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Di Maio: austerità ha portato la crisi, spread è solo un numero

Archiviato il Dl dignità, diventato legge dopo l’approvazione al senato, per Luigi Di Maio è il momento di pensare alle prossime misure economiche da prendere: reddito di cittadinanza, flat tax, pensioni. In vista del vertice sulla manovra economica di stasera a Palazzo Chigi, il vicepremier ha anticipato in un’intervista ad Avvenire la linea di condotta del Governo, con una stoccata alla politica economica Europea, che secondo Di Maio ha fallito: “E’ ormai palese a tutti, perfino ai burocrati europei, che la strada dell’austerità ha portato l’Ue ad una grande crisi”.

“Le ricette economiche legate a dogmi indissolubili si sono rivelate fallimentari non in linea teorica, ma dal punto di vista pratico. Quindi, com’è logico, si deve cambiare rotta anche a livello comunitario”. Per il titolare di Lavoro e Sviluppo economico “lo spread è un numero, come il Pil, che da solo non serve a misurare la felicità di un Paese o le performance della sua economia. Ci sono parametri, anche in Europa, totalmente e forse volutamente ignorati che potrebbero ribaltare i rapporti di forza tra Paesi. Quindi stiamo parlando di scelte politiche che necessariamente dovranno cambiare a Bruxelles”. Un giudizio sullo spread è arrivato anche dal Ministro dell’economia Giovanni Tria, intervistato dal Sole 24 ore: “lo spread è influenzato da vari fattori. Il primo è il rallentamento dell’economia. Una maggiore incertezza sul futuro allarga i differenziali perché spinge gli investitori su titoli più sicuri. Non mi risulta però che ora ci sia una fuga dai titoli italiani. Ci sono piuttosto operazioni su futures e cds e ad agosto, quando i mercati sono più sottili, bastano anche piccoli movimenti per dare fluttuazioni di prezzo”.

“Con il ministro dell’Economia – si legge nell’intervista a Di Maio – stiamo facendo un lavoro approfondito e di comune accordo, un lavoro che rispetterà quanto scritto nel contratto di governo. Tutte le promesse della campagna elettorale saranno mantenute”. A partire dal reddito di cittadinanza, che é una “priorità, una vera e propria manovra economica, non certo una misura assistenzialista, che passerà per la riforma dei centri per l’impiego”. Secondo il Vicepremier “i cittadini che si recano al centro per l’impiego non dovranno essere trattati come numeri, al contempo un reddito per le persone che si dimostrano attive nella ricerca del lavoro potrà dare serenità e contribuire al rilancio dell’economia. Con la flat tax, invece, si segue quel percorso di semplificazione che abbiamo voluto cominciare con il decreto dignità, eliminando spesometro, redditometro e split payment. Strumenti che erano un processo alle intenzioni più che sistemi di tassazione equa”. Di Maio ha poi ricordato il divieto alla pubblicità del gioco d’azzardo contenuto del Dl dignità: “abbiamo toccato proprio gli interessi delle lobby. Non ci siamo fatti intimidire e siamo andati avanti compatti”.

Gli interventi su fisco e reddito di cittadinanza, “compatibili con i vincoli di finanza pubblica” della Ue, come anche il rilancio degli investimenti pubblici, servono secondo Tria a “rassicurare investitori e famiglie. Non bisogna rinviare le riforme strutturali, ma dare certezze sulle prospettive, e dimostrare che il Paese è in grado di crescere”. E se “il percorso di riduzione del debito non è messo assolutamente in discussione”, si legge sul Sole 24 ore, “per superare la sfiducia dei mercati finanziari bisogna dimostrare di avere un’economia che cresce”. Da qui l’ottimismo del Ministro, che si dice “fiducioso sulla possibilità di evitare una correzione”, da parte di Bruxelles, “che frenerebbe troppo la crescita”.

Tria fa sapere che al ministero si lavora su una serie di possibili interventi fiscali per avviare la riforma dell’Irpef anche per le persone fisiche, finanziandola con un maxi-riordino dei bonus fiscali che potrà comprendere anche il bonus Renzi da 80 euro. “Bisogna fare in modo che nessuno perda mentre una serie di contribuenti hanno benefici in un’ottica pluriennale”. Possibili anche revisioni di tax expenditures per le imprese, ma “iper e super-ammortamento sono stati efficaci e vanno confermati”. Per le imprese, aggiunge, “gli effetti delle norme sul lavoro andranno visti in un’ottica complessiva, con misure che in manovra potranno introdurre incentivi ai contratti a tempo indeterminato”. Sulle clausole di salvaguardia, Tria spiega che “tutte le simulazioni su cui lavoriamo si basano sul mancato aumento dell’Iva”. “Stiamo studiando anche gli interventi previdenziali – dice Tria sulle pensioni – con il vincolo che non incidano in modo troppo pesante sulla curva della spesa a medio e lungo termine”.

Delle pensioni Di Maio aveva già parlato a Radio 24, rispondendo alle domande sulla ‘quota 100’: “Affronteremo il tema delle pensioni in legge di bilancio”. Di Maio ha confermato che oltre a reddito di cittadinanza e flat tax sul tavolo ci sarà la Legge Fornero. “Intanto è stata depositata la proposta di legge per il taglio delle pensioni d’oro. Credo sarà approvata per settembre-ottobre e daremo soldi ai pensionati al minimo”.

In entrambe le interviste si è parlato anche di Tav, la cui realizzazione è stata messa in serio dubbio dall’ala a 5 stelle del governo, provocando la reazione della controparte leghista, convinta che l’opera vada realizzata. “Nel contratto di governo è previsto di ridiscutere la Tav e il ministro Toninelli sta agendo in quest’ottica. Anche sulla Tap stiamo lavorando perché i cittadini devono essere ascoltati: il presidente del Consiglio Conte ha incontrato il sindaco di Melendugno, cosa che il suo predecessore non ha mai fatto”, ha detto Di Maio. Tria invece sembra molto più convinto che l’opera vada fatta. Il ministro ritiene che sulla Tav “siano in gioco anche questioni simboliche che si possono risolvere, questa come altre grandi opere fanno parte di piani di infrastrutturazione europei che non vanno messi in discussione. Ma per far ripartire l’economia bisogna guardare alla massa di opere e investimenti pubblici diffusi sul territorio. Sulle opere più grandi bisogna poi costruire un ruolo più attivo delle grandi aziende a partecipazione pubblica come Enel, Eni e Ferrovie e di Cassa depositi e prestiti”.

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