diamo molta importanza alle relazioni umane, per cui io ho totale rispetto delle vite private dei miei colleghi, do loro spazio, si lavora su obiettivi comuni e non su ore giornaliere lavorate. In questo modo raggiungere i risultati diventa più semplice e anche più bello”.

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